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RECENSIONE: La materia del mondo. Una storia della civiltà in sei elementi (Ed Conway)




Autore: Ed Conway

Traduttore: Anita Taroni, Stefano Travagli

Editore: Marsilio, 2023

Pagine: 448

Genere: Scienza

Prezzo: € 28.00 (cartaceo), € 11.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Per quanto ci raccontino che viviamo una realtà sempre più virtuale e dematerializzata, in cui il valore risiede in cose intangibili, il mondo fisico continua a costituire l’impalcatura di tutto il resto. Senza calcestruzzo, rame e fibra ottica non ci sarebbero centri di elaborazione dati, elettricità, internet. Ed Conway punta i riflettori sui sei materiali su cui si reggono le nostre vite e che per migliaia di anni hanno creato imperi, distrutto civiltà, alimentato il nostro ingegno, raccontandone con spirito critico e maestria divulgativa le peripezie, tra innovazioni tecnologiche e cambiamento climatico, ambizioni economiche e lotte per il controllo dei giacimenti più importanti. Viaggiando avanti e indietro nel tempo, attraversa le quattro grandi transizioni energetiche dell’epoca moderna e immagina la quinta, trainata dalle rinnovabili. Si mette sulle tracce degli atomi di silicio e di litio nel loro giro intorno alla Terra prima di diventare semiconduttori e batterie. Si insinua nelle tubature di una raffineria di petrolio, nelle fornaci in cui la sabbia fonde per diventare vetro e lungo i cavi di rame che portano l’elettricità in ogni angolo del globo.


Recensione

Da alcuni anni si ha la profonda convinzione di vivere in un mondo dematerializzato, dominato dall’economia dei servizi, pervaso da una finanza sempre più invasiva, guidato dagli "0" e gli "1" dell’informatica, e, ultimamente, in balia di un’intelligenza artificiale sempre più pervasiva.


Eppure, basta leggere questo saggio per rendersi conto che, come canta Madonna in Material Girl, il mondo è materiale. Gli ospedali, le strade, le scuole, le case, ma anche Internet e le astronavi non sono fatti di idee, ma di cose materiali e, a loro volta, le cose materiali sono fatte di materie prime. Quindi, anche l’informatica è molto, molto materiale, e vale la pena rendersene conto.


L'autore, redattore economico di SkyNews, ha scritto un libro illuminante sull’argomento che dimostra quanto la tecnologia sia ancora (e lo sarà ancora per moltissimo tempo, forse per sempre) basata sulle materie prime.


Un saggio scritto con gli occhi di un reporter, che racconta la storia e l’impatto sulla civiltà, passata e presente, di sei materie, alcune in apparenza banali: sabbia, sale, ferro, rame, petrolio e litio. Sostanze che hanno costruito il nostro mondo.


Il volume è una miniera (e di miniere e del loro impatto sull’ecosistema e sui rapporti fra nazioni nel libro se ne parla molto) di informazioni e di racconti, ma è anche una profonda riflessione dei rapporti fra stati e nazioni.


Donald Trump e Mao Zedong hanno in comune la convinzione che non vi è paese senza acciaio e il testo, accanto ad una illustrazione tecnica ma accessibile della produzione e della trasformazione delle materie prime, dà anche una visione molto politica.


Il mondo occidentale si ritiene indipendente dal sud del mondo, non solo in termini materiali ma anche ideologici. A prima vista, il fatto che la maggior parte dei marchi più grandi siano tutti situati negli Stati Uniti e che la nazione produca più petrolio di quanto ne utilizzi, dona l’impressione che sia almeno materialmente indipendente dai paesi più poveri e meno sviluppati. Ma cosa spiega il fatto che questa nazione, apparentemente indipendente dal punto di vista energetico, veda comunque i suoi presidenti, da Roosevelt a Biden, fare il giro del mondo discutendo di petrolio? La spiegazione è che il petrolio prodotto in patria non è adatto alla lavorazione nelle raffinerie nazionali e il petrolio necessario per mantenere in funzione le raffinerie e soddisfare la domanda energetica locale deve provenire da Arabia Saudita, Iraq, Canada, Messico, Colombia e Venezuela.


