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RECENSIONE: Palafox (Éric Chevillard)
Autore: Éric Chevillard Traduttore: Gianmaria Finardi Editore: Prehistorica Editore, 2024 Pagine: 200 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 17.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.prehistoricaeditore.it/libro/9788831234283 Trama Vediamo spuntare Palafox da un uovo che Algernon Buffoon, pedante ambasciatore inglese in pensione, si sta accingendo a mangiare per colazione, per lo stupore dei commensali. Certo, a prima vista, tutto lascia pensare che Palafox sia un pulcino; al massimo uno struzzo, dalle lunghe zampe e il collo smisurato. Un comune cucciolo di giraffa allora, col pelo giallo maculato, sì uno di quei leopardi silenziosi e temibili mangiatori d’uomini; un altro squalo assetato di sangue, una seccante zanzara con la sua tromba caratteristica, di qualsivoglia elefantino… ma presto si inizia a dubitarne. Palafox gracida, ci lecca la faccia, e le nostre certezze vacillano. Romanzo di scintillante ironia, una sfida lanciata al lettore che, come gli altri personaggi, sarà letteralmente chiamato ad acciuffarlo. Dietro un velo di umorismo, Palafox incarna la quintessenza della letteratura che - lungi da mode e ricette - dimostra di sapersi ancora muovere splendidamente sul terreno della fantasia e dell’invenzione pura. Recensione Cosa accadrebbe, cari lettori, se un animale in particolare, Palafox, ad esempio, monopolizzasse la vita dei personaggi presenti in questo testo e contemporaneamente la vostra attenzione? "Ma che animale è Palafox?" sicuramente si chiederà chi sta per leggere questa recensione. La sfida è proprio questa. Palafox è l’ultimo romanzo arrivato in Italia ad opera dell'inclassificabile Éric Chevillard , un autore difficile da ingabbiare nelle consuete e riconosciute definizioni letterarie della narrativa. Rimanendo su questo orientamento stilistico, questo romanzo è probabilmente il romanzo più rappresentativo della tematica di questo autore . Il nome inconsueto si riferisce ad un animale che ha fatto la sua apparizione nel mondo semplicemente rompendo, dall’interno, il guscio di un uovo che era sul punto di essere consumato durante l’ora del pasto in una tavolata di gentiluomini e gentildonne. Questo inizio dovrebbe fornire, ai più, dell’animale in questione l’immagine di un pulcino. E invece no! il libro in tutte le pagine non regala, mai, ai lettori alcuna certezza. A volte è minuscolo, a volte è mastodontico. Ha tinte rossicce, ma anche tendenti al bluastro. Appartiene al mondo degli uccelli, ma anche a quello dei rettili e ancora alle specie anfibie ma con fattezze degli animali domestici. Ora è contemporaneo a tutti gli altri personaggi che lo circondano, zoologici, curiosi ed appartenenti ad una certa nobiltà, poco dopo però leggiamo che potrebbe portare su di sé secoli di storia. Appare subito evidente che tutto è il contrario di tutto e, alla medesima maniera, ogni racconto, ogni narrazione e tutte le varie digressioni, estremamente frequenti nel romanzo, hanno la facoltà di godere di più possibili letture. Allora ci si potrebbe chiedere "per quale motivo dovremmo mai leggere un libro così astruso?" Perchè l'autore ci sfida, il suo stile ci sfida. Cos’è dunque questo animale? Palafox rappresenta la letteratura che sfugge a qualunque catalogazione. Come l’autore, che vuole seguire unicamente la sua indole senza scendere a patti, così l’animale rifiuta qualunque addestramento o anche il semplice adescamento da parte dei quattro pedanti studiosi che lo seguono, Zeiger, Cambrelin, Pierpont e Baruglio. Solo la signorina Maureen sembra godere, a tratti, della fiducia di Palafox. Una figura femminile aggraziata e sensibile che nell’ottica delle moltissime metafore ed allegorie di cui l’autore si serve, potrebbe indentificarsi con il pubblico dei lettori o con l’ispirazione che esso può veicolare tramite l’osservazione del mondo. Peccato che anche Maurren tradirà la buona fede di Palafox, proprio come il pubblico o l’ispirazione male interpretata possono tradire l’animo sensibile di chi vuole raccontare se stesso e la propria visione delle cose. In misura minore, il meticoloso ambasciatore inglese Agernon Buffon ha un ascendente simile sulla discussa creatura, ma si tratta di un rapporto dettato non dalla fiducia, ma dalle costrizioni. Il diplomatico infatti vorrebbe piegarlo a regole poco flessibili e studiate esibizioni, fino a renderlo quasi un fenomeno da baraccone. Ancora una volta il richiamo all’ambito letterario e, più precisamente, ad una certa tipologia di editori che sviliscono e snaturano i propri autori a vantaggio della grande diffusione non appare così peregrino al lettore più sensibile Uno dei pochi testi in cui davvero sussiste un’interazione con il pubblico dei lettori. L'autore francese gioca con nomi, assonanze ed onomatopee, gioca con le espressioni idiomatiche, gioca con i ricercatissimi sostantivi del mondo animale e dell’ambito della mondanità più sofisticata, ma soprattutto gioca con noi che lo leggiamo. Ci sfida, ammicca, ci porta verso una direzione in una riga, ma due righe sotto ce ne indica una totalmente differente. Come si avrà capito, la cifra di questo libro risiede in una comicità surreale e paradossale che arriva a esibirsi in virtuosismi. L'intera opera in realtà risulta un lungo esercizio di stile in cui Chevillard, giocando, mostra le sue doti di scrittore. Tutto ciò può ricordare un altro autore francese: Raymond Queneau autore di quegli Esercizi di stile che mascherati da un intento ludico svelano seriamente tutte le potenzialità della lingua. Inoltre, l’assurdità dell’intreccio non possono che strizzare l’occhio al Teatro dell’assurdo. Un libro, unico nel suo genere, che consiglio a tutti coloro che amano le sfide letterarie. Alcune note su Éric Chevillard Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif , ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi, come il PRIX FÉNÉON, Il PRIX WEPLER, il PRIX ROGER-CAILLOIS, il PRIX VIRILO e il PRIX VIALATTE per l'insieme della sua opera. Molti dei suoi capolavori sono tradotti, in inglese, spagnolo, tedesco, russo, croato, romeno, svedese e cinese. Nel 2013, la traduzione di un suo romanzo, Préhistoire (1994; Prehistoric Times ), si è aggiudicata il Best Translated Book Award – premio statunitense assegnato dalla rivista “Open Letters” e dall’università di Rochester. Ha scritto oltre venti opere - volendo menzionare solo i romanzi - pubblicate dalla leggendaria casa editrice francese Les Éditions de Minuit, diventata grande con Samuel Beckett e il Nouveau Roman. Sul riccio è il primo testo in assoluto pubblicato da Prehistorica Editore, tutti sono stati tradotti da Gianmaria Finardi. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #gianmaria_finardi, # éric_chevillard , #voto_cinque
RECENSIONE: L'ospite della vigilia (Erri De Luca)
Autore: Erri De Luca Editore: Terre di Mezzo, 2020 Pagine: 48 Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 12.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.terre.it/prodotto/lospite-della-vigilia/?srsltid=AfmBOopFJA_M_o2Jpd0OZf9IEDcGOYYEKr0iiorVoX_LK7SN_NL4FP4C Trama Nell'atmosfera sospesa di una Vigilia, le parole di Erri De Luca incontrano gli acquerelli di Alessandro Sanna, e trasformano una notte di nebbia in un dono raro. Recensione Lo scrittore, giornalista, poeta e traduttore italiano regala una piccola favola di Natale, un cristallo di poesia da appendere sotto l’albero che non ha bisogno di luci elettriche. Una storia magica che rivela una delicatezza sognante. Questa storia è una piccola perla pubblicata per la prima volta quattro anni fa e impreziosita dalle illustrazioni di Alessandro Sanna. È la Vigilia del Santo Natale. È domenica e, il protagonista di questo piccolo racconto, è un uomo solo che vive in una casa lontano dal caos della città e in condizioni più che umili. Senza riscaldamento né elettricità, in un’abitazione che non è di sua proprietà così come non lo sono la stalla e le bestie. Il giorno è ormai giunto al termine e dalla terra si alza una nebbia densa e fitta che copre tutto. L’uomo sta apparecchiando la tavola per la cena, parlottando tra sé e sé per ascoltare una voce qualunque, in sottofondo il crepitio del fuoco del camino su cui stanno cuocendo delle castagne e una cipolla con un uovo al suo interno. Per errore si accorge di aver aggiunto un piatto e sul momento l’uomo ne sorride, ma quando due fari d’auto fendono la coltre di nebbia, rimane stupefatto dalla casualità di un gesto tanto anomalo per lui. Dalla vettura scende un uomo che chiede ospitalità per la notte. La sera della Vigilia prende così una svolta inaspettata per l’uomo che deve riabituarsi a conversare, a udire una voce diversa dalla sua. Il protagonista non ha fede, ma crede nella pace anche se il suo ospite, che offre aiuti assieme ad altri volontari in Bosnia, lo porta a riflettere sul fatto che la guerra è “ La nostra specialità di gente umana. È antica quanto noi, non si riesce a stare senza. Non è altro che l’autorizzazione ad ammazzare. Sembra che spunti in ogni generazione. Anche Natale è frutto di una guerra, l’esercito romano che impone in pieno inverno un censimento alla nazione conquistata. ” Consiglio questo libretto a tutti coloro che cercano una lettura inaspettata quanto l’arrivo di un estraneo a casa propria, quanto l’aggiunta di un piatto in più, che tocca temi importanti e che fa molto riflettere. Alcune note su Erri De Luca Erri de Luca è autore di narrativa, teatro, traduzioni, poesia, tradotto in oltre 30 lingue. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui” , è stato pubblicato nel 1989 (Feltrinelli). Per le interviste in sostegno della lotta NOTAV in Val di Susa è stato prima incriminato e poi prosciolto a processo (2015). A sua difesa ha pubblicato “La Parola Contraria” (Feltrinelli). In questo tempo di pandemia, per il canale YouTube “The Decameron 2020”, ha scritto e raccolto voci di scrittori e attori nel periodo di lockdown. Con Terre di mezzo Editore ha pubblicato “L’ospite della vigilia” (collana Narrativa, illustrazioni di Alessandro Sanna). TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_moderna_contemporanea, #erri_de_luca, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Io e Kira (Noel Fitzpatrick)
Autore: Noel Fitzpatrick Traduttore: Giuseppe Iacobaci Editore: Salani, 2024 Pagine: 128 Genere: Narrativa straniera, Biografie Prezzo: € 18.90 (cartaceo), € 11.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.salani.it/libri/io-e-kira-9788831021203 Trama Kira è una cagnolina straordinaria. Ha conquistato il cuore di Noel dal primo momento in cui si sono incontrati. Perché Kira non giudica. Quando lui è in difficoltà, Kira è lì per ricordargli che si può solo fare del proprio meglio. Quando lui vede solo buio, Kira è pronta a illuminargli la strada. Una storia commovente di amicizia e amore, un racconto tenero e meravigliosamente illustrato che ci insegna ad abbracciare gli alti e bassi, la felicità e la tristezza, l'oscurità e la luce che fanno parte della vita. Un libro che promette di spezzarti il cuore e di ricomporlo ancora più forte di prima. Recensione Nella pagina che precede la premessa si legge: "A tutti coloro che cercano il conforto dell'amore incondizionato...". Ed è proprio un affetto assoluto, completo, illimitato, pieno, senza riserve e totale quello che dona Kira, così come ogni cane come lei, al suo padrone nonché autore di questo tenere libro biografico. Il rapporto del veterinario Noel Fitzpatrick con il suo cane Kira era, e rimane, molto speciale. Nei momenti difficili e di difficolta Noel si rivolgeva a Kira per farsi aiutare. Il legame tra i due era significativo e, in questo libro illustrato da Laura McKendry in modo assolutamente sbalorditivo, Noel riflette su quei giorni, sulla gioia e il senso del valore che Kira ha portato nella sua vita. Certo non sempre la cagnolina era brava e buona, sovente era monella e ne combinava di tutti i colori: masticava ciabatte, strappava il sacco della spazzatura, apriva i rubinetti..., ma le bastava alzare quegli occhietti espressivi per essere perdonata. Kira ha insegnato molte cose al suo padrone: a controbilanciare l'orgoglio con l'umiltà, a confrontare saggiamente lode e critica, ad essere curioso e grato, a dar spazio alla voce del cuore, a capire che la sua zampetta nella mano è tutto ciò di cui ha bisogno. Nel 2022 Kira muore e Noel decide di arrendersi al suo amore ancora una volta con la scrittura di questo libro. Un amore unico che trascende lo spazio e il tempo . Un libro che consiglio a tutti coloro che amano gli animali, in particolar modo i cani, che è capace di strappare più di un lacrima al lettore. Alcune note su Noel Fitzpatrick Noel Fitzpatrick è un chirurgo specializzato in neuro-ortopedia veterinaria, fondatore delle cliniche Fitzpatrick Refferals nel Surrey, nel sud dell'Inghilterra. TAG: #narrativa_straniera, #biografia, #giuseppe_iacobaci, #laura_mckendry, #noel_fitzpatrick, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Il grande libro delle storie di Natale (Autori Vari)
