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RECENSIONE: Il continente bianco (Andrea Tarabbia)




Autore: Andrea Tarabbia

Editore: Bollati Boringhieri, 2022

Pagine: 252

Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea

Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Venticinque anni, bello come un Cristo e convinto che l'unica via per sopravvivere nel mondo sia un odio esercitato con calma e raziocinio, Marcello Croce è a capo di un movimento di estrema destra che annovera picchiatori, fanatici, ma anche teorici e figure dai tratti quasi metafisici - tutte accomunate dal fatto che, per loro, vivere è come trovarsi in guerra. Grazie anche alla connivenza con certi rappresentanti politici e alla condiscendenza con cui l'opinione pubblica, ormai, guarda a molti fenomeni legati al neofascismo, Croce porta avanti la sua idea di sovversione e, nel frattempo, frequenta Silvia, una donna della borghesia romana con la quale instaura un gioco di potere che li porterà alla perdizione. La vicenda è ricostruita da un narratore misteriosamente attratto da Marcello e curioso di capire che cosa muova coloro che, oggi, credono in un'idea superata e violenta e la vogliono attuare. Ma c'è di più. La storia di Silvia e della sua caduta era già stata raccontata nello splendido romanzo, rimasto allo stato grezzo, che Goffredo Parise scrisse alla fine degli anni Settanta, "L'odore del sangue". "Il Continente bianco" ne riprende temi e motivi, e sposta la vicenda ai giorni nostri, conservando nel rapporto morboso tra Silvia e Marcello la metafora potente del fascino che certe idee hanno esercitato, ed esercitano, sulla borghesia italiana. Andrea Tarabbia, autore di "Madrigale senza suono", scrive un romanzo sul potere, a volte funesto, che abbiamo sugli altri e ci regala un ritratto di un gruppo di persone - e forse di un Paese - che danzano sull'abisso.


Recensione

In questo lavoro, l'autore, indaga la Storia contemporanea e la civiltà occidentale. Partendo dall’opera incompiuta di Goffredo Parise L’odore del sangue (1979), pubblicata postuma, l’autore ne rivisita trama e personaggi: re-immagina la vicenda traslata nel presente e si fa egli stesso interprete e protagonista, scrivendola in prima persona.


Un romanziere di discreto successo, che non a caso ricorda l'autore, giunto al traguardo della mezza età fra idiosincrasie e rivolgimenti interiori, si trasferisce a Roma mosso da un istinto indecifrabile. Stabilitosi lì, affida le sue inconfessate ansie al noto psicanalista dottor P***, con cui intraprende un percorso di cura. Recandosi agli appuntamenti, il protagonista, conosce la moglie del medico, Silvia, cinquantenne di bella presenza, borghese, incline ad allacciare brevi flirt che la distraggano dalla noia della vita amorosa ufficiale. Il tutto con il beneplacito del marito, a sua volta coinvolto in una relazione parallela con una giovane donna, che periodicamente raggiunge nella sua dimora veneta.


Il ménage della coppia viene scosso alle radici quando Silvia incontra Marcello Croce, ventenne, bello di una bellezza quasi divina, impregnato di ideologia di destra, seducente e manipolatore, per cui perde completamente la testa. Marcello milita in un gruppo sovversivo che teorizza l’uso della violenza per scardinare i principi che reggono lo Stato, denominato il Continente bianco. La malìa di Marcello non seduce solo Silvia, ma anche il romanziere che, avvicinatolo casualmente mentre si reca alle sedute presso l’abitazione del dottor P***, inizia a frequentarlo.


Si scoperchia così agli occhi dei lettori un sottobosco di attivisti armati, picchiatori con ritardi cognitivi, nostalgici del Ventennio, politici conniventi intrisi d’ideologia di estrema destra, suprematisti bianchi deliranti, tutti inclini alla più cieca violenza nei confronti di chi è “diverso da loro”: immigrati, nomadi, senzatetto. L’obiettivo dichiarato è rivoluzionario, le cellule del movimento presenti sul territorio nazionale (con collegamenti stabili in molti altri Paesi) sono pronte ad azioni dimostrative volte a preservare la collettività dalla commistione con altri gruppi etnici e altre culture, anche attraverso il sovvertimento dell’ordine costituzionale.


Sin dall’inizio il romanziere/narratore ci avverte che la relazione fra Marcello e Silvia finirà molto male, con l’assassinio della donna. Il suo efferato omicidio diventa l’occasione per ripercorrere la discesa agli inferi di quest’ultima: soggiogata psicologicamente dall’amante, Silvia si lascia brutalizzare dai membri della cellula, che ospita volontariamente nella sua prestigiosa abitazione; accetta di prostituirsi, avvinta nelle spire della relazione sempre più totalizzante con Marcello, che da tenero corteggiatore diventa carnefice, persecutore, dominatore.


Di pari passo anche lo scrittore rinsalda il legame col gruppo, sottoponendosi a riti di iniziazione beceri e meschini, partecipando a raid punitivi nelle periferie, arrivando addirittura a scrivere una cronaca delle attività del nucleo romano, una sorta di pamphlet per i posteri che garantisca gloria eterna alle gesta di questi nuovi legionari dell’ideologia fascista. Ma non tutto è destinato a finire come negli intendimenti dei militanti e dietro l’angolo una mano invisibile scompagina le previsioni e conduce a un epilogo metaforico e immaginifico, che lascia uno spiraglio di redenzione anche al lato più oscuro della famiglia umana.


La prosa è elegante e densa, fatta di dialoghi efficaci che si alternano a periodi complessi e articolati senza essere prolissi.


Le descrizioni ambientali sono molto suggestive. Roma è uno scenario aderente alla realtà, ben identificato nelle sue piazze e nelle sue periferie eppure è anche un tableau vivant metafisico, soprattutto laddove l'autore ricostruisce il mondo sommerso degli estremismi, le cantine, i pertugi, le stazioni ferroviarie abbandonate ma anche i luoghi esterni dove gli attivisti si ritrovano a catechizzare.


Questo romanzo è in conclusione un’indagine sul male. La scrittura che troviamo in questo romanzo ha molto a che fare con una forma di psicoterapia catartica.


Un libro consigliato a chi si vuole interrogare su un lato oscuro della società contemporanea; a chi vuole lasciarsi trasportare da una scrittura ipnotica e complessa che avvince e lascia senza respiro.


 

Alcune note su Andrea Tarabbia

Andrea Tarabbia, nato a Saronno nel 1978, è autore dei romanzi La calligrafia come arte della guerra (2010), Il giardino delle mosche (2015; Premio Selezione Campiello 2016 e Premio Manzoni Romanzo Storico 2016). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov. Per Bollati Boringhieri ha pubblicato Madrigale senza suono (2019 e 2022), vincitore del Premio Campiello 2019, e la nuova edizione di Il demone a Beslan (2021).


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