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RECENSIONE: Adelaida (Adrián N. Bravi)

Aggiornamento: 11 ott




Autore: Adrián N. Bravi

Editore: Nutrimenti, 2024

Pagine: 144

Genere: Narrativa italiana. Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 17.00 (cartaceo), € 8.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Una donna, una artista, una madre. Adelaida Gigli è stata una delle figure femminili più sorprendenti dell'Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, a ribellarsi alle convenzioni, a mostrarsi esuberante e dissacrante, Adelaida ha espresso sempre sé stessa fino in fondo e ha dovuto pagare sulla propria pelle l'orrore della censura, della dittatura e della perdita. Il ritratto che ne fa Adrián N. Bravi è appassionato e vivo, irrinunciabile.


Recensione

Siamo nel 1976 a Buenos Aires e c’è una ragazza in fuga con una bambina piccola in braccio. Si chiama Mini la ragazza e Ines la bambina. La ragazza scappa in uno zoo, affida la piccola a due ignari passanti, ma verrà comunque catturata dagli uomini di Videla. Stessa sorte capita ai suoi amici e a suo fratello Lorenzo Ismael. Sono entrambi figli di Adelaida Gigli e dello scrittore David Vinas, nessuno dei due farà più ritorno, di nessuno dei due si avrà più notizia.


Questo libro parla proprio di Adelaida,  nata in Italia nel 1927, a Recanati, figlia di un artista italiano, il pittore Lorenzo Gigli.


La vita piena, ricca, interessante di Adelaide, poi Adelaida, viene raccontata da una voce narrante che la incontra a Recanati nel 1988 dopo una vita trascorsa in Argentina, dove la famiglia si trasferisce nei primi anni 30. In Italia, la donna ormai sessantenne, fa la ceramista, scrive racconti, è una vera intellettuale. Ha lasciato in Argentina ben due figli desaparecidos, Mini e il fratello Lorenzo Ismael, figli dello scrittore argentino David Vinas, ha vissuto tante vite, ha incontrato scrittori, artisti, musicisti, ha fondato una rivista letteraria, ha scritto poesie.


Sospesa tra due mondi, tra due continenti, tra due lingue, tra due nomi, privata dell’amore dei figli, costretta a fuggire da una terra di torture e di morte, Adelaida che vive nella terra di Leporadi è una donna consumata ma ancora molto vitale, sigarette e whisky sempre in mano, malgrado analisi alterate ed una malattia degenerativa in agguato.


I ricordi della vita in Argentina, dal tempo di Peron a quello delle dittature, sono segnati dalla consapevolezza che il suo lavoro creativo di artista è inficiato da un’esistenza priva di libertà e dei diritti essenziali, mentre la sua vita personale è massacrata dalle scelte coraggiose che portano i due figli a perire nel gorgo delle sparizioni nelle camere di tortura o negli aerei da cui vengono gettati i martiri inconsapevoli.


La storia di questa donna è una storia di esilio, di amore incondizionato per i figli perduti, per un paese amato ma abbandonato, per una nuova patria riscoperta, accettata. Adelaida muore in una casa di riposo nel 2010 dopo nove anni di solitudine, quasi dimenticata, malgrado abbia lasciato molte tracce forti.


Una donna che tenta di affermarsi in quanto tale, in tempi precedenti al femminismo militante, parlano di una profonda consapevolezza, di un grande coraggio intellettuale, di una onestà di fondo a dispetto delle tragedie pubbliche e private attraversate nel secondo Novecento.


Adelaida interessa per come è stata, ma anche per come in queste pagine è stata scritta, pare che lei e lo scrittore si siano tenuti per mano in questi anni e di chiacchiera in chiacchiera abbiano costruito un puzzle che è come un viaggio che attraversa il tempo e l’Atlantico e che ci ricorda che ogni gesto di amore ci riguarda, ogni ferita ci tocca, ogni donna di talento ci salva.


L’autore insegue il tempo e lo fa a Recanati in casa di Adelaida e in un bar di Baires dove incontra David Vinas  intrecciando storie, indagando e spulciando taccuini e lasciando vuoti che una bimba di nome Ines può colmare con pagine che le dicono da dove viene e forse per la prima volta chi è.


Un volume che consiglio a tutti coloro che vogliono scoprire l’esistenza di una donna forte e coraggiosa che si oppose al potere, che visse in Argentina per poi tornare nella sua terra d’origine, la piccola Recanati. Un romanzo che non è non è solo un omaggio a Adelaida Gigli, ma un libro sulla memoria e sul potere del linguaggio.

 

Alcune note su Adrián N. Bravi

Adrián N. Bravi è nato a Buenos Aires e lì ha vissuto fino alla fine degli anni ’80, quando si è trasferito in Italia per proseguire gli studi in filosofia. Laureato all’Università degli Studi di Macerata, oggi ci lavora come bibliotecario. Nel 1999 ha esordito come narratore in lingua spagnola ma poi ha scelto di scrivere in italiano. Tra i suoi romanzi: La pelusa (Nottetempo, 2007), Sud 1982 (Nottetempo, 2008), Il riporto (Nottetempo, 2011) finalista al Premio Comisso 2012, L’albero e la vacca (Feltrinelli, 2013) vincitore del Premio Bergamo 2014, L’idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019) e Il levitatore (Quodlibet, 2020). I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e arabo.


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