Autore: Massimo Scorsone (a cura di), Silvia Valisone (a cura di) Editore: Mondadori, 2024 Pagine: 756 Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 28.00 (cartaceo), € 14.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.oscarmondadori.it/libri/il-grande-libro-delle-storie-di-natale-aa-vv/ Trama In fondo, c'è un Natale per tutti i gusti: quello più classico e fiabesco dei Fratelli Grimm e Hans Christian Andersen, quello più gioioso di Lucy Maud Montgomery e Beatrix Potter, quello più irriverente di Francis Scott Fitzgerald e Mark Twain, e quello inaspettato di Pearl S. Buck, Luigi Pirandello o Truman Capote. Queste sono solo alcune delle oltre 80 voci che in questo volume, curato da Massimo Scorsone e Silvia Valisone, raccontano cos'è il Natale emozionando, facendo ridere, e a volte mettendo i brividi. Ma sempre facendo rivivere la magia del giorno più atteso dell'anno. Recensione Se immaginiamo il Natale la nostra mente automaticamente ci conduce al profumo delle pietanze fatte in casa o al calore degli abbracci e dello scambio dei doni con le persone più care. Si viene a creare una atmosfera magica che può essere facilitata da questo ottimo volume. Il tema di questo libro, come lascia immaginare il titolo, sono le storie legate al periodo natalizio. Ben ottanta racconti natalizi nati dalla penna dei più eccellenti scrittori: i fratelli Grimm, Hans Christian Andersen, Dostoevskij, Charles Dickens, Lev Tolstoj, Fitzgerald, Luigi Pirandello, Guido Gozzano, Carlo Collodi, Oscar Wilde e molti altri. Questo “mattone”, dall’estetica fine e ineguagliabile, contiene una vasta scelta di storie, racconti e filastrocche di Natale, che faranno immergere il lettore tra paesaggi incantati ed innevati, ricche case e povere famiglie. Le storie risulta adatte sia a grandi che ai piccini. Per i più piccoli si trovano racconti come “Gli elfi e il ciabattino” dei fratelli Grimm, che racconta la storia di un calzolaio che diventa ricco grazie all'aiuto di una coppia di simpatici folletti oppure “Lettera da Babbo Natale” di Mark Twain dove l’autore cerca di far vivere alla sua figlioletta la magia di questa festa non migliore modo possibile. Per gli adulti ad esempio, molto interessante, è il racconto da black humor “Vigilia di Natale” di Guy de Maupassant in cui il dottor Bonenfant, non credente, non può sottrarsi ad attestare per iscritto un miracolo cui aveva assistito con i suoi occhi. Pagine che sono caratterizzate dallo stile dell’autore, ma tutte che trattano lo stesso tema e che permettono di ritrovare il calore della famiglia, delle tradizioni e delle cose semplici, che se donate con il cuore, hanno un significato ancora più speciale. Avvolti da una morbida coperta e accompagnati dal calore di un camino scoppiettante, queste storie intramontabili, tengono compagnia in questo speciale periodo dell'anno. Un libro che consiglio a tutti coloro che non hanno mai smesso di sognare e credere a gnomi, Elfi, Animali parlanti, Babbo Natale, renne e spiriti natalizi. Alcune note su Massimo Scorsone Massimo Scorsone è traduttore e curatore editoriale. Alcune note su Silvia Valisone Silvia Valisone è curatrice editoriale TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_per_ragazzi,#massimo_scorsone, #silvia_valisone, #autori_vari, #voto_cinque
RECENSIONE: Il capolavoro perduto (Peter Römer)
Autore: Peter Römer Traduttore: Laura Rescio Editore: Piemme, 2024 Pagine: 400 Genere: Narrativa straniera, Thriller Prezzo: € 19.90 (cartaceo), € 10.99 Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.edizpiemme.it/libri/il-capolavoro-perduto/ Trama Amsterdam, 2021. La morte improvvisa del gallerista Louis Post scuote il mondo dell'arte. Poco prima di essere ucciso, Post aveva rivelato al professor Arjen Hageveld una scoperta straordinaria: il ritrovamento di un dipinto del XVIII secolo, attribuito al misterioso Isaac Pietersz. Ma quello che doveva essere un trionfo per la comunità artistica si trasforma presto in una serie di omicidi. L'opera ritrovata sembra nascondere un segreto pericoloso, e qualcuno è disposto a tutto pur di proteggerlo, anche a uccidere. Nel frattempo, Katja Hiemstra, una giovane studentessa d'arte, scopre che quel dipinto apparteneva al nonno. Ciò che per lei era solo un ricordo di famiglia si rivela il fulcro di una caccia al tesoro mortale, che rischia di travolgere chiunque vi si avvicini. Recensione Questo romanzo trasporta il lettore nel mondo dell’arte e della storia dell’arte. La studentessa di storia dell'arte Katja sta scrivendo la sua tesi sotto la supervisione del professore Arjan Hageveld. Per la sua laurea, sta ricercando un cimelio di famiglia: un dipinto che un tempo apparteneva a suo nonno Anton, dipinto dal pittore Isaac Pietersz. Suo nonno è morto ormai da trent’anni, ma Katja continua le ricerche da lui iniziate. Insieme al relatore della sua tesi, Arjan Hageveld conduce ricerche sui materiali, sulla pittura e sullo sporco del dipinto. Lavoro perlopiù noioso finché non fa una scoperta importante a cui stenta a credere. Crimine e arte. Succede più spesso di quanto si creda. Con questo thriller Römer, autore olandese, entra pienamente nel mondo dell'arte. Sebbene la storia sia ovviamente del tutto inventata, contiene anche una serie di riferimenti alla realtà e a fatti veri. Si pensi, ad esempio, alla particolare verniciatura di tavole o dipinti, cosa che avveniva frequentemente nel XVII e XVIII secolo. Una storia inventata, ma con molti elementi realistici che rendono la trama ancora più coinvolgente. Molto buono lo sviluppo dei personaggi. Uno dei principali, Katja Hiemstra, che vuole rendere la sua scoperta accessibile a tutti invece di ricavarne un sacco di soldi riesce a far provare al lettore molta empatica per lei e per ciò che le accade. Anche l'altro personaggio principale, Arjan Hageveld, riulta ben caratterizzato nella storia. All'inizio fa delle scelte incomprensibili per il lettore, ma che si comprendono man mano che la storia avanza. Anche le altre persone come la migliore amica Nina, il mercante d'arte Vreeman e il mercenario Muller, vengono descritte in modo meticoloso tanto che non si fatica a crederle vere. Le motivazioni dei “cattivi” nella storia sono ben pensate e ben sviluppate. Il romanzo si suddivide in cinque parti che a loro volta contengono brevi capitoli che creano una forte suspence e ne facilitano e ne invogliano la lettura. Diversi capitoli terminano con un cliffhanger, ma ciò non comporta necessariamente un aumento della tensione. Il finale della storia è del tutto spiazzante e imprevedibile e stupefacente. Un libro che consiglio a tutti coloro che amano i thriller ambientati nell’affasciante mondo dell’arte. Alcune note su Peter Römer Peter Römer è un autore bestseller olandese. Ha lavorato come attore, produttore televisivo, sceneggiatore e regista. I suoi thriller sono ai vertici delle classifiche in Olanda, dove hanno venduto milioni di copie e vinto prestigiosi premi. Il capolavoro perduto è il suo primo romanzo pubblicato in Italia. TAG: #narrativa_straniera, #thriller, #laura_rescio, #peter_ römer , #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Il conte di Montecristo (Fabrizio Silei)
Autore: Fabrizio Silei Editore: Lapis, 2024 Pagine: 360 Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 15.90 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.edizionilapis.it/libro/9791255190202-il-conte-di-montecristo Trama Edmond Dantès, il conte di Montecristo, narra in prima persona la sua storia e di come abbia messo insieme indizi, immaginato piste e svelato complotti, trovando i colpevoli della sua rovina anche grazie all’aiuto dell’abate Faria. Sfuggendo al suo destino di recluso, viaggiando sotto falso nome e impossessandosi del tesoro di Montecristo, Dantès arriverà finalmente ad avere il proprio riscatto sul destino e su chi l’ha tradito. Riscatto che culmina nella forma di vendetta più alta: quella del perdono. Età di lettura: da 8 anni. Recensione È il 1815 quando Edmond Dantès, abile marinaio prossimo alla promozione a capitano, rientra in nave a Marsiglia, dove lo aspetta la promessa sposa Mercedès. La vita del giovane sembra procedere con il vento in poppa, ma la sua felicità attira le invidie di alcuni concittadini che, con una sinistra macchinazione, lo fanno arrestare con l’accusa di sostenere Napoleone (allora in esilio all’Elba e ritenuto una minaccia per il re di Francia). A causa di una serie di circostanze sfavorevoli Dantès, innocente, rimane rinchiuso nelle segrete per anni; ne uscirà come un uomo del tutto diverso, concentrato esclusivamente sul suo ingegnoso piano di vendetta. Se Il Conte di Montecristo di Dumas , in parte ispirato a una storia vera, ha una narrazione straordinariamente incalzante anche questa trasposizione non è da meno. Silei, scrittore toscano, si propone di fare amare questa intramontabile storia anche alle nuove generazioni e la fa attraverso una scrittura moderna, ma allo stesso tempo fedele all'opera originaria manifestando per essa una grande rispetto. Per rendere la storia ancora più avvincente, l'autore presta Silei presta la voce al protagonista Edmond Dantès, rendendolo narratore della propria vicenda. La narrazione scorre in prima persona, è Dantès che parla, si svela e che racconta la propria storia ai due figli quasi adolescenti. Un'altra scelta fatta dall'autore è ritagliare l'opera originaria e ridurne quindi il numero di pagine da leggere. Lo fa con grande consapevolezza e attenzione e lascia qua e là delle "briciole" che invitano ad andare a leggere il romanzo originale ed esplorare così ogni direzione Ad arricchire il testo le belle illustrazioni di Anderle dal forte impatto visivo che evocano un’atmosfera cinematografica, perfette per amplificare l’immersione dei giovani lettori nella trama. Attraverso il senso della scoperta, della giustizia e della conquista, Silei riesce nel grande compito di connettere le nuove generazioni ad un romanzo di quasi due secoli fa. Lo scrittore non si fa remore nel mettere in campo anche il dolore presente nella storia e questo perché vuole risultare fedele all'opera originaria, ma anche per dare strumenti per essere artefice del proprio destino. Lo fa perché dona la possibilità di superare i propri limiti e di sognare senza stigmatizzare l'errore e la fragilità. Un libro perfetto per un pubblico giovane, ma che non rinuncia alla profondità e alle tematiche universali che hanno reso il romanzo di Dumas un pilastro della letteratura mondiale. Un’opera per scoprire, o riscoprire, uno dei più grandi classici attraverso uno sguardo nuovo e coinvolgente. Alcune note su Fabrizio Silei Fabrizio Silei è scrittore, grafico e artista, laureato in Scienze politiche, si dichiara “ricercatore di storie e vicende umane”. Autore prolifico e capace di spaziare tra vari generi e registri narrativi, riceve il Premio Andersen nel 2012 nella categoria 10-12 anni con Il bambino di vetro ; due anni dopo gli viene assegnato il Premio Andersen come miglior autore e nel 2024 il Premio Bancarellino con Hikikomori (insieme ad Ariela Rizzi) sempre per Einaudi Ragazzi. TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_per_ragazzi, #ernesto_anderle, #fabrizio_silei, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: La dura vita di uno gnomo insopportabile (Andrea Micalone)
Autore: Andrea Micalone Editore: Ancora, 2024 Pagine: 96 Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 13.50 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.ancoralibri.it/scheda-libro/andrea-micalone/la-dura-vita-di-uno-gnomo-insopportabile-9788851428860-10668.html Trama Gli gnomi sono celebri per essere dolci e paciocconi, eppure c’è sempre l’eccezione come il protagonista di questo libro che è burbero e scontroso. Stanco di dover sopportare gli altri gnomi che lo vogliono costringere a badare al bosco, decide di recarsi in città per scoprire il mondo. Ma non sa che quegli ottusi degli umani lo confonderanno per un peluche e lo rinchiuderanno in un armadio, e questo renderà la sua avventura piuttosto complicata! Età di lettura: da 6 anni. Recensione Tutti sanno che gli gnomi sono creature adorabili, simpatici e carini. Sempre pronti ad aiutare e a dare consigli utili. Non è però questo il caso. Già dal titolo si comprende che il lettore non incontrerà uno di quei saggi gnomi delle fiabe. Il protagonista di questo libretto è uno gnomo insopportabile e scontroso che risponde sempre di no a qualsiasi richiesta. Gli altri gnomi, preoccupati, vorrebbero che trovasse uno scopo piuttosto che passare il tempo a oziare. Tutti insieme decidono, a malincuore, di allontanarlo; pronti però ad accoglierlo se cambiasse idea. Lo gnomo non si lascia intimidire e decide di recarsi in città per scoprire il mondo. Qui, dopo una breve esperienza in un supermercato, viene confuso per un peluche da una bambina e portato a casa. Tra giochi vari, un gatto coccolone e dei vicini isterici, il piccolo “uomo” cerca di mettere in atto diversi piani di evasione, ma riesce anche a comprendere qual è il suo dono. La parte centrale della storia riguarda i tentativi di fuga dello gnomo che risultano simpatiche e astute. Più volte ci si ritrova a sorridere. Complice anche il contesto generale. Con questa spassosa storia, l’autore ci ricorda che in un mondo dove spesso ci si arrabbia, dove sovente si va di fretta e ci si distrae facilmente a causa dei dispositivi che anestetizzano il cervello esistono ancora sentimenti genuini come quello dell’amicizia che gli gnomi manifestano nei confronti del protagonista che è la stessa che i giocattoli gli regalano non appena entra a far parte del loro gruppo. Non mancano altri gesti sinceri come la gentilezza, la solidarietà e per ultimo, ma non in ordine di importanza, il sorriso. Quest’ultimo, forse, è il regalo più bello in quanto aiuta sempre e anche uno gnomo insopportabile come il piccolo eroe di questa storia lo comprende. Consiglio questa storia a tutti i bambini delle elementari, ma anche a tutti coloro che cercano un libro piacevole e divertente che porta con sé diversi insegnamenti. Alcune note su Andrea Micalone Andrea Micalone ha scritto in segreto il suo primo libro all’età di otto anni (una tremenda copia di Jurassic Park ) e da quel momento non ha più smesso di sprecare inchiostro! Pubblica per adulti e per ragazzi, il suo Atlantis (Piemme 2020) è stato tradotto in spagnolo per l’America Latina TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_per_ragazzi, #andrea_micalone, #voto_quattro
RECENSIONE: Sfidare lo spazio. Un astronauta racconta l’esplorazione del cosmo (Umberto Guidoni)
