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RECENSIONE: Le stelle dei druidi. Archeoastronomia dai megaliti ai Celti (Guido Cossard)

Aggiornamento: 13 set




Autore: Guido Cossard

Editore: L'Età dell'Acquario, 2024

Pagine: 320

Genere: Saggi, Archeoastronomia

Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 14.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

L'archeoastronomia studia le conoscenze di astronomia delle popolazioni antiche e i loro rapporti con la loro vita sociale e religiosa, permettendoci così di comprenderne il pensiero più profondo. Ciò è particolarmente vero per i Celti, che non hanno lasciato strutture imponenti né scritti in grado di tramandare le loro credenze. La strada delle stelle ci rivela alcuni elementi sorprendenti della loro cultura, come la raffinata misura del tempo, l’ossessione per la parte chiara e la parte scura dell’anno, l’originale struttura calendariale e la ricca simbologia. Il volume si sofferma in particolare su diverse questioni ancora aperte, quali l’interpretazione del calendario di Coligny, l’importanza del pianeta-dio Mercurio (Lug per i Celti) e il rinascimento celtico che ha caratterizzato i primi due secoli dopo la nascita di Gesù. Lo scenario che si viene delineando suggerisce che, dopo due millenni, vi siano oggi le condizioni perché l’umanità possa assistere a un risveglio di questa lontana civiltà.


Recensione

Con questo libro, l’autore, fisico e presidente dell’Associazione di Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana, presenta un quadro molto completo delle conoscenze dei Celti, nonostante essi non abbiano lasciato strutture grandiose né scritti in grado di tramandare le loro conoscenze e credenze.


Il libro si compone di quattro parti. La prima si concentra sui megaliti e sui Celti, al cui vertice sacerdotale si trovavano i druidi. Lo studioso spiega che le funzioni principali  dei druidi erano tre: occuparsi della religione, dell’insegnamento e dell’amministrazione della giustizia. Secondo però i testi più classici che ci sono pervenuti, la funzione più importante era quella sacerdotale.


La seconda parte del volume affronta il tema dell’astronomia presso i Celti. Qui si apprende come Mercurio fosse per loro il dio-pianeta più importante; un fatto interessante se si pensa che questo è il pianta meno visibile tra quelli conosciuti a quell’epoca. La parte finale riguarda il calendario nell’antichità, il divulgatore informa che allora, a differenza di oggi, ogni mese, ogni giorno e ogni ora erano caratterizzati da un aspetto simbolico religioso o divinatorio. I primi calendari erano legati a previsioni di natura astrologica.


Nella terza parte, l’autore, affronta il calendario di Coligny e le feste celtiche. Questo calendario consiste in una tavola in bronzo rinvenuta a frammenti alla fine del XIX secolo. Purtroppo però non è stato possibile rinvenire tutti i pezzi. Quelli di cui si dispone hanno comunque permesso ai ricercatori di capire che in essa sono riportati i nomi di dodici mesi lunari di 29 e 30 giorni, più due mesi intercalari. Ciò suggerisce che questa popolazione conosceva bene la volta celeste, in modo particolare il movimento del Sole e della Luna.


 L’ultima parte è dedicata  ad alcuni siti della nostra penisola. Tra questi spiccano il cromlech del Piccolo San Bernardo e l’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta la cui individuazione risale al 1969 in seguito a scavi edilizi.


Un libro molto chiaro e di lettura assai gradevole che consiglio a tutti gli appassionati di archeoastronomia, ma anche a tutti coloro che vogliono scoprire una interessante civiltà del passato.


 

Alcune note su Guido Cossard

Guido Cossard, fisico, è presidente dell’Associazione di Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana. Attivo conferenziere, è autore di numerose pubblicazioni: Storia e riti di Capodanno (Rizzoli 1999), Il lungo racconto dell’Origine (con Margherita Hack e Walter Ferreri, Baldini+Castoldi 2013), Cieli perduti (Utet 2018). Ha collaborato all’Atlante dell’Universo (Utet 1998). In considerazione del contributo allo studio dei siti megalitici della Valle d’Aosta, nel 2005 la International Astronomical Union (IAU) gli ha dedicato il pianetino (4993) 1983 GR, che da allora si chiama Cossard.


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