Questa situazione di dipendenza per materie prime cruciali da partner commerciali situati in paesi conflittuali non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti. Gli shock sull’offerta di beni essenziali riescono a indebolire le sanzioni e le restrizioni alle importazioni e forse anche ad attenuare i disaccordi ideologici tra qualsiasi paese e i suoi partner commerciali.


L'autore ricorda il 1915, in piena guerra, quando, a seguito della carenza di sabbia necessaria per l’industria del vetro, la Gran Bretagna dovette importare lenti tedesche per produrre binocoli destinati al personale dell’esercito che combatteva contro i crucchi e la Germania, a sua volta, fornì la sabbia in cambio della gomma necessaria per produrre pneumatici, tubi e cinghie di ventilazione nei motori.


E se si pensa che il petrolio sia un’eccezione e che la transizione verso un mondo alimentato dall’elettricità rimuove l’unico ostacolo sostanziale all’indipendenza energetica dell’occidente, l'autore convince che le cose non sono così semplici.


Argentina, Australia, Cile e Cina, che detengono grandi riserve di rame e litio, elementi essenziali per le batterie elettriche, stanno emergendo come "elettrostati" che fanno da contraltare ai "petrolstati" come Arabia Saudita e Russia. La transizione da un’economia alimentata dai combustibili fossili richiede negoziati e scambi tra le nazioni che dispongono delle materie prime necessarie e quelle che hanno il know-how per sviluppare le infrastrutture per la transizione energetica.


Un numero sempre crescente di noi vive e lavora in ambienti che non hanno alcun rapporto diretto con l’agricoltura, l’edilizia o la produzione, ma la vita di ogni giorno dipende in modo indissolubile dalle infrastrutture create da questi settori.


Se da un lato si va verso una concezione del mondo sempre più ideologicamente "smaterializzato" e delle idee, il nostro senso di sé, individuale e collettivo, viene sostenuto da stili di vita sempre più materiali.


Per farci un’idea del mondo materiale ecco alcune citazioni tratte dal libro:


"Oggi il polietilene è indubbiamente la plastica più utilizzata al mondo. Ogni sei secondi – ogni sei secondi! – in Europa ne fabbrichiamo una quantità sufficiente ad avvolgere l’intera Torre Eiffel."


"Il primo congegno del 1947 era grande più o meno quanto la mano di un neonato, ma l’elemento davvero essenziale, il transistor vero e proprio, arrivava a circa un centimetro. Pensate ai progressi compiuti nei successivi settantacinque anni. Quando comparve il primo microprocessore per i moderni computer, l’Intel 4004, nel 1971, in quello stesso spazio di un centimetro erano stipati poco più di duemila transistor, ognuno delle dimensioni all’incirca di un globulo rosso. Arrivate al 2020 e scoprirete che i processori per smartphone ospitano circa dodici miliardi di transistor in un’area di poco inferiore a un centimetro quadrato."


"Ogni anno nel migliaio di altiforni sparsi per il mondo vengono versate quantità esorbitanti di carbone: più di un miliardo di tonnellate, una cifra di gran lunga superiore al peso complessivo degli esseri umani sul pianeta."


Un saggio ben scritto e illuminante che consiglio a tutti coloro che le sostanze prese in considerazione dall'autore sono più importanti che mai e come la battaglia nascosta per controllarle plasmerà il nostro futuro geopolitico.


 

Alcune note su Ed Conway

Ed Conway, scrittore e conduttore televisivo, vive a Londra. Lavora a Sky News dove si occupa di economia. Editorialista del Times e del Sunday Times, ha scritto due bestseller acclamati dalla critica, 50 Economics Ideas You Really Need to Know (2009), tradotto in tutto il mondo, e The Summit (2014). Per la sua attività di giornalista ha vinto numerosi premi.


TAG: #scienza, #anita_taroni, #stefano_travagli, #ed_conway, #voto_cinque

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