Autore: Umberto Guidoni Editore: Ugo Mursia Editore, 2024 Pagine: 240 Genere: Saggi, Astronautica Prezzo: € 17.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.mursia.com/products/umberto-guidoni-sfidare-lo-spazio-un-astronauta-racconta-l-esplorazione-del-cosmo Trama Il 4 ottobre 1957, il mondo intero assistette al lancio dello Sputnik 1, il primo “compagno di viaggio” della Terra, l’evento che ha segnato l’inizio della sfida spaziale. Oltre sessanta anni dopo, i viaggi nello spazio sono diventati una realtà. Tra qualche anno torneremo sulla Luna, le prossime generazioni vedranno Marte dalla visiera di un casco ed esploreranno le lune dei giganti gassosi, e la “frontiera spaziale” si sposterà sempre più lontano dalla Terra, fino ai limiti del nostro Sistema Solare e oltre, verso lo spazio profondo, verso pianeti di altre stelle e, forse, potremo imbatterci in altre forme di vita o in vere e proprie civiltà extraterrestri. Recensione La mattina del 1° febbario 2003 alle ore 9.58 lo shuttle Columbia si disintegrò nei cieli del Texas durante la fase di rientro nell'atmosfera terrestre. Tutti e sette gli astronauti a bordo morirono. A bordo di quella navetta spaziale, nel 1996, Umberto Guidoni, aveva portato in orbita Tethered, “satellite al guinzaglio” e nel 2001 fu il primo astronauta europeo ad entrare nella Stazione spaziale internazionale. Ora Guidoni pubblica questo libro dal titolo Sfidare lo spazio e si può tranquillamente affermare che sfidare è la parola esatta in quanto a quasi settant’anni dallo Sputnik, primo satellite artificiale, lo spazio è più che mai una sfida. Uno dei tanti temi trattati nel libro riguarda la privatizzazione dell’astronautica. Argomento molto attuale dove assume un peso rivelante Elon Musk. Basti pensare che, mentre leggete questa recensione, sulla Stazione spaziale internazionale vi sono Buch Wilmore e Suni Williams arrivati a bordo con la capsula Starliner della Boeing. I due sarebbero dovuti rientrare dopo pochi giorni, ma si sono verificati guasti ai propulsori e una perdita di elio. Quindi dovranno rimanere lassù fino a febbraio 2025 quando una capsula SpaceX li riporterà sulla Terra. Questo saggio offre una carrellata sull’intera storia dell’astronautica, dalle origini alle fine di questo secolo. Un libro equilibrato, ma pieno di informazioni, spesso inedite o poco divulgate. Senza nascondere i problemi, il fisico manifesta un ottimismo di fondo che non riguarda solo la scienza e la tecnologia, ma anche valori etici, civili e ambientali. Guardare il nostro pianeta dalla Luna ci ha rivelato la sua fragilità e ha fatto sviluppare una sensibilità per l’ambiente. L’esplorazione dello spazio è uno stimolo per la tecnologia con grandi ricadute sulla vita quotidiana, ma soprattutto è una spinta alla cooperazione per il bene comune dell’umanità. Guidoni conduce il lettore in un mondo che potrebbe sembrare precluso ai lettori digiuni di conoscenze tecniche e lo fa in modo lineare, accattivante, arricchendo il racconto con citazioni di film, da Star Trek ad Armagedd on, passando per 2001: Odissea nello Spazio , e con interessanti spiegazioni etimologiche dei nomi dati alle missioni. Ad esempio, il lettore scopre che il nome della stazione Mir, in russo, significa contemporaneamente "Mondo, Pace o Villaggio", e che "il primo veicolo pilotato sviluppato dalla China National Space Administration si chiama Shenzhou (in cinese Vascello Celeste)". Non manca un'ampia bibliografia, né riflessioni sui prossimi obiettivi, come Marte. Un libro che può essere letto da tutti e che insegna, una volta di più, che è necessario restare uniti, su questo punto che ruota nel cosmo, per comprenderlo sempre meglio. Un ottimo saggio che consiglio a tutti gli appassionati della tematica, ma anche a tutti coloro che hanno a cuore il nostro pianeta. Alcune note su Umberto Guidoni Umberto Guidoni è nato nel 1954 a Roma, dove si è laureato con lode in Fisica. Ha compiuto il suo primo volo in orbita nel 1996 ed è stato il primo europeo a salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale nel 2001. In veste di divulgatore, ha condotto rubriche sullo spazio in radio e TV, oltre a pubblicare libri per ragazzi, saggi e articoli. Per i suoi contributi, ha ricevuto la nomina di Grande Ufficiale e la medaglia della NASA per Exceptional Service. Gli è stato dedicato l’asteroide 10605-Guidoni. Con Mursia ha pubblicato insieme a Donato Altomare il romanzo Wormhole (2022). TAG: #saggi, #astronautica, #umberto_guidoni, #voto_cinque
RECENSIONE: La figlia del drago di ferro (Michael Swanwick)
Autore: Michael Swanwick Traduttore: Susanna Bini Editore: Mercurio Books, 2024 Pagine: 400 Genere: Narrativa straniera, Fantasy Prezzo: € 19.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://mercuriobooks.com/prodotto/la-figlia-del-drago-di-ferro/#:~:text=La%20figlia%20del%20drago%20di%20ferro%20%C3%A8%20la%20storia%20di,TW%3A%20violenza%20sessuale . Trama Jane vuole sottrarsi a un destino infame e per farlo è disposta a pagare qualsiasi prezzo. È una changeling, una bambina scambiata nella culla, rapita al mondo umano. È stata condotta in catene in un universo fatato e guerrafondaio, e costretta a lavorare in una fabbrica di draghi di ferro, tenuti insieme dall’odio e dall’acciaio. Melanchthon è uno di loro, il più maligno e violento, ormai malfunzionante e destinato alla demolizione. Lui e Jane stringono un patto, uniti come sono da sentimenti di vendetta, rancore e voglia di bruciare ancora nella notte. La fuga dalla fabbrica è solo il primo passo, ma è ciò che viene dopo il vero incubo: crescere e trovare la propria strada in una società scomposta, consumata dall’avidità e dalla brama di potere, dalle droghe e dal sesso occasionale, il tutto con i più improbabili compagni: coboldi, fate, goblin ed elfi corrotti che sniffano polvere di fata in club esclusivi. Ma la magia dei draghi di ferro non conosce limiti, e Melanchthon infesterà la mente e il destino di Jane, finché un giorno non tornerà da lei per un ultimo folle volo. Michael Swanwick sovverte gli archetipi con un libro anarchico e febbrile, diventato in breve tempo un cult del dark fantasy. La figlia del drago di ferro è la storia di una bambina, di una ragazza, di una donna che combatte da sola contro la violenza del mondo e contro quel drago che, come un impulso autodistruttivo, non smette di venirci a trovare. Recensione Grazie alla casa editrice Mercurio Books torna disponibile il romanzo science-fantasy di Michael Swanwick, nominato per l'Arthur C. Clarke Award, il Locus Award, il World Fantasy Award per il Miglior Romanzo nel 1994 e Premio Alex nel 2009. Incrocio di fantasy e steampunk, questo romanzo immerge il lettore in un universo dove la magia si intreccia con un inquietante mondo industrializzato. L’indubbio punto di forza di questo libro è sicuramente l’ambientazione. Jane, la protagonista, è una changeling, scambiata nella culla, rapita agli umani e allevata in un universo guerrafondaio popolato da creature magiche, dove le gerarchie opprimenti delineano un'esistenza di sfruttamento. Costretta a lavorare in una fabbrica di draghi di ferro in condizioni degradanti, Jane scopre l'inevitabile conflitto tra il suo desiderio di libertà e le rigide convenzioni che la circondano. L'incontro con Melanchthon, un drago di ferro, il più maligno e violento, ormai malfunzionante e destinato alla demolizione, segna un punto di svolta nella sua vita, offrendole l'opportunità di scappare, ma anche di confrontarsi con le conseguenze delle sue scelte. La donna intraprende un viaggio attraverso un mondo corrotto, pieno di magia perversa, tradimenti, droghe e alienazione, mentre cerca discoprire la sua vera identità e un modo per sfuggire alla realtà che la opprime. La magia dei draghi di ferro, però, non conosce limiti e Melanchthon infesta la mente e il destino di Jane, finché un giorno non torna da lei per un ultimo folle volo. Come detto sopra l’ambientazione è grandiosa e anche il personaggio di Jane non è male, così come il suo rapporto con il drago. Purtroppo, però, la storia in sé manca un po’ di mordente, le scene si susseguono spesso senza troppa continuità e con salti temporali alcune volte disturbanti. Oltre a ciò la storia prosegue con diverse incongruenza. Perché Jane va all’università? Come fa ad andarci, senza documenti di sorta e lontana dall’influenza (comunque ormai sparita) del drago? Perché Galiagante si interessa a lei, che fini ha? Che senso ha il suo ritrovarsi continuamente intorno diverse incarnazioni della stessa persona, tanto più che hanno tutti bene o male la stessa età e quindi non possono essere vere reincarnazioni? Chi è la bambina che incontra nel finale? Nonostante ciò l’autore scrive un romanzo di formazione che merita di essere preso in considerazione e che sembra raccontare le disuguaglianze e le tensioni della società contemporanea e offre un affresco di un mondo complesso e stratificato, dove la magia è una risorsa preziosa ma anche una fonte di conflitto. Un libro che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura che sovverte le convenzioni dei generi letterari e invita a esplorare le ombre della condizione umana. Alcune note su Michael Swanwick Michael Swanwick è uno scrittore statunitense i cui romanzi e racconti hanno spostato la linea di confine della narrativa speculativa, costringendo il lettore a muoversi su territori sconosciuti. Autore prolifico e precursore della letteratura new weird e dell’immaginario steampunk, ha vinto diverse volte il premio Hugo e nel 1991 il premio Nebula. TAG: #narrativa_straniera, #fantasy, #susanna_bini #michael_swanwick, #voto_quattro
RECENSIONE: Una giusta distanza (Luca Cognolato, Silvia Del Francia)
Autore: Luca Cognolato, Silvia Del Francia Editore: Einaudi Ragazzi, 2024 Pagine: 160 Genere: Narrativa per ragazzi, Biografie Prezzo: € 12.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.edizioniel.com/prodotto/una-giusta-distanza-9788866568490/ Trama Nella furia della Seconda guerra mondiale, un uomo armato solo della sua macchina fotografica sfida la morte per raccontare la verità... Esiste la foto perfetta? Per Robert Capa sì: basta andare il più vicino possibile all’azione. Nella Seconda guerra mondiale segue come fotografo gli Alleati in Nord Africa, si fa paracadutare in Sicilia e risale l’Italia, a ridosso della linea del fronte. È in Normandia con le prime ondate di sbarco, nella Parigi appena liberata, a Lipsia e nei campi di concentramento. Il suo cuore è diviso tra Pinky, la ragazza dai capelli rosa che lo aspetta a Londra, e la passione per il suo lavoro. Il suo obiettivo inquadra la guerra, mettendo a fuoco la sofferenza dei civili, mostrando l’orrore sul volto dei bambini, ritraendo i tedeschi catturati. Armato solo della sua macchina fotografica, corre gli stessi rischi di quei soldati che forse non torneranno mai a casa. Arriva però il momento nel quale si rende conto che una foto racconta sempre solo una parte della verità e che in certi casi è necessario mantenere una giusta distanza per non banalizzare la realtà. Età di lettura: da 12 anni. Recensione Questo istruttivo libro per ragazzi nasce da una mostra dedicata a Robert Capa. Nel corso della sua attività, il famoso fotografo, ha raccontato alcuni dei più grandi conflitti bellici, dalla guerra civile spagnola alla Seconda Guerra Mondiale, affermandosi come uno dei fotoreporter più influenti del Novecento. “Se le tue fotografie non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino” amava sostenere l’artista che, con il suo obiettivo, ha vividamente catturato gli eventi cruciali di un’Europa nella morsa dei totalitarismi, documentando gli stravolgimenti politici e sociali tra gli Anni Trenta e Cinquanta. Endre Ernő Friedmann, vero nome dell’artista ungherese, si appresta ad incontrare i giovani (e non solo) lettori italiani, grazie a un nuovo romanzo per ragazzi ispirato alla sua avventurosa biografia. Nato a Budapest nel 1913 in una famiglia ebrea e costretto ad abbandonare il suo Paese per via delle simpatie socialiste, Robert Capa giunge nel 1931 a Berlino; da lì, nel 1932, viene mandato in Danimarca come inviato a seguire una conferenza di Lev Trotsky: nonostante fosse proibito l’ingresso ai fotografi, Endre riesce a introdurre nel congresso una piccola macchina fotografica Leica, realizzando una serie di ritratti del politico di rara potenza. Nel 1933, dopo l’ascesa del Nazismo in Germania, il fotografo si trasferisce in Francia, dove conosce la grande fotografa di guerra tedesca Gerda Taro: Endre se ne innamora, iniziando con lei una collaborazione straordinaria, e una delle storie d’amore più iconiche dell’arte. Nel 1936 scoppia la Guerra Civile in Spagna, e i due si recano sul fronte per documentare il conflitto: per vendere meglio le proprie opere ai giornali, Friedmann adotta lo pseudonimo di Robert Capa. È durante quel periodo che viene scattata la celeberrima Morte del miliziano lealista, indubbiamente la fotografia di guerra più famosa di ogni tempo. Questi e altri eventi storici sono narrati all’interno di questo volume che si muove tra biografia e romanzo. Il libro esplora le molteplici sfumature dei conflitti bellici e della sofferenza umana, prendendo il fotografo come testimone eccellente del dramma della guerra. Nel corso della storia, Capa corre, con la sua macchina fotografica al collo, gli stessi rischi di quei soldati che forse non torneranno mai a casa: segue gli Alleati in Nord Africa, si fa paracadutare in Sicilia e risale l’Italia a ridosso della linea del fronte; è con le prime ondate di sbarco in Normandia, nella Parigi appena liberata, e nei campi di sterminio nazisti, dove l’orrore sarà tale che il reporter non riuscirà a scattare nemmeno una foto. Conducendo i più giovani nella storia del protagonista, il libro è, anche e soprattutto, una profonda riflessione sulla guerra e sul male, sulla necessità e sulla possibilità di raccontare l’orrore senza banalizzarlo e senza tradire la verità. Questo è un romanzo che esplora con sensibilità e profondità il tema della connessione umana in un mondo sempre più distante. Gli autori utilizzano una prosa evocativa, capace di trasmettere le emozioni più sottili e le sfumature delle interazioni umane. La struttura del romanzo, alternando diverse prospettive, permette di comprendere i punti di vista e i conflitti interiori di ciascun personaggio, creando un affresco ricco e variegato. Una lettura che consiglio a chi cerca una storia toccante e coinvolgente, che rimane impressa nella mente e nel cuore del lettore, ma soprattutto a tutti coloro che amano l’essenza della fotografia. Alcune note su Luca Cognolato Luca Cognolato è nato a Marghera nel 1963, si è laureato in Lettere all’Università di Ca’ Foscari e, dopo numerose occupazioni, oggi insegna lettere alle Superiori. Collabora con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata dell’Università degli studi di Padova con incontri per i corsisti post laurea e gira per chiacchierare di lettura e scrittura con tutti gli appassionati di storie. I suoi libri sono tradotti e pubblicati in molti paesi. Per Edizioni EL ha pubblicato Basket League – Fuori Area e Campioni del basket di ieri e di oggi . Con Silvia del Francia ha scritto L’eroe invisibile , vincitore del premio «Selezione Bancarellino», inserito nei «White Ravens» della Internationale Jugendbibliothek, tra i titoli della Biblioteca della Legalità (Bill) e della FNLIJ, la Fondazione Nazionale dei Libri per Bambini e Ragazzi del Brasile. Alcune note su Silvia Del Francia Silvia Del Francia è nata a Padova nel 1966. Libraia per molti anni, adesso è counselor educativa, ma continua ad occuparsi di promozione della lettura perché crede che le storie siano necessarie per stare bene, creare legami, scoprire se stessi e il mondo che ci circonda. Viene invitata anche all’università per parlarne. Scrive a quattro mani con Luca Cognolato, con il quale ha pubblicato L’eroe invisibile (vincitore del premio «Selezione Bancarellino», inserito nei «White Ravens» della Internationale Jugendbibliothek, tra i titoli della Biblioteca della Legalità e della FNLIJ, la Fondazione Nazionale dei Libri per Bambini e Ragazzi del Brasile. TAG: #narrativa_per_ragazzi, #biografia, #luca_cognolato, #silvia_del_francia, #voto_cinque
