Autore: Éric Chevillard
Traduttore: Gianmaria Finardi
Editore: Prehistorica Editore, 2024
Pagine: 200
Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 17.00
Acquista: Libro
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Trama
Vediamo spuntare Palafox da un uovo che Algernon Buffoon, pedante ambasciatore inglese in pensione, si sta accingendo a mangiare per colazione, per lo stupore dei commensali. Certo, a prima vista, tutto lascia pensare che Palafox sia un pulcino; al massimo uno struzzo, dalle lunghe zampe e il collo smisurato. Un comune cucciolo di giraffa allora, col pelo giallo maculato, sì uno di quei leopardi silenziosi e temibili mangiatori d’uomini; un altro squalo assetato di sangue, una seccante zanzara con la sua tromba caratteristica, di qualsivoglia elefantino… ma presto si inizia a dubitarne. Palafox gracida, ci lecca la faccia, e le nostre certezze vacillano. Romanzo di scintillante ironia, una sfida lanciata al lettore che, come gli altri personaggi, sarà letteralmente chiamato ad acciuffarlo. Dietro un velo di umorismo, Palafox incarna la quintessenza della letteratura che - lungi da mode e ricette - dimostra di sapersi ancora muovere splendidamente sul terreno della fantasia e dell’invenzione pura.
Recensione
Cosa accadrebbe, cari lettori, se un animale in particolare, Palafox, ad esempio, monopolizzasse la vita dei personaggi presenti in questo testo e contemporaneamente la vostra attenzione? "Ma che animale è Palafox?" sicuramente si chiederà chi sta per leggere questa recensione. La sfida è proprio questa.
Palafox è l’ultimo romanzo arrivato in Italia ad opera dell'inclassificabile Éric Chevillard, un autore difficile da ingabbiare nelle consuete e riconosciute definizioni letterarie della narrativa. Rimanendo su questo orientamento stilistico, questo romanzo è probabilmente il romanzo più rappresentativo della tematica di questo autore. Il nome inconsueto si riferisce ad un animale che ha fatto la sua apparizione nel mondo semplicemente rompendo, dall’interno, il guscio di un uovo che era sul punto di essere consumato durante l’ora del pasto in una tavolata di gentiluomini e gentildonne. Questo inizio dovrebbe fornire, ai più, dell’animale in questione l’immagine di un pulcino. E invece no! il libro in tutte le pagine non regala, mai, ai lettori alcuna certezza. A volte è minuscolo, a volte è mastodontico. Ha tinte rossicce, ma anche tendenti al bluastro. Appartiene al mondo degli uccelli, ma anche a quello dei rettili e ancora alle specie anfibie ma con fattezze degli animali domestici. Ora è contemporaneo a tutti gli altri personaggi che lo circondano, zoologici, curiosi ed appartenenti ad una certa nobiltà, poco dopo però leggiamo che potrebbe portare su di sé secoli di storia.
Appare subito evidente che tutto è il contrario di tutto e, alla medesima maniera, ogni racconto, ogni narrazione e tutte le varie digressioni, estremamente frequenti nel romanzo, hanno la facoltà di godere di più possibili letture. Allora ci si potrebbe chiedere "per quale motivo dovremmo mai leggere un libro così astruso?" Perchè l'autore ci sfida, il suo stile ci sfida.
Cos’è dunque questo animale? Palafox rappresenta la letteratura che sfugge a qualunque catalogazione. Come l’autore, che vuole seguire unicamente la sua indole senza scendere a patti, così l’animale rifiuta qualunque addestramento o anche il semplice adescamento da parte dei quattro pedanti studiosi che lo seguono, Zeiger, Cambrelin, Pierpont e Baruglio. Solo la signorina Maureen sembra godere, a tratti, della fiducia di Palafox. Una figura femminile aggraziata e sensibile che nell’ottica delle moltissime metafore ed allegorie di cui l’autore si serve, potrebbe indentificarsi con il pubblico dei lettori o con l’ispirazione che esso può veicolare tramite l’osservazione del mondo. Peccato che anche Maurren tradirà la buona fede di Palafox, proprio come il pubblico o l’ispirazione male interpretata possono tradire l’animo sensibile di chi vuole raccontare se stesso e la propria visione delle cose. In misura minore, il meticoloso ambasciatore inglese Agernon Buffon ha un ascendente simile sulla discussa creatura, ma si tratta di un rapporto dettato non dalla fiducia, ma dalle costrizioni. Il diplomatico infatti vorrebbe piegarlo a regole poco flessibili e studiate esibizioni, fino a renderlo quasi un fenomeno da baraccone. Ancora una volta il richiamo all’ambito letterario e, più precisamente, ad una certa tipologia di editori che sviliscono e snaturano i propri autori a vantaggio della grande diffusione non appare così peregrino al lettore più sensibile
Uno dei pochi testi in cui davvero sussiste un’interazione con il pubblico dei lettori. L'autore francese gioca con nomi, assonanze ed onomatopee, gioca con le espressioni idiomatiche, gioca con i ricercatissimi sostantivi del mondo animale e dell’ambito della mondanità più sofisticata, ma soprattutto gioca con noi che lo leggiamo. Ci sfida, ammicca, ci porta verso una direzione in una riga, ma due righe sotto ce ne indica una totalmente differente.
Come si avrà capito, la cifra di questo libro risiede in una comicità surreale e paradossale che arriva a esibirsi in virtuosismi. L'intera opera in realtà risulta un lungo esercizio di stile in cui Chevillard, giocando, mostra le sue doti di scrittore. Tutto ciò può ricordare un altro autore francese: Raymond Queneau autore di quegli Esercizi di stile che mascherati da un intento ludico svelano seriamente tutte le potenzialità della lingua. Inoltre, l’assurdità dell’intreccio non possono che strizzare l’occhio al Teatro dell’assurdo.
Un libro, unico nel suo genere, che consiglio a tutti coloro che amano le sfide letterarie.
Alcune note su Éric Chevillard
Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif, ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi, come il PRIX FÉNÉON, Il PRIX WEPLER, il PRIX ROGER-CAILLOIS, il PRIX VIRILO e il PRIX VIALATTE per l'insieme della sua opera. Molti dei suoi capolavori sono tradotti, in inglese, spagnolo, tedesco, russo, croato, romeno, svedese e cinese. Nel 2013, la traduzione di un suo romanzo, Préhistoire (1994; Prehistoric Times), si è aggiudicata il Best Translated Book Award – premio statunitense assegnato dalla rivista “Open Letters” e dall’università di Rochester. Ha scritto oltre venti opere - volendo menzionare solo i romanzi - pubblicate dalla leggendaria casa editrice francese Les Éditions de Minuit, diventata grande con Samuel Beckett e il Nouveau Roman. Sul riccio è il primo testo in assoluto pubblicato da Prehistorica Editore, tutti sono stati tradotti da Gianmaria Finardi.
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