Autore: Alexandre Vialatte
Traduttore: Gabriella Bosco
Editore: Prehistorica Editore, 2025
Pagine: 400
Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 20.00
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Trama
"I Frutti del Congo" è innanzitutto un volantino pubblicitario di una magnifica donna nera che porta con sé dei limoni d’oro. Ma anche i sogni degli scolari di una cittadina della montagnosa Alvernia, per i quali questa illustrazione simboleggia l’impresa estrema, la poesia stessa dell’esistenza. Cos’è del resto l’adolescenza? Proprio questa è la questione cui l’autore risponde, senza di fatto avere bisogno di rispondere, in questo romanzo. Vialatte infatti ci mostra l’adolescenza, con le sue stravaganze, le sue sublimi aspirazioni, i suoi amori febbrili; ci mostra al tempo stesso una città di provincia con le sue kermesse, il suo assassino, il suo dottore, il liceo e la piazza. Ode alla poesia del quotidiano, alla creatività e all’evasione, ma anche dura critica della società di consumo, "I Frutti del Congo" si dà come “uno dei più grandi romanzi francesi del XX secolo”, secondo il critico Pierre Jourde, il capolavoro dell’avventura immaginata. Si tratta di un’opera dall’ambizione altissima, fulgida metafora della Letteratura.
Recensione
Questo romanzo è soprattutto musica, essenza di poesia che diventa un ruscello cristallino per raccontare la tragica e dolce storia di Frédéric e Dora.
Se hai dimenticato la tua adolescenza, se non senti alcun legame con il fantastico e il bizzarro, se consideri le poesie come deliri di menti disturbate e se non hai familiarità con i sogni, allora questo libro non fa per te.
La trama è la seguente: Frédéric, detto Fred, è uno studente liceale troppo alto e troppo magro che indossa un'incongrua bombetta al posto del tradizionale berretto dell'epoca e nipote del dottor Lamourette che tratta il ragazzo come un malattia. Il suo tempo libero lo passa al club dei “Piaceri della Corea”, incontri periodici di scolari che si abbuffano di parole e di sogni e che immaginano di domare i malvagi trucchi del Destino incarnandolo in un personaggio immaginario, chiamato Mr. Panado.
Fred si innamora di una ragazza molto giovane che si fa chiamare Dora e il cui vero nome e le origini vengono a galla man mano che la lettura procede. Qui la sessualità non conta nulla. Tutto è solo sguardi, sospiri ed emozioni. Purtroppo tutto finirà in tragedia perché, a questa età, tutto è dramma e il signor Panado, questo lo si impara crescendo, non molla mai la presa.
Sicuramente uno dei temi principali del racconto è la malinconia. Gli adolescenti di questo romanzo sono in preda a molte preoccupazioni. Il mondo che li circonda li spaventa e la banalità della vita quotidiana li spinge a rifugiarsi nella soffitta del club dei "Piaceri della Corea" dove aspirano a cose grandi e magnifiche. Divisi tra i ricordi dell'infanzia, ancora così vicina, e l'attesa dell'età adulta, si confrontano con una sorta di inevitabilità dalla quale non possono sfuggire.
Quando non vanno a scuola, il narratore, il suo amico Frédéric e gli altri adolescenti si annoiano. La malinconia, in senso letterario, li attrae. Il mondo di Shakespeare ispira i loro giochi nelle periferie. Allo stesso tempo Dora è un personaggio segnato dalla tristezza, la sua stabilità emotiva trova origine in una terribile previsione. L'unica via di salvezza è il gioco o la fuga verso altri orizzonti.
Panado invece mantiene un legame complesso con la malinconia; esso rappresenta la negazione che colpisce il mondo incarnando l'indifferenza, la codardia, l'odio, la sofferenza , la distruzione. Questo essere immaginario simboleggia l'esperienza comune della sofferenza.
Il mondo immaginario degli adolescenti si presenta come un doppio del mondo reale, ma paradossalmente appare più vero della realtà perché appartiene a loro. Gli adolescenti conoscono bene il mondo reale, ma lo mettono da parte in quanto li delude e preferiscono incontrarsi in un universo illusorio dove si inebriano di sogni ad occhi aperti.
Consiglio questo romanzo a tutti coloro che cercano una lettura atipica, pieno di cieli sognanti e stelle cadenti che si ama o si odia, ma che non ti lascia indifferenti
Alcune note su Alexandre Vialatte
Alexandre Vialatte nasce a Magnac-Laval nel 1901 ed è divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht. Ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo.
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