RECENSIONE: Ascensione (Martin MacInnes)
Autore: Martin MacInnes Traduttore: Daniele Gewurz, Isabella Zani Editore: SUR, 2024 Pagine: 450 Genere: Narrativa straniera, Fantascienza Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 12.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.edizionisur.it/catalogo/paese/gran-bretagna/ascensione/ Trama Leigh è una giovane biologa marina olandese, con una storia familiare difficile, che viene reclutata per una spedizione in una misteriosa, profondissima fossa oceanica appena scoperta. Gli esiti della spedizione sembrano fornire stupefacenti nuovi indizi sull’origine della vita sulla Terra, e la condurranno prima in una base di ricerca nel deserto della California e infine in un viaggio in astronave oltre i confini della nostra galassia. Che cosa ci rende davvero umani: i quotidiani legami affettivi con i nostri simili, oppure l’insopprimibile desiderio di esplorare l’universo? Un gioiello di fantascienza letteraria che spazia fra la dimensione intima e quella cosmica, un romanzo dal ritmo avvolgente che ci accompagna negli abissi e fra le stelle facendoci provare una potente, inquieta meraviglia e la preziosa sensazione di sentir venire meno i confini fra «noi» e «la natura». Recensione Questo romanzo, finalista del Booker Prize, può essere incasellato nella letteratura mainstream, ma in realtà si tratta di pura fantascienza. Per essere precisi narra una storia in cui vi sono gli aspetti trascendenti di 2001: Odissea nello spazio di Clarke e Contact di Sagan , la stranezza e il distacco sociale di Annihilation di Jeff VanderMeer e la meraviglia del film Arrival di Denis Villeneuve . Questo è un romanzo sulle origini umane e il primo contatto, ma anche sui legami familiari e sulla solitudine. Leigh, giovane ricercatrice, viene presa a bordo di una nave impiegata per studi biologici e geologici e inviata a studiare quella che appare una fossa oceanica di grandissima profondità. La biologa ha il compito di elaborare un piano atto allo sviluppo di alghe da coltivare in laboratorio; lo scopo sarà di fornire le spedizioni nello spazio di un continuo approvvigionamento continuo di cibo sano e fresco. Dopo una serie di riferimenti al passato familiare della ragazza, al rapporto con la madre che comincia a dare segni di decadimento mentale, alla sorella che deve occuparsi della suddetta madre, il lettore viene a sapere che la fanciulla farà parte dell’equipaggio spaziale che andrà fino ai confini dell’universo. Questo grazie a un sistema di accelerazione strepitoso, che sarà in grado di portare i viaggiatori quasi alla velocità della luce verso un segnale misterioso apparentemente proveniente da una intelligenza superiore. Molto interessante la descrizione del viaggio spaziale e molto ben descritti i personaggi e i loro legami che occupano buona parte del romanzo. La scrittura veloce permette di scorrere le pagine nonostante alcune descrizioni un po’ pesanti che però sono utili per immaginare realtà a noi non consone come viaggi ad alta velocità o la possibilità di piegare il tempo che origina piani paralleli in cui passato e presente scorrono fianco a fianco. Un buon libro di fantascienza che consiglio a tutti coloro appassionati del genere che vogliono un'opera importante con elementi significativi, ma che richiede una lettura paziente. Alcune note su Martin MacInnes Martin MacInnes è nato in Scozia nel 1983 e vive a Edimburgo. Ha lavorato a lungo come libraio. Ascensione , il suo primo titolo tradotto in Italia, è stato candidato al Booker Prize e ha vinto il National Book Award scozzese come miglior romanzo dell’anno e l’Arthur C. Clarke Award, il più importante premio inglese di fantascienza. Nel Regno Unito ha già pubblicato altri due romanzi: Infinite Ground (2016), con cui ha vinto il Somerset Maugham Award per gli esordienti sotto i trent’anni, e Gathering Evidence (2020), che lo ha fatto definire sul Times «il miglior scrittore sperimentale oggi in circolazione». TAG: #narrativa_straniera, #fantascienza, #daniele_gewurz, #isabella_zani, #martin_macinnes, #voto_quattro
RECENSIONE: Tony nessuno (Andrés Montero)
Autore: Andrés Montero Traduttore: Giulia Zavagna Editore: Edicola Ediciones, 2018 Pagine: 220 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 6.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.edicolaed.com/negozio/al-tiro-it/tony-nessuno/?srsltid=AfmBOoqJDn9F43eqmIwxbL6v6OE737HB7Sl1toXnZrH4lz9sf0vQ1l4F Trama La vita del Grande Circo Garmendia, che a dispetto del nome non è altro che un misero e polveroso baraccone di provincia, viene rivoluzionata dall'arrivo di un misterioso arabo che lascia in dono al capofamiglia due libri antichi e uno strano bambino senza nome. Saranno proprio quei libri, niente meno che Le mille e una notte, a cambiare per sempre le sorti del circo, da quando la trapezista Javiera - trasformatasi in una novella Shahrazàd - inizierà a incantare il pubblico con i suoi racconti dal sapore leggendario. Dopo anni di sacrifici, gli spalti del Grande Circo Garmendia tornano a riempirsi, la voce si sparge di città in città, e la compagnia torna ad assaporare una gloria che credeva persa per sempre. Quello che Javiera ancora non sa è che insieme al successo i libri porteranno nel suo destino anche i tragici riflessi di una maledizione antica. Ambientato in un'atmosfera onirica, popolata da personaggi bizzarri, sospesi sul confine che separa la realtà dall'illusione e alla continua ricerca del proprio posto nel mondo, Tony Nessuno di Andrés Montero è un romanzo che celebra la forza della narrazione orale, una favola nera dedicata al potere delle storie ascoltate, di quelle tramandate e di quelle taciute. Recensione Lo scrittore e cantastorie cileno incanta i lettori narrando una storia, anzi meglio dire una favola non convenzionale; una di quelle dalle sfumature noir il cui passaggio alle gradazioni risulta triste e malinconico. Il circo rappresenta gioia e divertimento e, tra luci abbaglianti e costumi sfavillanti, si consumano le vite dei protagonisti di questo romanzo, vincitore del Premio Iberoamericano de Novela Elena Poniatowska 2017. Una fiaba il cui punto focale è l’equilibrio tra realtà e finzione, sempre in bilico tra ciò che è immaginazione e ciò che si crede sia la realtà. La storia parla del Grande Circo Garmendia che, a discapito del nome, di grande non ha quasi nulla. Un circo piccolo, costretto a girare in continuazione tra una città e l’altra con somma fatica, un circo che non ha bestie feroci e che quando le ha non finisce bene. I membri di questa famiglia sono personaggi dai nomi caratteristici. Vi è il vecchio Malaquias, burbero capo famiglia, autoproclamatosi erede della dinastia. C’è la zia Magdalena, donna tutta d’un pezzo e poi Tony Mora, Tony Mirtillo, il fantasma di Tony Sigaretta e Javiera, la piccola narratrice e novella Shahrazàd che, con le sue storie, riesce a mantenere in vita il circo e infine il bambino Tony Nessuno, portato dall’arabo e che nessuno vuole in quanto sembra portar male. Oltre al bambino, l'arabo lascia anche due antichi tomi contenenti i racconti de Le mille e una notte. Tra superstizione e razionalità si muovono i personaggi sul palcoscenico di una vita dura, violenta, fatta di lacrime, ma anche di amore e impegno. Javiera sopravvive insieme al suo Tony e, come i protagonisti del celebre libro Mille e una notte, vivono fino alla fine un sogno, una chimera, una quiete oscura in cui si abbandonano danzando come equilibristi sulla fune della vita tra vero e falso. Le pagine scritte da Andrés sono colme d’emozione, una narrazione nella narrazione, che culmina in un punto equidistante tra realtà e illusione. Un libro che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura incantevole nel senso più stretto del termine e dove melodramma e leggerezza si fondono in qualcosa di assolutamente unico. Alcune note su Andrés Montero Andrés Montero è nato a Santiago del Cile nel 1990, è scrittore e narratore orale, co-fondatore della compagnia teatrale La Matrioska . È autore di libri per ragazzi e adulti. Ha vinto il X Premio Iberoamericano de Novela Elena Poniatowska, il Premio Marta Brunet, il Premio Municipal de Literatura, il Premio Pedro de Oña e il Premio Círculo de Críticos de Arte. I suoi libri sono pubblicati in Cile, Argentina, Spagna, Grecia e Danimarca. In Italia, Edicola Edizioni ha tradotto il suo primo romanzo Tony Nessuno (2018) e la raccolta di racconti La morte goccia a goccia (2022). È direttore della Scuola di letteratura e tradizione orale Casa Contada . TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #giulia_zavagna, #andrés_montero, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Meccanica di un addio (Carlo Calabrò)
Autore: Carlo Calabrò Editore: Marsilio, 2024 Pagine: 224 Genere: Narrativa italiana, Thriller Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2979014/meccanica-di-un-addio Trama Per l’ingegner Florian Kaufmann, nato e cresciuto nella prevedibile tranquillità della Svizzera, l’animale più pericoloso dell’Amazzonia non è né il caimano, né il giaguaro. Kaufmann ha un problema soprattutto con gli esseri umani, e in particolare con quelli del minuscolo villaggio brasiliano di Araxá do Oeste, dove il suo sogno d’impresa ecologica ed etica si sta rivelando un probabile fallimento. E proprio quando sembra che gli affari possano finalmente andare per il verso giusto, i suoi progetti vengono stravolti, costringendolo a barcamenarsi tra poliziotti incapaci, concorrenti senza scrupoli, zelanti assicuratori e una rete di criminali pronta ad assoldarlo. O forse a farlo fuori. La logica, in Brasile, raramente è lineare. La ricerca della verità porterà Kaufmann a riconsiderare le sue scelte personali e professionali, obbligandolo a riesaminare i suoi principi morali e ad accettare i suoi limiti e le sue debolezze; e, infine, a fare una scelta radicale e risolutiva. Un originale e avventuroso thriller nella foresta amazzonica, tra conflitti ambientali, inganni, dilemmi morali e sviluppi imprevedibili. Recensione Questo thriller d'esordio trasporta il lettore nella lussureggiante giungla tropicale, tra spaesamenti, questioni ecologiche, dilemmi etici e palpiti del cuore. Proprio nella foresta amazzonica l’ingegnere svizzero Florian Kaufmann ha impiantato la sua segheria modello, rispettosa dell’ambiente, ecocompatibile e di qualità. Di fronte al suo stabilimento ha sede quello del suo acerrimo rivale, Anselmo Kowalski, che oltre a lavorare nell’ambito dei legnami, alleva anche vacche. Kowalski è l'opposto dello svizzero, ha modi piuttosto rozzi e sbrigativi e bada ai suoi affari senza andare troppo per il sottile. Quando una sera un gigantesco incendio devasta la segheria di Kaufmann, quest’ultimo non può non sospettare del rivale polacco. Come sempre però non tutto è come appare e, quando la polizia ispeziona i resti dell’incendio, salta fuori un cadavere che scompiglia le carte in tavola e genera una serie di vicende inaspettate. L'autore, che conosce il Brasile in quanto ci ha vissuto e lavorato a lungo, ambienta in Amazzonia una storia dai toni cupi, ma che riesce anche a far sorridere. I personaggio risultano ben delineati. A partire da Florian Kaufmann, trasformatosi da imprenditore a detective, amante del buon vino e delle belle donne. Molto interessante il finale aperto che annuncia altre avventure per il protagonista di questo romanzo. Il tema centrale è senza ombra di dubbio quello di una umanità irrispettosa dell’ambiente e crea la propria ricchezza su enormi speculazioni, generando fiumi di denaro sporco che a loro volta alimentano narcotraffico e corruzione. Per Florian la reazione a questi eventi non è una condanna etica, ma un'azione pragmatica supportata da un sano distacco. Questo personaggio non è un santo, ma sa ben scegliere da che parte stare quando vi sono questioni spinosa e serie. Trama pervasa da un piacevole registro ironico. Lo è nei momenti in cui Kowalski dimostra di comportarsi da stupido a sua insaputa; lo è quando l’ex compagna di Florian, Diana, con la sua postura da intellettuale di San Paolo, ne critica il comportamento senza tuttavia saper fornire alcuna ricetta pratica. O ancora quando la coppia di assicuratori che arrivano in Amazzonia, lei brasiliana e lui svizzero doc, cercano di far fronte ai delitti scoperti in loco. Anche se simile ad altri libri del genere, questo esordio si rivela un avventuroso thriller caratterizzato da personaggi credibili e ben costruiti e da una storia che cattura fin dalla prima pagina. Un libro che consiglio a tutti coloro che amano storie di suspence senza però rinunciare ad un pizzico di ironia. Alcune note su Carlo Calabrò Carlo Calabrò è nato a Palermo. Bioingegnere per formazione, sceneggiatore e attore per passione, in un paio di vite precedenti è stato anche consulente, banker e imprenditore tra Parigi e San Paolo. Sposato, due figli, vive e lavora a New York. TAG: #narrativa_italiana, #thriller, # carlo_calabrò, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Il segreto giapponese del tè verde. Virtù, benefici e riti della bevanda più antica al mondo (Izumi Forasté Onuma)
