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RECENSIONE: La ricamatrice di Winchester (Tracy Chevalier)

Aggiornamento: 6 feb 2021


Voto: 3/5

Autore: Tracy Chevalier

Editore: Neri Pozza, 2020

Pagine: 287


Trama

Winchester, 1932. A trentotto anni Violet Speedwell sembra ormai inesorabilmente destinata a un’esistenza da zitella. La Grande Guerra ha preteso il suo tributo: il suo fidanzato, Laurence, è caduto a Passchendaele insieme a migliaia di altri soldati, e ora le «donne in eccedenza» come lei, donne rimaste nubili e con scarse probabilità di convolare a nozze, sono ritenute una minaccia, se non una vera e propria tragedia per una società basata sul matrimonio. Dopo essersi lasciata alle spalle la casa di famiglia di Southampton, e le lamentele della sua soffocante madre, ferma all’idea che dovere di una figlia non sposata sia quello di servire e riverire i genitori, Violet è più che mai intenzionata a vivere contando sulle proprie forze. A Winchester riesce in breve tempo a trovare lavoro come dattilografa per una compagnia di assicurazione, e ad aver accesso a un’istituzione rinomata in città: l’associazione delle ricamatrici della cattedrale. Fondata dalla signorina Louisa Pesel e diretta con pugno di ferro dall’implacabile signora Biggins, l’associazione, ispirata a una gilda medievale, si richiama a un’antica tradizione: il ricamo di cuscini per i fedeli, vere e proprie opere d’arte destinate a durare nei secoli. Sebbene la Grande Guerra abbia mostrato a Violet come ogni cosa sia effimera, l’idea di creare con le proprie mani qualcosa che sopravviva allo scorrere del tempo rappresenta, per lei, una tentazione irresistibile. Mentre impara la difficile arte del ricamo, Violet stringe amicizia con l’esuberante Gilda, i capelli tagliati alla maschietta, la parlantina svelta e un segreto ben celato dietro i modi affabili, e fa la conoscenza di Arthur, il campanaro dagli occhi azzurri e luminosi come schegge di vetro. Due incontri capaci di risvegliare in lei la consapevolezza che ogni destino può essere sovvertito se si ha il coraggio di sfidare i pregiudizi del tempo. Due incontri che insegnano anche che basta a volte un solo filo per cambiare l’intera trama di una vita.


Recensione

Siamo agli inizi degli anni '30 del secolo scorso quando Violet Speedwell, dattilografa esausta dalla convivenza con la madre, si trasferisce a Winchester. Il lavoro è il medesimo così come lo è la ditta per la quale presta il suo servizio, tuttavia, dal momento in cui giunge in questa nuova dimensione, per lei tutto cambia. Dal semplice dover gestire quei 35 scellini che in passato riusciva anche a mettere da parte per il domani al dover far sempre più fronte a nuove sfide e conquiste.

È in uno dei tanti giorni in cui è intenta ad ambientarsi che scopre delle ricamatrici e decide di iniziare a seguirne le lezioni.

Il suo sogno è quello di cucire un cuscino da destinare ai fedeli ma è anche un modo per lasciare parte di sé nel tempo, per lasciare una traccia della sua esistenza in un tempo effimero.È in questo contesto che conosce Gilda colei che le presenterà Arthur.

Il grande merito di Tracy Chevalier è quello di essere riuscita a ricreare e a descrivere quella che è stata la società inglese dei primi anni del novecento soffermando anche la propria attenzione sulla dirompente ascesa quale quella di Hitler.

Il libro, un inno all’emancipazione femminile, è godibile anche se l ho trovato profilo in alcuni punti.

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