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RECENSIONE: Tutto chiede salvezza (Daniele Mencarelli)

Aggiornamento: 6 feb 2021


Voto: 3.5/5

Autore: Daniele Mencarelli

Editore: Mondadori, 2020

Pagine: 193


Trama

Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un'estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all'uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.


Recensione

Questo libro è un canto in prosa, pervaso di poesia e di tanta umanità che si propone di lanciare dei forti ma semplici messaggi soprattutto ai giovani. Daniele, il narratore di questa storia, rappresenta una grande fetta di adolescenti di oggi: a vent'anni è già depresso, con accessi di rabbia, che già da qualche anno fa uso di stupefacenti, incompreso dai genitori e in generale dalla società. A seguito di un episodio di una forte manifestazione della sua rabbia interiore, viene ricoverato in un istituto per un trattamento sanitario obbligatorio per una settimana. E' da lì che questo canto ci arriva. Viviamo assieme a Daniele per sette giorni la sua esperienza, chiusi in una stanza assieme ad altri cinque pazienti che condividono un destino e fanno comunità. L' unica via della salvezza o quanto meno quella che li fa stare meglio e li aiuta ad aiutarsi, perché in fondo chi ha perso l'anima non sono i pazzi, ma i sani.

Ho trovato il libro istruttivo e ben scritto; lo consiglio soprattutto ai giovani ma anche agli adulti perché fa da ponte tra due mondi così distanti, ma anche cosi vicini.

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