Autore: Izumi Forasté Onuma Traduttore: Silvia Bogliolo Editore: Corbaccio, 2024 Pagine: 224 Genere: Benessere Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.corbaccio.it/libri/il-segreto-giapponese-del-te-verde-9791259921796 Trama La medicina tradizionale cinese utilizza le foglie di tè verde da più di quattromila anni. Solo in un tempo successivo sono diventate un infuso da assaporare. Si dice che furono i monaci buddisti a introdurlo in Giappone circa milleduecento anni fa, e inizialmente era una bevanda pregiata, riservata ai monaci e alla nobiltà. Negli ultimi decenni, il tè verde è diventato molto popolare in Occidente, anche se pochi conoscono veramente tutte le sue proprietà benefiche e i suoi rapporti con la cultura e la spiritualità giapponesi. Izumi Forasté, autrice ispano-giapponese partecipe e innamorata di entrambe le culture, descrive approfonditamente la storia di questa bevanda molto speciale, le sue diverse applicazioni, le varietà e gli usi pratici, in cucina e nella cosmesi. E ne analizza lo stretto rapporto con quei valori della cultura giapponese che possiamo adottare nella nostra vita quotidiana per circondarci in ogni momento di bellezza, semplicità e salute. Recensione In questo libro Izumi Forasté Onuma insegna al lettore tutti i segreti di una delle bevande più antiche del mondo e come si possa godere appieno di tutte le sue virtù, sia in cucina che in relazione alla spiritualità e alla conoscenza di sé. Il volume è diviso in sedici sezioni e inizia con una introduzione dove l'autrice, di madre giapponese, ricorda la sua infanzia e il suo rapporto con il tè verde. Segue poi una breve storia di questa bevanda dove di apprende che le foglie del tè verde sono utilizzate dalla medicina tradizionale cinese da oltre quattromila anni e che vengono importate in Giappone dai sacerdoti buddisti giapponesi ed è grazie a loro che, nel corso degli anni, il consumo di tè verde riesce a raggiungere tutte le classi sociali. Dopo la parte storica, il libro prosegue analizzando il consumo di tè verde nel Giappone di oggi. La quarta sezione è dedicata alla cerimonia del tè e ai suoi quattro principi: armonia (wa), rispetto (kei), purezza (sei) e tranquillità (jaku). Si apprende che tale cerimonia è fortemente legata allo sviluppo personale, poiché permette di crescere come persone attraverso la pratica dei quattro principi e delle sette regole che bisogna osservare quando si ricevono ospiti. La sezione successiva si occupa delle proprietà benefiche di questa bevanda sull'uomo. Segue la parte dedicata ai principali tipi di tè verde giapponese e le loro caratteristiche. La sezione sette è dedicata alle domande frequenti come ad esempio a che ora conviene bere il tè verde. Dopo aver spiegato nel dettaglio come preparare una buona tazza di tè verde, il libro continua con la sezione nove dedicata completamente ad uno dei tè più pregiati e costosi: il matcha. Qui si apprendono la sue proprietà e come prepararlo in modo adeguato. Non mancano ricette più "occidentali" come ad esempio il Matcha-Latte. La decima sezione è dedicata alle tazze e teiere che devono essere impiegate per gustare al meglio questa benefica bevanda. In modo correlato si prosegue con il rito del tè verde dove viene spiegato ad esempio come appoggiare la tazza sul piattino o come orientarla. Molto interessante e poco conosciuta la sezione dodici dove vengono descritte vere e proprie ricette che possono essere utilizzate come trattamenti di bellezza (Es: scrub al tè verde). La parte successiva è invece completamente dedicata alle ricette culinarie che si possono preparare con il tè matcha (Es: gelato al Matcha). La sezione quattordici si concentra su come sfruttare le foglie di tè usate. Ad esempio sapevate che si può creare un profumo per ambiente con le foglie di questa bevanda? La penultima sezione ha come fulcro il rapporto che ha il tè verde con la mindfulness. Molto carina l'ultima parte dedicata ai proverbi popolari legati al tè verde. Un libro delizioso e ben scritto che consiglio a tutti coloro che cercano una ottima guida per gustare al meglio questa preziosa bevanda. Alcune note su Izumi Forasté Onuma Izumi Forasté Onuma è cresciuta tra due culture diverse. Di padre spagnolo e madre giapponese ha sempre coltivato uno spiccato interesse per la cura di sé e le tendenze più all’avanguardia nell’ambito della dermatologia, della chimica e della medicina estetica giapponesi. Oltre che di Il segreto giapponese del tè verde , è autrice anche di Il segreto giapponese dello yoga facciale . TAG: #benessere, #silvia_bogliolo, #izumi_forasté_onuma, #voto_quattro
RECENSIONE: Diario di un monsatero. Parole di un ateo in cammino (Alex Corlazzoli)
Autore: Alex Corlazzoli Editore: EDB, 2024 Pagine: 196 Genere: Saggi, Spiritualità, Psicologia Prezzo: € 15.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.dehoniane.it/9788810175552-diario-da-un-monastero Trama Questo non è un diario, una cronaca dei fatti, un quaderno di memorie, né tanto meno un insegnamento sul monachesimo. Alex Corlazzoli ha sostato per lungo tempo in un monastero e in questo libro offre ai lettori la propria esperienza. La sua è la semplice e onesta narrazione di ciò che ha vissuto a contatto giorno e notte con i monaci. Grazie a un acuto spirito di osservazione e a una grande capacità di interpretazione, l’autore ci consegna la vita monastica letta da occhi che hanno saputo vedere, osservare, cogliere e da orecchi che hanno saputo ascoltare, discernere, comprendere. Presentazione di Enzo Bianchi. Recensione Alex Corlazzoli, giornalista e insegnate, torna ad “imparare”, come scrive lui stesso. Capita solo ai migliori maestri e lui credo proprio lo sia. In questo suo ultimo scritto, Corlazzoli si è infatti davvero fatto discepolo. Non di una fede, di una pratica o di una regola, ma di una della famiglia allargata dei monaci di Cellole, vicino a San Gimignano che lo hanno accolto. Fratelli che niente hanno chiesto e voluto, se non che lui almeno per qualche tempo diventasse uno di loro. Gli amici si scelgono, ma quando entri in un monastero sicuramente non vi è la scelta. Ti ritrovi dei fratelli con pregi e difetti come in una vera famiglia. Lui, Corlazzoli, nei ringraziamenti finali scrive: "Non esiste nel dizionario un sostantivo che possa descrivere la fratellanza nata tra me e loro" . Un’esperienza unica, che per questo "ateo in cammino" , come l'autore si definisce, è stata come una folgorazione. Alex ha avuto il grande merito di aver accettato quasi implicitamente una condizione essenziale del monachesimo, si è spogliato. Si è tolto i vestiti della sua professione ed è rimasto nudo. Ha perso immagine e maschere del mondo, smartphone e distrazioni e ha ricominciato a vivere. È nato una seconda volta e ha ritrovato tutti i suoi desideri più veri, che non sono affatto spariti, compreso quello sessuale. Lo si capisce bene leggendo questo diario che, passo dopo passo, ci riporta alla scoperta/riscoperta delle cose più semplici della vita: il tempo, il silenzio, le pietre, l’orto e la vegetazione, persino gli animali. Che siano gli uccelli del cielo o la splendida Sincletica, la gatta adottata dai monaci, vera sovrana del monastero, che ha il nome di una donna eremita del IV secolo. Fra le cose riscoperte dal giornalista vi è anche la preghiera e attraverso di essa entra, di colpo, il mondo. Il diario infatti è, prima e dopo, dedicato alle cose quotidiane, minime, della vita, riassaporate una per una, come in un catalogo. Qui invece irrompe l’attualità: come se, guardando in alto, lo sguardo si sollevasse e diventasse planetario. La Terra, il nostro pianeta, arriva tutta e con intensità in quel Monastero attraverso la magia della domanda a Dio e della sua Parola. Come si può leggere già nella bella prefazione di Enzo Bianchi, i monaci non s ono solo un gruppo, come capita ormai sempre di più nella nostra società, sono davvero una comunità. Riprendendo le parole del fondatore della comunità di Bose i monaci "vogliono essere una memoria della communitas, un antidoto alle forze centrifughe, disgreganti, individualistiche. Tutto è per loro comune, e la stessa personalità del singolo non deve diventare singolarità contro o senza gli altri". Aggiunge che, al giorno d'oggi, essere monaci è una missione controcorrente che permette di ritornare alla semplicità e ai veri valori. Un libro che consiglio a tutti coloro che vogliono imparare cosa vuol dire vivere in una autentica comunità. Alcune note su Alex Corlazzoli Alex Corlazzoli, giornalista, maestro, scrittore, viaggiatore, scrive per «Il Fatto Quotidiano», «Focus Junior», «Focus Scuola», «Scarp de Tenis» e «Conflitti». Nel novembre 2014 è stato nominato tra i primi 100 digital champions italiani. Nel 2021 si è aggiudicato il XVII premio nazionale Anpi - Renato Fabrizi e primo premio nella V edizione del concorso giornalistico Comunicare la gratuità. Tra i suoi libri più recenti: Paolo sono (2022); Le ali per volare. La storia di Frida (2023); Lettera a una professoressa del nuovo millennio (2023). TAG: #saggi, #spiritualità, #psicologia, #alex_corlazzoli, #voto_quattro
RECENSIONE: Un gran desiderio di silenzio (Anne Le Maître)
Autore: Anne Le Maître Traduttore: Vincenzo Salvati Editore: EDB, 2024 Pagine: 164 Genere: Saggi, Spiritualità, Psicologia Prezzo: € 15.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.dehoniane.it/9788810301456-un-grande-desiderio-di-silenzio Trama Un famoso filosofo concludeva il suo grande trattato scrivendo che «di ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere». Come interpretare questo aforisma? Il silenzio è un fallimento? O il silenzio è il tempo che raccoglie ed esalta quanto accade? Il nostro mondo è saturo di rumore e di immagini. La rete è in realtà, in ultima analisi, un flusso incessante di parole, musica e video. Un flusso la cui virtù dovrebbe essere quella di connetterci gli uni agli altri, ma il cui vero vizio è quello di renderci dipendenti. E all’improvviso ci chiediamo: come possiamo liberarci, come possiamo disconnetterci, come possiamo riscoprire non solo la possibilità del silenzio, ma il suo significato? In mezzo al frastuono, presi dall’isteria delle grida, delle rivolte e delle polemiche, perché non facciamo un passo indietro? Perché non proviamo, per una volta, a fare silenzio? È quello che ci invita a fare l’autrice, in una riflessione nutrita di ricchi riferimenti letterari e di scanzonati aneddoti presi in prestito dal suo percorso personale. Il silenzio è libero, improduttivo e, in ultima analisi, profondamente più sovversivo di qualsiasi slogan. Recensione Anne Le Maître ci invita ad ascoltare il nostro desiderio di silenzio. Sentiamo sempre di più il bisogno di fare spazio al silenzio; spesso ne gridiamo la mancanza. Allora perché questa impossibilità di approfittarne quando si manifesta? La scrittrice ci accompagna in questa contraddizione particolarmente evidente che caratterizza le nostre vite attive. Il silenzio risulta legato alla morte e all'eternità. Al centro del desiderio di silenzio si esprime così la ricerca di Dio. L'autrice inizia situando il proprio desiderio di silenzio nella tradizione filosofica e religiosa dell'Occidente, dove l'antica superiorità della vita contemplativa su quella attiva ha lasciato progressivamente cedere il posto alla supremazia dell’uomo attivo e produttivo, figura centrale della "civiltà del rumore". Lo spazio destinato all'interiorità si è ristretto fino a scomparire, alimentando, così, la sete di silenzio dentro di noi. Nel libro Anne Le Maître ricorda il tempo condiviso con il suo compagno accolto nel servizio di cure palliative, fino alla separazione definitiva per morte. È da questo incontro faccia a faccia con la morte imminente della persona amata che si irradiano tutte le meditazioni. Il lettore chiude il libro non con una conoscenza ordinata sul silenzio, ma piuttosto con preziosi consigli che risultano rigeneranti come l'acqua limpida e fresca. Un agile libro che consiglio a chi vuole trovare uno spazio meditativo, seguendo le orme di grandi pensatori. Alcune note su Anne Le Maître Anne Le Maître è un’acquarellista francese e autrice di numerose pubblicazioni. Un primo viaggio in Sénégal a 18 anni l’ha fatta interessare alla geografia e appassionare ai paesaggi. Ha pubblicato molti quaderni di viaggio, illustrati da lei stessa, a partire da quello sul Cammino di Santiago di Compostela. L’edizione originale di questo testo ( Un si grand désir de silence ) ha ricevuto il Prix littéraire de la Liberté Intérieure nel 2023. È inoltre autrice di diverse raccolte di poesia e collabora con Études e La Vie . Insegna la propria arte nel suo atelier a Digione. TAG: #saggi, #spiritualità, #psicologia, #vincenzo_salvati, #anne_le_ma ître , #voto_quattro
RECENSIONE: Territori improbabili. Una storia architettonica dell'umanità. (Pedro Torrijos)
