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RECENSIONE: Tutti i mondi possibili. Un'avventura nella grande biblioteca dell'evoluzione (Telmo Pievani)

Aggiornamento: 13 set




Autore: Telmo Pievani

Editore: Raffaello Cortina Editore, 2024

Pagine: 192

Genere: Saggi, Scienze

Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook)

Acquista: Libro, Ebook


 

Trama

Nel 1976, una giovane studentessa di ingegneria di Princeton è a Madrid in vacanza. Legge "La biblioteca di Babele" di Jorge Luis Borges e ha un’illuminazione. Immagina quegli scaffali sterminati e si immedesima nel destino del bibliotecario che si aggira disperato alla ricerca del libro dei libri, quello che contiene le risposte ai misteri fondamentali della vita. Prima di lei, John Maynard Smith aveva fantasticato sull’esistenza di un’analoga libreria: piena non di libri, ma di proteine. Più di recente, alcuni biologi hanno ricostruito lo spazio combinatorio ideale – il morfospazio – di tutti gli animali e di tutte le piante possibili. Ma qual è il senso, per la scienza, di immaginare mondi che non esistono per spiegare la realtà? Perché il morfospazio degli animali è pieno di zone vuote? Dopo più di 40 anni di tenaci ricerche e di disavventure, quella giovane lettrice, Frances Arnold, svelerà l’enigma e scoprirà forme e combinazioni che l’evoluzione non aveva ancora esplorato.


Recensione

Nel 1941 lo scrittore Jorges Louis Borges dona alla luce un racconto fantastico intitolato La biblioteca di Babele dove si descrive un allucinante universo che essenzialmente è una biblioteca spazialmente infinita composta di sale esagonali, in cui cinque pareti sono occupate da cinque scaffali. In ogni scaffale vi sono 32 libri da 410 pagine ciascuno. Ogni pagina ha 40 righe da 80 simboli, che sono 22 lettere dell'alfabeto più lo spazio, il punto e la virgola. Per farla breve, si tratta di  un infinito “biblioverso”.


Nell’estate del 1976 quel  testo capita fra le mani di Frances H. Arnold, studentessa americana in trasferta in Spagna che ha una illuminazione e che quattro decenni più tardi, grazie ad essa, vince il Premio Nobel per la Chimica. 


Arnold riesce a tenere insieme la visione di Borges e quella dell’evoluzionista John Maynard Smith che fantasticava su una biblioteca di tutte le proteine possibili.


Le proteine sono come parole. Sono date da una sequenza di “lettere” di un alfabeto, ovvero gli aminoacidi. La selezione fa viaggiare ed evolvere le proteine, i loro geni, gli organismi, le specie, dentro vari paesaggi o ecosistemi adattativi. Eppure, il morfospazio degli animali è pieno di zone vuote; perché? Qual è il senso, per la scienza, di immaginare mondi che non esistono per spiegare la realtà? Dopo più di 40 anni, Frances H. Arnold, riesce a svelare qualche enigma e scopre forme e combinazioni che l’evoluzione non aveva ancora esplorato.


L’autore di questo saggio, docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova, intrecciando scienza, filosofia e letteratura, tra Lucrezio e Calvino, guida il lettore attraverso Babele per mostrare quanto è vasto e sconosciuto il mondo del possibile che non si è ancora realizzato.


L’evoluzione ha esplorato sin qui soltanto un piccolo sottoinsieme del possibile, in barba a tutte le nostre idee di progresso. Se poi ci si accorge che anche tra le forme plausibili di vita ci sono vastissime lacune, allora è sensato pensare che vi sia un elemento di contingenza pure nel modo in cui la realtà si dissemina nello spazio delle possibilità.


Così, sperimentando dal basso, con l’evoluzione direzionata degli enzimi, Arnold ha scoperto che le proteine possono fare molte cose che la natura  non ha mai chiesto loro di fare, incluse alcune dalle quali gli esseri umani potrebbero trarre notevole giovamento.

Gli enzimi possiedono un potenziale latente, per esempio la scienziata ha realizzato enzimi che creano legami carbonio-silicio per prodotti organo-siliconici.


I sette capitoli che compongono il libro, intrecciano mirabilmente Borges e Arnold, contesti culturali e vicende biografiche, antiche intuizioni e polemiche contemporanee, ipotesi studiate e domande future.


Il lettore comprende  così meglio la storia sociale delle ricerche scientifiche e le intenzionalità logicamente determinate, l’importanza delle domande del ricercatore e delle menti preparate,  il peso possibile di errori e dimenticanze, le eventuali anomalie degli accidenti e dei sogni, insomma l’ecologia della serendipità.


L’ignoto è e sempre sarà sterminato, ma la vera ignoranza non è l’assenza di conoscenza, ma il rifiuto di acquisirla, di usare il metodo sperimentale e la razionalità del possibile.


Un ottimo saggio per comprendere che certe intuizioni dei letterati non sono poi così lontane da quelle degli scienziati. Un libro in cui scienza e letteratura si tengono per mano.


 

Alcune note su Telmo Pievani

Telmo Pievani insegna Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. È direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione, e collabora con il Corriere della Sera, le Scienze e Micromega. Nelle nostre edizioni ha curato Le trame dell'evoluzione (2002) e pubblicato La vita inaspettata (2011), Imperfezione (2019), Finitudine (2020), Serendipità (2021), Il giro del mondo nell'Antropocene (2022), e Tutti i mondi possibili (2024).


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