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RECENSIONE: Il giusto errore. La scienza del fallire bene (Amy Edmondson)




Autore: Amy Edmondson

Traduttore: Marianna Grimaldi

Editore: EGEA, 2024

Pagine: 336

Genere: Saggi, Psicologia

Prezzo: € 34.90 (cartaceo), € 27.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Dalla ricerca pionieristica sulla sicurezza psicologica della pluripremiata docente della Harvard Business School Amy Edmondson, una guida rivoluzionaria che trasformerà il vostro rapporto con il fallimento. Un tempo pensavamo al fallimento come all’opposto del successo. Oggi siamo divisi tra due «culture del fallimento»: una ci dice di evitarlo a tutti i costi, l’altra di fallire velocemente e spesso. Il problema è che in entrambi gli approcci mancano le distinzioni cruciali che ci aiutano a separare il fallimento buono da quello cattivo. Il risultato? Perdiamo l’opportunità di fallire bene. Dopo decenni di ricerche, Amy Edmondson può permettersi di stravolgere la nostra concezione di fallimento e renderla utile per la nostra vita. Ci fornisce il quadro di riferimento per pensare, discutere e praticare il fallimento con saggezza. Delineando i tre archetipi di fallimento – elementare, complesso e intelligente – ci mostra come ridurre al minimo gli inciampi improduttivi e massimizzare i vantaggi che possiamo trarre da ogni tipo di errore. Illustra come noi e le nostre organizzazioni possiamo abbracciare la fallibilità umana, imparare esattamente quando il fallimento è nostro amico e prevenire la maggior parte dei casi in cui non lo è. Questa è la chiave per perseguire rischi intelligenti e prevenire danni evitabili. Attraverso storie vivide e casi reali, provenienti dal mondo degli affari, dalla cultura pop, dalla storia e non solo, il libro condivide tecniche, abilità e mentalità per aiutarci a sostituire la vergogna e il senso di colpa con la passione per la curiosità, la vulnerabilità e la crescita personale. Non guarderete più al fallimento nello stesso modo. Prefazione di Tiziano Capelli e Marina Capizzi.


Recensione

Un proverbio cinese recita così: "Il fallimento insegna il successo". Immagino che molti e forse tutti son d'accordo con questa citazione, ma la realtà è che la maggior parte delle persone vede il fallimento in modo negativo.


In questo volume, l'autrice, sostiene che, da una prospettiva razionale, la maggior parte delle persone comprende che il fallimento è un evento inevitabile che può essere fonte di apprendimento e persino un prerequisito per il progresso e l’innovazione, ma emotivamente e praticamente è difficile sperimentarlo in questo modo. La buona notizia, sostiene sempre la scrittrice, è che si può imparare a fallire bene. Purtroppo, però, non è così semplice poiché si richiede il superamento di ostacoli che tengono bloccati nella negatività; in particolare un’istintiva avversione al fallimento, una confusione sulle sue diverse forme e la paura del rifiuto.


La psicologa fornisce quattro criteri che definiscono un fallimento "intelligente": è necessario un campo nuovo, il contesto deve presentare una grande opportunità, dobbiamo avere conoscenze disponibili e ipotesi su cui basarci, deve essere un fallimento con il miglior rapporto tra la dimensione e l’utilità.


Nel testo si specifica pero che tutti i tipi di fallimenti offrono opportunità di apprendimento e di miglioramento. Per evitare di sprecare queste opportunità si ha bisogno di un insieme di competenze emotive, cognitive e interpersonali.


Una importante distinzione riguarda la differenza fra fallimento e sbaglio. Secondo la studiosa il fallimento è un esito che si discosta dai risultati desiderati. In estrema sintesi, il fallimento è un insuccesso. Per sbaglio, invece, si intende una deviazioni involontaria da standard prestabiliti, per esempio procedure, regolamenti o linee di condotta. Mettere i cereali nel frigorifero e il latte nella credenza è uno sbaglio. Una caratteristica importante degli sbagli è che non sono intenzionali.


I fallimenti non sono mai divertenti, ma con la pratica possono diventare meno dolorosi e più proficui. L' avversione al fallimento spesso paralizza, ma si può uscirne attraverso una rielaborazione del fallimento e con la definizione di aspettative realistiche al riguardo. Oltre a ciò è necessario un punto fermo: i fallimenti sono una parte inevitabile del progresso.


Scorrendo il libro si scopre cosa distingue un fallimento intelligente da uno elementare e quanto sono temibili quelli complessi. si leggono di studi e casi in cui ruota tutto intorno ad un fallimento e delle conseguenze che ne sono derivate. Si comprendono come sono stati affrontati grossi fallimenti, a cosa sono serviti e come la tecnologia non sempre sia di aiuto. Si afferra che nella pratica imparare dai fallimenti non è cosi facile, soprattutto quando non si ammettono o vengono riconosciuti. Si analizza come l’inconsapevolezza del contesto porta a fallimenti inevitabili mentre la sua consapevolezza permette di essere vigili.


Un libro impegnativo che guida tutti coloro che sono interessati a sviluppare maggiore consapevolezza, comprensione e competenza su come anticipare il fallimento, comunicare apertamente gli errori, imparare da essi ed evitare che gli stessi si ripetano.


 

Alcune note su Amy Edmondson

Amy Edmondson, dottorato in comportamento organizzativo, laurea in psicologia e laurea magistrale in ingegneria e design presso l'Università di Harvard, è Novartis Professor of Leadership and Management presso la Harvard Business School. Da oltre vent'anni svolge ricerche pionieristiche sulla sicurezza psicologica e per ben due volte, nel 2021 e nel 2023, ha conquistato il primo posto nella classifica globale Thinkers50 dei migliori studiosi di management. Il suo pluripremiato lavoro è apparso, tra gli altri, su The New York Times, The Wall Street Journal, Financial Times, Psychology Today, Fast Company, Harvard Business Review. Il suo Ted Talk How to Turn a Group of Strangers into a Team conta quasi tre milioni e mezzo di visualizzazioni e il suo libro Organizzazioni senza paura. Creare sicurezza psicologica sul lavoro per imparare, innovare e crescere (ed. it. 2020) è stato tradotto in quindici lingue. Vive a Cambridge, Massachusetts.


©2020 di Dalla carta allo schermo.

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