Autore: Pedro Torrijios Editore: Il Saggiatore, 2024 Pagine: 344 Genere: Saggi, Architettura Prezzo: € 29.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.ilsaggiatore.com/libro/territori-improbabili Trama Dietro ognuna delle mete qui raccolte c’è una storia cui è difficile credere. È il racconto di piccoli eventi e grandi imprese, di successi e fallimenti, di cimiteri ferroviari e navi volanti, di cicatrici di cemento, castelli di cartapesta e fantasie stralunate: da Fordlândia, la città utopico-industriale edificata da Henry Ford in Brasile, alle carceri panottiche progettate dai pensatori razionalisti del Settecento, dalle architetture boliviane simili a Transformer alle isole popolate di bambole inquietanti. Enormi o microscopici, futuristici o primitivi, abbandonati o affollati, in queste pagine si alternano luoghi che non esistono più, vittime del tempo o della superbia; luoghi che abbiamo sotto al naso ma non vediamo per noia o distrazione; luoghi che non possiamo smettere di guardare e luoghi che non vogliamo vedere perché ci fanno paura o ci ricordano la nostra insignificanza; luoghi, infine, che non dovrebbero esistere perché sembrano vivere nel passato, nel futuro o nei recessi dell’immaginazione. Territori improbabili scandaglia il pianeta alla ricerca di stranezza, eccentricità ed estro, esortandoci a riconoscere bellezza e significato anche tra pilastri di cemento e cataste di ferro arrugginito. Un’opera che ci ricorda come ogni edificio brilli della luce delle ambizioni che lo hanno eretto e insieme a esse si spenga; ma anche come la sua storia sia composta di altre storie, che insieme a essa gli sopravvivranno. Recensione Per chi non lo conoscesse, Pedro Torrijos, molto attivo sui social, ha una straordinaria capacità divulgativa che spinge tutti quanti, nessuno escluso, ad interessarsi di architettura. I soffitti, le pareti e perfino gli orizzonti che appaiono attraverso finestre e balconi sono gli elementi che gli architetti utilizzano per determinare il modo in cui esistiamo e l'autore lo sa bene. Però ai più è stato insegnato solo ad ammirare le realizzazioni dei grandi architetti come , ad esempio, Óscar Niemeyer , Richard Meier , Norman Foster , Zaha Hadid e Santiago Calatrava . Ma c'è un'altra architettura, molto più umana, divertente e soprattutto con una storia molto più emozionante da raccontare, e di cui non abbiamo idea. Situato in territori attraverso i quali ognuno di noi farebbe volentieri un viaggio. Questo saggio porta il lettore proprio in questi territori. L'autore non vuole occuparsi del valore artistico o culturale delle strutture, ma si concentra principalmente sulla storia umana e sociale che sta dietro edifici e/o città. Ciò che Torrijos racconta è un'esperienza, ed è la cosa più simile ad un autentico viaggio. Anche il libro è costruito geometricamente come si addice ad un architetto: cinque sezioni, dieci capitoli ciascuna (escludendo la prefazione che caratterizza l'inizio di ogni sezione) che si concludono per il lettore con la stessa domanda: vediamo dove mi porta ora Torrijos. La prima sezione si occupa dei "Luoghi che non esistono più". L'autore racconta di Fordlandia, una città voluta da Henry Ford, il magnate dell'automobile, nel bel mezzo della foresta amazzonica brasiliana per l'estrazione della gomma che serviva alla fabbricazione degli pneumatici. Continua con Kolmanskop, la città mineraria mangiata dal deserto; Instant City a Ibiza; Presidio Modelo a Cuba e molti altri luoghi In "Luoghi che non vediamo", seconda sezione, l'autore racconta storie di luoghi sotterranei, letteralmente invisibili ma non per questo meno reali. Alcuni esempi: Rascainfiernos, la casa-pozzo di un architetto geniale di nome Fernando Higueras; la cattedrale di sale di Zipaquirà in Colombia, una chiesa costruita nelle viscere della terra, ex miniere di sale; La Plata in Argentina, città la cui pianta incredibilmente perfetta si può comprendere solo da satellite. La terza sezione, "Luoghi da cui è impossibile allontanare lo sguardo", Torrijos parla delle origini di Brasilia, la capitale costruita in soli quattro anni; racconta l'assurda architettura unica al mondo, detta cholet di El Alto, Bolivia, una città che si trova a più di quattromila metri di altitudine; racconta di Shibam nello Yemen, un luogo nel bel mezzo del deserto che però è pieno di grattacieli di adobe e calce. Luoghi magnetici che sfidano le tradizioni. Nella quarta sezione, "Luoghi che non vorremmo guardare", l'autore si concentra su posti mostruosi, illegali e folli e strambi. Qui il lettore incontra le mura del Castello della morte, a Chicago; l'isola delle bambole in Messico, un luogo che farebbe rizzare i peli sul corpo di chiunque; il cimitero ferroviario di Uyuni. L'ultima sezione, "Luoghi che non dovremmo esistere", comprende delle storie ancora più strambe, raccontate però sempre con un tono divertente e coinvolgente. Si incontra la storia di Benidorm e i suoi grattacieli senza senso; il Museo Ebraico di Berlino e la sua nascita; il Centre Pompidou e il motivo della sua portata rivoluzionaria. Questo volume è una ottima guida che trasporta il lettore verso luoghi che, molto probabilmente, non avrebbe mai immaginato e forse neanche scoperto. Un saggio mai noioso e molto coinvolgente, impreziosito da fotografie, che consiglio sicuramente ad architetti ed affini, ma anche a tutti coloro che vogliono scoprire luoghi curiosi e fuori dell'ordinario. Alcune note su Pedro Torrijos Pedro Torrijos è nato a Madrid nel 1975, è scrittore, narratore e architetto. Pubblica su El País ed è autore di podcast e iniziative culturali. Territori improbabili è il suo primo libro. TAG: #saggi, #architettura, #pedro_torrijos, #voto_cinque
RECENSIONE: Il Dio dei boschi (Liz Moore)
Autore: Liz Moore Traduttore: Ada Arduini Editore: NN Editore, 2024 Pagine: 544 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.nneditore.it/libro/9791255750482 Trama È l’estate del 1975 quando Barbara Van Laar, adolescente problematica, scompare da Camp Emerson, il campo estivo fondato dalla sua ricca famiglia nel parco delle Adirondack. La notizia fa subito scalpore: anni prima anche suo fratello Bear è sparito nei boschi in circostanze misteriose, e non è mai stato ritrovato. La giovane investigatrice Judyta Luptack comprende subito che tutti nascondono qualcosa: gli uomini della famiglia, che ai tempi di Bear hanno tardato a chiamare i soccorsi; la madre dei ragazzi, incapace di riprendersi dal dolore; il capitano della polizia, che ancora una volta ha fretta di trovare un colpevole, e Tracy, l’unica amica di Barbara al campo e l’unica a conoscere i suoi movimenti segreti. Mentre le indagini procedono, passato e presente si intrecciano, mettendo in luce tradimenti, menzogne, conflitti e giochi di potere. In questo romanzo, Liz Moore mescola thriller e dramma familiare, raccontando una comunità dove ricchezza e benessere diventano gabbie che imprigionano affetti, desideri e ambizioni. Con uno stile limpido e ammaliante, "Il dio dei boschi" si addentra nelle contraddizioni umane come nel folto di una foresta impenetrabile, e ci consegna un ritratto memorabile della giovinezza, dell’amicizia e delle seconde possibilità che la vita concede quando si ha il coraggio di cambiarne le regole. Recensione Questo nuovo scritto di Liz Moore è un romanzo agghiacciante e pieno di suspense che intreccia un racconto di perdita, segreti di lunga data e il potere duraturo dei legami familiari. Ambientata sullo sfondo di un apparentemente idilliaco campeggio estivo, la storia si addentra in un mistero vecchio di decenni che continua a perseguitare la comunità. Barbara Van Laar, un'adolescente ribelle, scompare senza lasciare traccia dal Camp Emerson, un rifugio estivo di proprietà della sua ricca famiglia. Non è la prima volta che una tragedia colpisce i Van Laar. Quattordici anni prima, il fratello maggiore di Barbara, Bear, era scomparso misteriosamente dallo stesso campo. Mentre la ricerca di Barbara si intensifica, il romanzo si addentra nelle vite di coloro che sono stati colpiti dalla scomparsa. Louise, la responsabile del campo, risulta in preda sensi di colpa. Tracy, amica della ragazza, nasconde un segreto che potrebbe contenere la chiave dell'enigma. Alice, la madre in lutto, lotta contro una relazione incrinata con il figlio rimasto. La storia si svolge attraverso gli occhi di vari personaggi, offrendo una visione sfaccettata degli eventi che hanno portato alla scomparsa di Barbara. Ogni prospettiva getta luce sulle complesse dinamiche all'interno della famiglia Van Laar, sulle vite nascoste dei consiglieri del campo e sulle tensioni inespresse che covano nella comunità apparentemente idilliaca. Man mano che l'indagine procede, una rete di segreti a lungo sepolti inizia a svelarsi. Segreti sulla storia del campo, sul passato travagliato della famiglia Van Laar e sui desideri nascosti di coloro che vivono e lavorano all'ombra dell'opulenta tenuta. Altro personaggio del romanzo è Judyta, una giovane e tenace detective determinata a risolvere il mistero vecchio di decenni. Il suo approccio non convenzionale e le sue osservazioni perspicaci scuotono le cose nella sonnolenta cittadina. Potrebbe essere lei a scoprire finalmente la verità su ciò che è successo a Barbara e Bear? I boschi fitti e misteriosi che circondano l'accampamento diventano un personaggio a sé stante. Rappresentano, allo stesso tempo, un luogo di bellezza e pericolo e i loro intricati sentieri rispecchiano il viaggio dei personaggi mentre lottano con i fantasmi del loro passato. Questo romanzo trascende il semplice giallo. È un'esplorazione toccante delle dinamiche familiari, dell'impatto duraturo della perdita e delle complessità del dolore. Vengono presi in considerazione i temi del privilegio contro le difficoltà, la facciata della perfezione e la necessità di spingerci lontano per proteggere coloro che amiamo. La scrittura di Moore è magistrale e crea un'atmosfera agghiacciante che rimane a lungo dopo aver girato l'ultima pagina. Il ritmo crea suspense lasciando indovinare al lettore la fine della storia. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che vogliono intraprendere un viaggio emozionane pieno di colpi di scena inaspettati mentre emerge la verità dietro le misteriose sparizioni. Alcune note su Liz Moore Liz Moore è una scrittrice e musicista americana, e insegna Scrittura creativa alla Temple University di Philadelphia. NNE ha pubblicato I cieli di Philadelphia (2020), da cui è stata tratta la miniserie Long Bright River , Il mondo invisibile (2021) e Il peso (2022), romanzo che è stato selezionato per l’International IMPAC Dublin Literary Award e ha imposto il talento di Liz Moore sulla scena letteraria internazionale. Tradotto in più di venti paesi, Il dio dei boschi è uno dei bestseller americani del 2024, selezionato per il Summer Book Club di Jimmy Fallon e incluso da Barack Obama tra i migliori libri dell’anno. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #ada_arduini, #liz_moore, #voto_cinque
RECENSIONE: Non piangere (Lydie Salvayre)
Autore: Lydie Salvayre Traduttore: Lorenza Di Lella, Francesca Scala Editore: Prehistorica Editore, 2024 Pagine: 256 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 18.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.prehistoricaeditore.it/libro/9788831234207 Trama Spagna 1936. La guerra civile sta per scoppiare. Montse ha quindici anni e, insieme al fratello José, decide di partire per la grande città, dove assiste agli albori della rivoluzione libertaria. Settantacinque anni dopo, davanti a un bicchiere di anisetta, racconta alla figlia gli eventi di quel periodo. Soffre di disturbi della memoria, ma conserva intatto il ricordo splendido di quell’estate del ’36, in cui visse l’unica avventura della sua vita. Alle parole intime e delicate di Montse si intrecciano quelle granitiche di Bernanos che, nei Grandi cimiteri sotto la luna, ebbe il coraggio di scagliarsi contro le atrocità dell’esercito nazionalista, denunciando anche l’infame connivenza tra Chiesa e militari durante la guerra spagnola. Recensione In un romanzo traboccante di emozioni, la scrittrice francese ricostruisce il doloroso e sofferto affresco della Guerra civile spagnola con i lontani ricordi di sua madre, una quindicenne catalana vissuta fino ad allora nell’ignoranza e nella povertà fino all’esplosione libertaria dell’estate del 1936. Il tutto messo a confronto con l’angosciata presa di coscienza di Bernanos, impotente e disgustato spettatore della sanguinosa repressione franchista a Palma di Majorca. La scrittrice presenta sua madre Montserrat Monclus Arjona, detta Montse, settantacinque anni dopo, in Francia, dove si è rifugiata con il marito, a novant’anni compiuti, ormai afflitta da gravi disturbi di memoria. Di tutta la sua vita passata conserva solo il ricordo di quella splendida estate del ’36 in cui ha imparato il significato di vivere. Il ricordo di quando, spronata dalla voglia di libertà, ha lasciato il villaggio con suo fratello e insieme ha raggiunto a Barcellona i rivoluzionari venuti da tutta l’Europa per sostenere i repubblicani spagnoli. In città Montse scopre la vera vita e l’amore con un giovane francese che si chiamava André, l’uomo che le sue figlie chiamano sempre tra loro Andrè Malraux e che, prima di unirsi ai partigiani, concepisce un bambino con lei. Per Montse è la fine della parentesi incantata, il ritorno al villaggio e all’ordine familiare prima dell’esilio in Linguadoca dove, senza poter piangere, deve imparare un’altra lingua e altre abitudini. Alle scarne ma commosse parole di sua madre, l'autrice intreccia quelle indignate di Bernanos che, ne I grandi cimiteri sotto la luna , ha il coraggio di denunciare le atrocità perpetrate dall’esercito nazionalista e l’infame connivenza tra la Chiesa e i militari durante la guerra spagnola, raccontando due diverse testimonianze. Quella del sogno estivo di una ragazza permeata di libertà e quella più politica dell’anno horribilis di uno scrittore famoso. Quella di Montse, figlia di contadini che vivono in un paesino dell’Alta Catalogna, e quella di Georges Bernanos, fervente cattolico e monarchico. Lui che ha sposato la discendente di un fratello di Giovanna d’Arco e ha un figlio che si è arruolato nella falange, lui che, a Palma di Majorca, si trova ad assistere all’atroce repressione franchista della rivolta, orchestrata e benedetta dal clero. Quegli orrori di Majorca gli fanno radicalmente rivedere le simpatie per l’estrema destra nazionalista incarnate dall’Action Française, dalla quale da quel momento si distacca per sempre, e denunciare senza mezzi termini la barbarie dei Nazionalisti in I grandi cimiteri sotto la luna . Il suo violento opuscolo antifranchista che gli valse l’accusa di essere diventato un pericoloso anarchico e una taglia sulla testa da parte del generalissimo. Vincitore del prestigioso premio Goncourt nel 2014, questo è un romanzo di memorie strutturato in modo alquanto particolare. Alle parole di Montse, madre dell’io narrante, si alternano quelle di George Bernanos. Il libro è pervaso dalla violenza di quei terribili anni ma, nello stesso tempo, trova momenti di lirismo e leggerezza soprattutto nell’uso di un misto di francese e spagnolo da parte dell’anziana Montse. Un libro che consiglio a tutti coloro che cercano un racconto difficile da dimenticare, che si avvale di personaggi forti e apre un nuovo spiraglio sulla guerra civile spagnola. Alcune note su Lydie Salvayre Lydie Salvayre nasce nel 1948 a Autanville (centro-valle della Loira) da genitori spagnoli rifugiati, sfuggiti al franchismo durante la guerra civile. Studia lettere moderne all'Università di Tolosa e si laurea anche in medicina: ha esercitato la professione dello psichiatra prima di dedicarsi integralmente alla scrittura. Ha esordito nel 1990 con il romanzo La Dichiarazione, salutato dalla critica e insignito del Premio Hermès. Di lì ha pubblicato una quindicina di romanzi, che gli sono valsi svariati e importanti riconoscimenti, come Il Premio Novembre, il Premio Billetdoux e il Prix Goncourt . Le sue opere sono tradotte in una ventina di lingue. In Francia è edita da illustri editori quali Le Seuil, Juillard e Verticales. In Italia, alcune sue opere sono state pubblicate da Bébert, Bollati e Boringheri, Feltrinelli, Guanda, L’Asino d’oro. Dal 2023, se ne occupa Prehistorica Editore. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #lorenza_di_lella, #francesca_sala, #lydie_salvayre, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Il Natale sbagliato (Ferdinando Albertazzi, Cristiana Cerretti)
