top of page
Immagine del redattoreDalla carta allo schermo

RECENSIONE: Guerra (Louis-Ferdinand Céline)




Autore: Louis-Ferdinand Céline

Traduttore: Ottavio Fatica

Editore: Adelphi, 2023

Pagine: 160

Genere: Narrativa straniera, Classici

Prezzo: € 18.00 (cartaceo), € 12.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Primo, folgorante scampolo dei famigerati inediti rubati nel 1944 dall’abitazione di Céline, e rocambolescamente ricomparsi più di settant’anni dopo la sua morte, Guerra narra episodi contemporanei alla prima parte del Viaggio al termine della notte. Nel racconto, scandito in sei sequenze, seguiremo il giovanissimo Ferdinand, alter ego dell’autore, ferito a un braccio e con una grave lesione all’orecchio dovuta a un’esplosione, mentre cerca come un sonnambulo di guadagnare le retrovie attraverso campi di battaglia disseminati di cadaveri martoriati dalle bombe, in una notte visitata da presenze ostili, fantasmi quanto mai reali. Lo ritroveremo poi in un ospedale, in mezzo a infermi d’ogni risma, circondato da infermiere vampiresche nella foia scatenata dal clima bellico. Qui fa amicizia con un altro parigino, malavitoso intraprendente e cinico al punto di far venire la moglie al fronte perché batta il marciapiede per lui. Spunto per nuovi episodi grotteschi, esilaranti e raccapriccianti al tempo stesso, dove Céline preme come mai avrebbe fatto, né prima né dopo, sul pedale di una sessualità estrema. Céline è scrittore da dimenticare, hanno detto, se vuoi vivere, anche se vuoi soltanto leggere, capace com’è di rendere illeggibili gli altri scrittori. Con lui non resta che lasciarsi portare da quel parlottio ipnotico, sbracato e ininterrotto, come il fischio del rimorchiatore sulla Senna, nella notte, che chiudeva il Voyage. Dai primi velenosi accordi di quella petite musique spiritata che seduce, cattura e non lascia scampo. Alla fine, attraverso il suo delirio, ci si accorge che Céline è l'unico scrittore che sia stato capace di nominare quegli avvenimenti. Dalla parte dei Buoni nessuno ha trovato la parola.


Recensione

Fa un certo effetto riuscire a leggere ancora un Céline inedito e la storia di questo libro è di per sé già così rocambolesca da essere degna del suo autore. Ciò che stringiamo tra le mani è una prima redazione, dunque non soggetta alla revisione del suo autore, ma ha il pregio di restituire proprio per questo ancora meglio il carattere magmatico della prosa céliniana.


L’autore ci restituisce l'esperienza della Grande Guerra, un'esperienza assolutamente autobiografica, attraverso il canale uditivo. Le pagine risuonano di fischi, esplosioni, ronzii, lamenti. Si tratta di un libro di guerra, che non mostra combattimenti, ma che inizia quando Louis Ferdinand, moribondo nel campo di battaglia, nei dintorni di Ypres sul finire del 1914, capisce di essere l’unico sopravvissuto al bombardamento del suo convoglio da parte delle truppe tedesche.


Céline racconta la sua guerra: egli fu ferito gravemente e le conseguenze di quella ferita gli portarono emicranie per tutta la vita, fu insignito di una medaglia, fu trasferito in vari ospedali, fino poi a riparare a Londra. Ma ciò non fa di questo libro un'autobiografia, perché la narrazione ad un certo punto imbocca la via dell'iperbole, del grottesco. Lo scrittore francese forza a tal punto la capacità espressiva del linguaggio da creare una descrizione visionaria, cruda, scabrosa, anche oscena nelle parti relative alle scene di sesso, eppure intrise di quella pietà che sempre si riscontra nelle pagine di un autore così "cattivo". Non salva il mondo, ma non salva neppure sé stesso.


Chi ama Céline sa che nelle sue disavventure ha sempre bisogno di un alter ego e qui lo trova in Bébert, un delinquente parigino che sfrutta la moglie Angèle, che si prostituisce al fronte. Céline ha allestito il suo teatro dell'assurdo, del raccapricciante, ma riesce come sempre a essere sfrenatamente comico oltre che misteriosamente umano. La prospettiva del suo anti-eroe è quella di chi ha visto a lungo la morte in faccia.


Céline riesce a essere disturbante anche al giorno d’oggi, il tempo trascorso dalla sua morte al ritrovamento di questi inediti non ha addomesticato la sua prosa alle nostre orecchie. La scrittura di Céline è una lente deformante o forse è la lente che fa comprendere con nitidezza quanto siano deformati gli uomini.


Un libro meraviglioso che consiglio a tutti coloro che cercano una prosa incandescente, che inchioda le percezioni alle pagine, che rende la lingua musica.


 

Alcune note su Louis-Ferdinand Céline

Louis-Ferdinand Céline nasce a Courbevoie, un sobborgo di Parigi, nel 1894. Trascorre l'infanzia nel Passage Choiseul di Parigi, dove la madre ha un negozio di porcellane e merletti. Durante la Prima guerra mondiale viene ferito e decorato, poi si laurea in medicina, fa il medico dei poveri a Montmartre e inizia a scrivere. I suoi primi due romanzi, Viaggio al termine della notte (1932) e Morte a credito (1936) ricevono entusiastici apprezzamenti. Successivamente pubblica tre pamphlet antisemiti che fanno scandalo e lo emarginano dagli ambienti letterari. Su posizioni filo naziste, poco dopo lo sbarco in Normandia abbandona Parigi insieme alla moglie Lucette e al gatto Bébert, attraversa la Germania e si rifugia in Danimarca, dove viene incarcerato per collaborazionismo. Amnistiato nel 1951, torna in Francia, riprende l'attività di medico e di scrittore vivendo come auto recluso in una casa a Meudon, alla periferia di Parigi, insieme a Lucette, a vari cani, gatti e a un pappagallo. A Meudon muore nel 1961, dopo aver rievocato gli anni di guerra nel dittico costituito da Pantomima per un'altra volta e Normance e nella cosiddetta «trilogia del Nord» (Da un castello all'altro, Nord, Rigodon).


Comments


bottom of page