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RECENSIONE: 24 volte la verità (Raphaël Meltz)

Aggiornamento: 2 giorni fa




Autore: Raphaël Meltz

Traduttore: Alice Laverda

Editore: Prehistorica Editore, 2024

Pagine: 260

Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 18.00

Acquista: Libro


 

Trama

C'è Gabriel, un cineoperatore che ha percorso tutto il Novecento con l'occhio incollato dietro la sua macchina da presa: dal funerale di Sarah Bernhardt all'11 settembre 2001 passando per la Pace di Parigi, nel 1919, sarà stato il testimone muto di un mondo caotico e vertiginoso. C'è Adrien, suo nipote, un giornalista specializzato in quelle cose digitali che ormai invadono le nostre vite. E c'è il romanzo che Adien ha deciso di scrivere attorno alla figura del nonno. In ventiquattro capitoli, raccontare una vita. Ventiquattro capitoli come le ventiquattro immagini che costituiscono ogni secondo di un film. Ventiquattro capitoli per tentare di cogliere la verità. Cosa resta di chi non è più tra noi? Cosa si può dire di conoscere di ciò che si è visto ma non vissuto? Cosa fare, al giorno d'oggi, di tutte queste immagini?


Recensione

Ventiquattro è un numero dalle molte corrispondenze. Viene utilizzato per evocare il numero di ore in un giorno, il numero di cicli dell'anno solare cinese o anche per indicare i carati dell'oro puro.


In questo romanzo, invece, il ventiquattro si riferisce al numero di immagini al secondo proiettate nelle sale cinematografiche dal 1926, abbandonando i sedici fotogrammi al secondo precedentemente utilizzate per la proiezione dei film muti. Ventiquattro, però, sono anche i capitoli che caratterizzano il libro e che riguardano la vita di due uomini: Gabriel che filma nel ventesimo secolo e Adrien, suo nipote, che scrive nel ventunesimo.


Dopo diversi anni come freelance scrivendo articoli sui prodotti hi-tech su vari quotidiani e riviste, Adrien decide di fare il grande passo, iniziare a scrivere il suo primo romanzo. L’argomento è già stato individuato: rendere omaggio a Gabriel, il nonno centenario recentemente scomparso che ha lavorato nel cinema per tutta la vita. Dalla tastiera del suo computer, Adrien riporta in vita il parente attraverso ventiquattro capitoli che strizzano l'occhio alla settima arte.


Nato nel 1908 e il più giovane della famiglia, Gabriel è un bambino felice che ama condividere momenti di complicità con la sorella maggiore Hélène. A cinque anni è con lei che vive la sua prima esperienza cinematografica grazie all'acquisto, da parte del padre, di una delle prime cineprese di famiglia, la Pathé Kok. Questo momento magico seguito da un evento tragico segna per sempre il ragazzo. Nonostante ciò, nasce una passione. Interessato anche ai progressi cinematografici e all'evoluzione dei proiettori sviluppati dai giganti di questo settore, Gabriel presto riesce a diventare operatore. Macchina fotografica in spalla, l’uomo si ritrova in prima fila, nel corso di diversi decenni, a filmare i grandi momenti della Storia che rimangono fissati su metri di pellicola, oltre ad essere scolpiti nella memoria collettiva. Adrien decide di rendere omaggio e far luce su quest’uomo che è sempre rimasto nell’ombra.


Gabriel, personaggio dalle mille vite che è riuscito ad immortalare eventi importanti con il suo obiettivo, riesce a catturare anche l’attenzione del lettore per tutta la durata del romanzo. Leggere i ventiquattro capitoli dedicati a quest’uomo è sicuramente un piacere. Capitoli “verità” che permettono di ripercorrere il XX secolo in modo molto originale e di conoscere meglio l’evoluzione e la crescita dell’industria cinematografica francese.


L’autore riesce nell'impresa di rendere la storia di Gabriel viva e molto realistica. Un libro che permette anche di ripercorrere la storia del cinema: dagli inizi incerti fino al suo apice. Il parente di Adrien ha vissuto questa ascesa fulminea e ha lavorato fianco a fianco con le più grandi celebrità. Ciò che però è maggiormente rappresentato nel romanzo è l'evoluzione tecnica e il vocabolario molto specifico legato alla macchina da presa e all'evoluzione delle tecniche cinematografiche. Un bagaglio peculiare del tutto coerente e interessante che richiama l'importanza del cinema nella Storia.


Un libro, questo, che rappresenta uno sguardo su Storia e società. A volte risulta un po' tecnico, spesso nostalgico e serio. Rimane comunque un volume molto accessibile che ricorda quanto sia importante mantenere traccia attraverso un testo, una immagine o una fotografia degli eventi che, in seguito, si trasformano in ricordi.


Un romanzo che consiglio a tutti coloro che amano il cinema, ma anche a tutti quelli che vogliono ricordare e perdersi in un tempo passato in cui si utilizzavano le telecamere a manovella  

 

Alcune note su Raphaël Meltz

Raphaël Meltz è nato nel 1975 ed è uno scrittore raro, estremamente eclettico. È autore di svariati racconti, saggi e romanzi; per un fumetto, è stato recentemente premiato al Festival ’Angoulême. Ha cofondato e codiretto la rivista “R deréel” e il magazine “Le Tigre”. Dal 2013 al 2017 ha prestato servizio come addetto culturale presso l’Ambasciata di Francia in Messico. Significative le parole di Frédéric Martin, il suo editore francese (Le Tripode): “Meltz è un Don Chisciotte, una persona dal bagaglio intellettuale molto vasto, che ora potrebbe trovarsi negli uffici ministeriali o seduto a una cattedra universitaria, ma che ha scelto una forma di resistenza.”


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