Autore: Ferdinando Albertazzi, Cristiana Cerretti Editore: Chiaredizioni, 2024 Pagine: 32 Genere: Narrativa per bambini, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 15.90 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.chiaredizioni.it/e-shop/ Trama È Natale e Cucciola sta scrivendo la letterina dei regali da chiedere a Babbo Natale (prima una bambola...poi una cuffietta)...ma lei ha già tutto! Delusa, per non essere riuscita a pensare a qualche bel dono, diverso da quelli usuali, si avvicina alla finestra per perdersi nel paesaggio cittadino, quando si ritrova di fronte… Babbo Natale. Cucciola vuole un regalo speciale tutto per lei, ma i regali speciali non si chiedono mica in una letterina, perché Gesù Bambino non regala né giocattoli né vestitini. Bisogna chiedere con il cuore...donando. E proprio nel momento in cui impara a donare con il cuore, Babbo Natale se ne va, lasciando in Cucciola il prezioso ricordo di averlo conosciuto. Età di lettura: da 4 anni. Recensione Per Cucciola, la piccola protagonista di questo tenero libri per bambini, un Natale sbagliato è un Natale senza regali. Arrivati all'ultima pagina, però, ci si accorge che il Natale sbagliato è più "giusto" del Natale "normale". Cucciola va in crisi quando sta per scrivere la letterina a Babbo Natale: ha tutto e non sa cosa chiedere in dono. Un Natale senza regali non è un vero Natale, questo è quello che pensa la bimba fino a quando incontra di persona Babbo Natale che le fa comprendere la vera essenza di questa festività. Il Babbo Natale commerciale viene sostituito con un amorevole e solidale Gesù Bambino. È proprio quest'ultimo che quest'anno porta i regali. Non però oggetti materiali, ma regali straordinari. La bimba rimane spiazzata, non è abituata a chiedere regali a Gesù Bambino. Domanda a Babbo Natale di aiutarla in questo compito. Il barbuto risponde che per prima cosa bisogna imparare a guardare gli altri con occhi diversi e poi continua affermando che bisogna riuscire ad essere le ali di riserva e il materassino di gommapiuma degli altri per quando si scoraggiano. Detto ciò, Babbo si dilegua e Cucciola sente pian piano dentro di sé una gioia e una felicità infinita. Un ottimo libro per bambini (e non solo), impreziosito dalle coloratissime illustrazioni, per riflettere sul significato cristiano della festività più attesa da ogni bambino. Alcune note su Ferdinando Albertazzi Ferdinando Albertazzi è torinese di Bologna, firma per i bambini la fortunata serie di Camilla, sul proscenio da più di vent’anni e tradotta in diversi Paesi. Nei romanzi per i ragazzi, affronta sentimenti di forte spessore, decisivi nel percorso di formazione. Collabora a Tuttolibri , settimanale culturale di La Stampa , con una rubrica di letture per i piccoli e gli adolescenti e al periodico specializzato Pepeverd e. Alcune note su Cristiana Cerretti Cristina Cerretti è cresciuta a Roma, disegna libri per ragazzi da più di 20 anni. TAG: #narrativa_per_bambini, #narrativa_per_ragazzi, #ferdinando_albertazzi, #cristiana_cerretti, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Qui non c'è niente per te, ricordi? (Sarah Rose Etter)
Autore: Sarah Rose Etter Traduttore: Lorenzo Medici Editore: La Nuova Frontiera, 2024 Pagine: 288 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 18.50 (cartaceo), € 11.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.lanuovafrontiera.it/prodotto/qui-non-ce-niente-per-te-ricordi/ Trama Dopo appena un anno il lavoro dei sogni di Cassie in una start-up della Silicon Valley si trasforma in un incubo. Schiacciata da orari di lavoro massacranti e richieste irragionevoli, smarrisce il senso della propria esistenza. Anche l’immagine sfavillante di San Francisco, con le sue promesse seducenti, si scontra bruscamente con la cruda realtà della disuguaglianza, in cui la ricchezza si mostra accanto alla miseria degli esclusi. In questo panorama infernale, anche se isolata, Cassie non è mai sola. Fin dalla nascita è accompagnata da un buco nero che si nutre delle sue ansie, dilatandosi o restringendosi in base al suo stato d’animo, e la osserva, aspettando il momento di avvolgerla completamente, mentre il mondo intorno a lei sembra andare in pezzi.Quando l’amministratore delegato la spinge a usare qualsiasi mezzo, lecito o illecito, contro il loro principale concorrente, Cassie dovrà decidere se il miraggio del successo merita davvero quell’estremo sacrificio.Lucido, caustico, profondo, Qui non c’è niente per te, ricordi? racconta l’odissea di una millennial che si barcamena in una società tardo-capitalista. Recensione In questo romanzo, l'autrice statunitense, offre al lettore una narrazione struggente e inquietante della vita di Cassie, una giovane donna che lotta contro la solitudine e il disfacimento emotivo. Il titolo, che risuona come un doloroso promemoria di vuoto e perdita, cattura perfettamente l’essenza della storia: una costante assenza di speranza, un luogo dove niente sembra più avere senso. La protagonista vive e lavora a Silicon Valley, un ambiente dove il successo professionale è spietatamente legato al sacrificio personale. Immergendosi in un lavoro estenuante presso una startup tecnologica, Cassie si sente inghiottita da una vita che si fa sempre più insopportabile. Il buco nero che solo lei può vedere, una presenza costante e minacciosa, è un simbolo potente del suo malessere interiore, che si espande e si contrae insieme alle sue emozioni più oscure. La sua vita diventa una battaglia contro il vuoto, in un mondo che, pur in rovina, non sembra mai fermarsi. Per reggere la partita, Cassie utilizza la droga che assume fin dalle prime ore del mattino per essere produttiva, performante, diventando una finta-sé-stessa e confermando il motto del suo amministratore delegato: “Non fermarti mai. Lavora più sodo. Cresci più che puoi. Trascendi le tue paure. Lascia a casa i sentimenti. Conta solo il risultato”. Il cuore, invece, batte controcorrente. La narrazione segue la trentatreenne nella quotidianità, tra il lavoro alienante, un amore impossibile e fallimentare, amicizie di convenienza e i suoi ricordi familiari, dove un affetto e una grande complicità la legano al padre, mentre sua madre è come una vespa che la punzecchia in continuazione. Anche San Francisco ha un preciso ruolo all'interno del romanzo: è la città degli opposti, dei ricchi e dei senzatetto, che trasforma le persone in tanti gusci vuoti. La scrittura risulta affilata, tagliente, ma colma di un’intimità che fa sì che il lettore senta il le paure di Cassie come fossero le proprie. In questo romanzo, il fallimento personale, il crollo psicologico e l’alienazione si intrecciano con le catastrofi globali. In mezzo a tutto questo, la donna sperimenta un vuoto enorme. Consiglio questa lettura a tutti coloro che cercano un libro dolceamaro e di una potenza spiazzante, dove tutto accade e dove il lettore si immerge in un enorme abisso. Alcune note su Sarah Rose Etter Sarah Rose Etter è autrice della raccolta di racconti Tongue Party e del romanzo Il libro di X (Pidgin 2021) vincitore del Premio Shirley Jackson. I suoi testi sono apparsi su Time, Guernica, Bomb, Bennington Review, The Cut e Vice. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #lorenzo_medici, #sarah_rose_etter, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Ti sfido! Storie di rivalità e duelli senza fine (Anna Vivarelli)
Autore: Anna Vivarelli Editore: Sinnos, 2024 Pagine: 144 Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 14.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.sinnos.org/prodotto/ti-sfido/ Trama Storie di duelli infiniti, di amicizie e di odi fraterni, di eroi e di antieroi; che non parlano di guerre tra eserciti, popoli, nazioni, ma di scontri fra individui, di duelli fisici o immateriali, spesso altrettanto distruttivi. Storie da definire forse esemplari e storie che, tra ossessioni e sfide portate ai limiti estremi, forse non insegnano nulla. Età di lettura: 10 anni. Recensione Un duello è un combattimento formalizzato tra due persone. Nelle società occidentali, un duello ricade sotto una precisa definizione: combattimento consensuale e prestabilito che scaturisce per la difesa dell'onore, della giustizia e della rispettabilità e che si svolge secondo regole accettate in modo esplicito o implicito tra uomini di medesimo ceto sociale e armati nel medesimo modo. L'obiettivo primario del duello non è mai l'estinzione fisica dell'avversario quanto ottenere soddisfazione, ovvero ristabilire l'onore e la rispettabilità dimostrando la ferma volontà di mettere in gioco la propria incolumità per esse. Questo interessante libro propone una serie di racconti su scontri sanguinosi e non. Si parte da una sfida tra due donne alla fine del Settecento: il motivo del litigio è un riferimento all'invecchiamento, le due si feriscono, ma tutto finisce con una lettera di scuse. Non è così il duello tra il travolgente Puškin e George d’Anthes, l’uomo che da anni gli insidia la moglie. Quest’ultimo uccide il fondatore della letteratura russa, nonostante siano cognati. L’autrice racconta anche la competizione feroce tra due paleontologi, che si nascondono vicendevolmente le proprie scoperte; quella tra i fratelli Dassler, inventori tedeschi di famose scarpe da ginnastica; quella, artistica, tra Pollock e de Kooning, e infine quella tra i famosi scacchisti Fisher e Spassky. Sono otto i racconti di questo libro, tutte storie che narrano di conflitti interpersonali che hanno coinvolto personaggi più o meno noti. Storie che testimoniano che lo spirito di competizione è qualcosa di naturale e che riguarda qualsiasi ambito: lottano tra loro gli atleti, i leader politici, gli artisti, gli scienziati, e forse ognuno di noi, più o meno consapevolmente. Si gareggia, ci si sfida, si lotta per vincere un trofeo, ma anche per affermare le proprie idee o la propria personalità. Con una scrittura limpida e asciutta la scrittrice torinese rende viva la Storia e restituisce ai lettori i sentimenti e le azioni di individui molto diversi tra loro. Il tutto risulta impreziosito dai disegni di Macaluso. Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano una raccolta di brevi racconti avventurosi che con uno stile ironico e pungente compiono un viaggio nella Storia, dall’antica Grecia fino al ‘900, toccando geografie e contesti diversi affrontando temi importanti come il conflitto, la competizione, l’importanza del leggere le tante sfumature dell’animo umano. Alcune note su Anna Vivarelli Anna Vivarelli vive e lavora a Torino. Laureata in filosofia, ha esordito come autrice teatrale e radiofonica e ha scritto il suo primo libro per ragazzi nel 1994. Da allora ha pubblicato moltissimi libri, di cui alcuni tradotti all’estero. Nel 2010 ha ricevuto il Premio Andersen come migliore autrice italiana. TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_per_ragazzi, #anna_vivarelli, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Quello che le piante non dicono (Riccardo Rizzetto)
Autore: Riccardo Rizzetto Editore: Sonzogno, 2024 Pagine: 208 Genere: Saggi, Natura Prezzo: € 17.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.sonzognoeditori.it/libro/scheda-libro/4542685/quello-che-le-piante-non-dicono Trama «Mi sono messo nelle loro radici perché mi hanno sempre affascinato: sembrano statiche e silenziose ma sono in realtà incredibilmente duttili. Non potendo muoversi, hanno dovuto sviluppare modi originalissimi di superare le pressioni ambientali trasformando gli svantaggi in opportunità. Prendete le sciafile che vivono bene dove scarseggia la luce, le eleganti acquatiche che fanno la fotosintesi a pelo d’acqua (e a volte sotto), oppure la capacità di alcune di avvelenare (letteralmente) predatori e competitor o di sfruttare le risorse altrui. Pur avendo dato la parola alle dirette interessate, su una cosa mi sono imposto di restare serissimo: non ho mai rinunciato alla correttezza delle informazioni scientifiche. Anche perché dinamiche sofisticate come quelle messe a punto dalla natura per adattarsi, riprodursi e integrarsi in ecosistemi sempre mutevoli (e persino per «addomesticarci»), non avrei saputo inventarmele. Spero che queste pagine siano l’inizio di un viaggio sorprendente alla scoperta delle piante – che siano al mare, in montagna, in un prato o su una mensola di casa –, augurandovi di non ridurvi mai come me, a origliare di nascosto i loro discorsi per spifferare tutto in un libro» (l'autore) Recensione Si presenta come una vera e propria rivoluzione nel campo della botanica la recente ricerca condotta dall’Università israeliana di Tel Aviv che ha messo in evidenza come sembra che anche le piante parlino anche se non sono dotate di corde vocali. Gli scienziati hanno registrando i suoni emessi dalle piante, simili allo scoppiettio del popcorn e impercettibili all’orecchio umano, ma probabilmente udibili da diversi animali, come pipistrelli, topi e insetti. A fornire invece le corde vocali ai vegetali ci pensa l’autore di questo saggio che, quasi per gioco, fornisce le piante della parola e le umanizza. Lo scrittore, docente e dottore forestale, utilizza questo fantasioso espediente per coinvolgere maggiormente il lettore, ma senza mai rinunciare alla correttezza delle informazioni scientifiche. Grazie a questo escamotage narrativo il lettore apprende facilmente perché il vischio è un parassito, la distinzione fra piante sociali e solitarie, perché il pino domestico e il leccio sono più “tipi” da spiaggia del pino marittimo, perché gli anelli rilevano l’eta (e non solo) di un albero, perché alcuni vegetali che consideriamo frutti in realtà non lo sono, perché a volte senza foglie è meglio di sempreverde e molto altro. Un saggio che svela la sensibilità celata delle piante e invita a ripensare il rapporto dell’uomo con esse davvero ben scritto, accessibile a tutti e divertente senza però perdere l’obiettivo della scientificità. Un miscuglio perfetto tra scienza e filosofia che mostra quanto sia profonda l’intelligenza vegetale e quanto l’uomo dipenda dalle piante per la sua stessa sopravvivenza. Un lettura affascinante che consiglio a tutti coloro che vogliono scoprire i segreti del mondo vegetale che ci circonda. Alcune note su Riccardo Rizzetto Riccardo Rizzetto è dottore forestale, docente e conferenziere. Racconta caratteristiche e curiosità sulle piante e sui nostri ecosistemi naturali nel seguitissimo profilo Instagram @ from.roots.to .leaves, diventato in breve un punto di riferimento per tutti gli appassionati del mondo naturale. TAG: #saggi, #natura, #riccardo_rizzetto, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Le tre signore del chiosco di Tokyo (Areno Inoue)
Autore: Areno Inoue Traduttore: Maria Cristina Gasperini Editore: Garzanti, 2024 Pagine: 160 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 16.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.garzanti.it/libri/areno-inoue-le-tre-signore-del-chiosco-di-tokyo-9788811008057/ Trama Nel quartiere di Shibuya, schiere di lavoratori attraversano il crocevia di due delle più grandi strade di Tokyo, a testa bassa e passo svelto. Ma giunti a un certo angolino tutti rallentano, attirati dal profumo inebriante di noodles freschi e riso saltato. Lì c'è il chiosco gestito da tre signore, Kōko, Matsuko e Ikuko. Servono i loro piatti con tanto amore, perché sono convinte che la giusta ricetta possa aiutare i clienti che stanno cercando qualcosa di più di un pasto caldo. Sostengono che la combinazione esatta di ingredienti e la cottura precisa siano capaci di riconnettere le persone al proprio passato e dare loro una chiave per svoltare in meglio il presente. Quella delle tre cuoche è una vera missione, forse perché anche loro portano con sé una grande tristezza. L'arrivo di Susumu, il giovane corriere dallo sguardo gentile, cambia però tutto. Finalmente anche per Kōko, Matsuko e Ikuko giunge il momento di gustare i sapori che possono allentare il nodo dei rimpianti e alleggerire il peso dei ricordi. Non c'è nulla di più confortante, infatti, di una pietanza che scalda la pancia e riporta il cuore a un momento felice. Recensione Questo libretto è un piccolo romanzo che però racconta una grande storia di vita, anzi tre grandi storie di vita. L'autrice trasporta subito il lettore in un ristoratore giapponese che propone piccoli piatti stagionali con un menù ridotto che cambia con regolarità. L'esercizio è gestita da tre donne sulla sessantina. Il capo e proprietario Kōko . Un dipendente anziano di nome Matsuko e un nuovo dipendente, Ikuko. Il romanzo mette in luce il destino delle tre donne. Esse sono tutte single, ma hanno situazioni differenti. Una sta divorziando, l'altra è rimasta vedova da poco e l'ultima attende disperatamente l'amore di colui che ha sempre amato. Il lettore, attraverso le ricette, scopre le loro storie e le loro vite. Ogni capitolo prende il nome di un piatto che, per un motivo o per l'altro, finisce nel menù, ma che in realtà è un ricordo per una delle tre donne e in un certo senso una terapia. Nel corso del racconto vediamo le donne avvicinarsi, ma anche aprirsi, a Susumu, un ragazzino che consegna loro il riso e che diventa presto loro amico. Le pagine di questo romanzo risultano molto piacevoli da leggere e sprigionano l'amore per la cucina. Viene voglia di assaggiare ogni piatto che viene descritto. Consiglio questa lettura a tutti coloro che cercano un libro incentrato sulla resilienza femminile e sul perdono le cui pagine sprigionano un ottimo profumo di pietanza orientali. Alcune note su Areno Inoue Areno Inoue è una scrittrice giapponese che ha raggiunto il cuore di milioni di lettori grazie al romanzo Le tre signore del chiosco di Tokyo , con cui ha ottenuto grande successo in Francia. Ora è pubblicato per la prima volta in Italia. Nei suoi libri parla di donne e della loro vita in maniera estremamente realistica, tanto chele sue opere sono state adattate per cinema e tv. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #maria_cristina_gasperini, #areno_inoue, #voto_quattro
RECENSIONE: La casa viola (Marco Erba)
Autore: Marco Erba Editore: Ancora, 2022 Pagine: 144 Genere: Narrativa italiana, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 12.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.ancoralibri.it/scheda-libro/marco-erba/la-casa-viola-9788851424961-6066.html Trama La vita di Clelia è perfetta... c'è solo un elemento stonato: la Casa Viola, una inquietante costruzione, che si dice essere abitata da un vecchio mostruoso. Un giorno, la Casa Viola comincia ad attrarre Clelia con una forza inspiegabile. Non solo: una serie di strane visioni turbano la ragazza, aprendo crepe nella sua esistenza perfetta. Clelia scoprirà così il dolore e la perdita e guarderà in faccia l'imperfezione della vita: non esistono mondi ideali, i limiti sono l'unica strada per crescere. Immergendosi nella realtà, capirà che gioia e dolore non sono mai separati, che anche la sofferenza può essere la strada per una felicità più piena. Età di lettura: 7 anni. Recensione Alzi la mano chi non vorrebbero una vita perfetta. Una vita in cui qualsiasi cosa riesce o va per il meglio. Direi un sogno. Quasi un sogno quello che la giovane Clelia, ragazzina di 10 anni appassionata di Iron Man e agguerrita calciatrice vive. Se proprio non è un sogno è sicuramente una brillante e sorridente realtà. La ragazza vive in una bella casa, ha genitori facoltosi che non le fanno mancare nulla, è brava nello studio, gioca a calcio e la sua squadra sta per vincere il campionato; Ettore, il ragazzo che le piace, è più che interessato a lei e il suo cane, Neve, è il suo amico più caro. Tutti le vogliono bene, la sua vita è perfetta. Proprio nel momento in cui tutto è impeccabile la vita pone davanti un inciampo alla ragazzina. Clelia inizia ad avere delle strane visioni, a sentire delle voci che provengono dalla Casa Viola, a detta di tutti sede di un mago potente e cattivo. Qualcosa nelle sue certezze si incrina. E se la sua vita non fosse proprio perfetta? Se ci fosse qualcosa di misterioso che lei non sa? Un cammino interessante quello della protagonista di questo libro nel quale l’autore pone al lettore una domanda fondamentale, ancora di più oggi: cos’è la felicità? È meglio una vita perfetta senza dolore, senza passione o una vita fatta di tutte le cose, belle e brutte, che la rendono vera? Domande non banali a cui Clelia deve rispondere per decidere chi vuole essere. Creare una un'atmosfera alla Tim Burton che per alcuni toni ricorda la serie di successo Stranger Things , l'autore riesce a raccontare un percorso sulla concretezza dei nostri sogni e dei nostri desideri, con delicatezza e attenzione, sottolineando temi importanti, alcuni più evidenti altri più nascosti, ma sempre belli da ritrovare in racconti per ragazzi. Consiglio queste bel romanzo a tutti i giovani e non solo che cercano una lettura fluida e scorrevole che porta con sé un messaggio chiaro: non è tutto oro ciò che luccica, anche la più perfetta delle vite ha delle crepe. Alcune note su Marco Erba Marco Erba è insegnante di Lettere in un liceo. Ha pubblicato con Rizzoli due apprezzati romanzi per ragazzi, Fra me e te e Quando mi riconoscerai . Sposato, ha tre figli, di cui uno in affido. Quando era bambino, suo nonno gli raccontava molte fiabe, così anche lui ha deciso di scriverne di nuove. TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_per_ragazzi, #marco_erba, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Geopolitica dello spazio. Storia, economia e futuro di un nuovo continente (Emilio Cozzi)
Autore: Emilio Cozzi Editore: Il Saggiatore, 2024 Pagine: 440 Genere: Saggi, Astronomia, Spazio Prezzo: € 26.00 (cartaceo), € 12.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.ilsaggiatore.com/libro/geopolitica-dello-spazio Trama Geopolitica dello Spazio è il racconto di una corsa, invisibile ma ininterrotta da più di mezzo secolo, per il predominio politico ed economico dello Spazio. Da quando la missione Apollo 11 ci ha permesso di immaginare davvero la nostra esistenza al di fuori dell’orbita terrestre, prima le nazioni più forti (Stati Uniti, Russia, Cina), poi le aziende e gli imprenditori più ambiziosi del mondo hanno capito che il centro del loro potere e il futuro dei loro investimenti non si trovava sulla Terra. I signori dell’universo hanno cominciato a occuparsi di agricoltura, medicina, turismo e finanza: dalle connessioni internet della Luna alla telemedicina orbitale, dalle estrazioni minerarie sugli asteroidi fino alle coltivazioni sui deserti di Marte, lo Spazio è diventato il luogo in cui è possibile cambiare le nostre vite quotidiane. Recensione L’attuale contesa internazionale nella corsa allo Spazio vede, tra gli attori coinvolti, Russia e Stati Uniti i quali restano forti, mantenendo la posizione guadagnata durante la prima corsa. Gli USA, oggettivamente, hanno una superiorità economica che gli permette di portare avanti con successo le varie missioni spaziali. La Russia resta forte a livello militare ma purtroppo non possiede un’industria manifatturiera come quella statunitense, cinese e europea, e questo la spinge sempre di più a stringere alleanze con altri Paesi, in primis la Cina. Il fattore che accomuna entrambe le potenze è il bisogno di interfacciarsi sempre di più con nuovi Stati che fanno capolino nello scenario spaziale. Tra questi vi è la Cina, la quale realizza dei programmi spaziali ambiziosi e di successo, dimostrato anche dalla programmazione di missioni spaziali che prevedono l’allunaggio di Taikonauti entro la fine del prossimo decennio e dalla missione che, per primi, gli ha permesso di stabilire un collegamento con la faccia oscura della Luna. Quello che appare evidente è che Pechino ce la sta mettendo tutta nello sfidare la supremazia statunitense ma per ora si trova ancora in una situazione di svantaggio. Stando a dati recenti, gli USA hanno in orbita circa 1.300 satelliti, la Cina ne ha poco più di 400. In tale contesto, merita un focus particolare la recente alleanza tra Cina e Russia, i quali Stati hanno accettato di collaborare per la missione lunare, incluso lo stabilimento di una stazione di ricerca in orbita o sulla superficie della Luna. Con la Russia dalla sua parte, la Cina potrebbe adesso attingere in altri Paesi attraverso Asia, Africa e America Latina, stabilendo un programma parallelo a quello americano per lo sviluppo lunare, e la Russia, da parte sua, probabilmente sfrutterà tale collaborazione per mantenere un potere strategico contro gli USA. Appare, tuttavia, evidente che la Russia è la parte debole di tale alleanza. Cosa provocherà, a livello geopolitico, tale intesa? Occorre tener ben chiaro che la firma di tale patto non significa che tutto quanto riportato al suo interno avverrà con certezza, né tantomeno che in futuro ci saranno degli accordi tra le due nazioni. Potrebbe accadere che i due Paesi continuino la propria collaborazione spostando l’interesse però sulla costruzione e messa in orbita di semplici satelliti piuttosto che sulla stazione lunare. Fuori dal contesto europeo, oltre la Cina, India, Giappone, Israele e Emirati Arabi Uniti stanno mostrando un notevole interesse nell’industria spaziale, nella quale stanno investendo molto. Nello specifico, il Giappone sta rafforzando le sue politiche spaziali e questo potrebbe essere considerato come uno dei sentori che annunciano un possibile confronto futuro con gli USA. L’India, continua a caratterizzarsi per i suoi programmi a carattere militare ma, l’Agenzia Nazionale Indiana per la ricerca spaziale (ISRO), che investe molto in lanciatori e satelliti, ha manifestato interesse per future centrali solari nello Spazio. Infine, gli Emirati Arabi Uniti hanno dimostrato le loro potenzialità e ambizioni scientifiche soprattutto con il r lancio, avvenuto con successo, della sonda in orbita di Marte “Al-Amal” (Speranza). Una delle novità più rilevanti dell’attuale corsa allo Spazio è l’entrata di scena di soggetti privati, come ad esempio la SpaceX di Elon Musk, la Blue Origin di Bezos e la Virgin Galactic di Branson. Queste sono compagnie con l’obiettivo dello sfruttamento minerario degli asteroidi e progetti modernissimi per la comunicazione satellitare, che mirano a posizionarsi abilmente in un settore che è (e sarà) sempre più competitivo. Tra queste compagnie quella che fa da padrona è sicuramente SpaceX . La presenza di Musk è così pervasiva nel mondo spaziale che non passa giorno senza che le sue imprese siano argomento di conversazione. Chiunque voglia partire dal suolo americano deve affidarsi alle sue capsule. Il fenomeno SpaceX , con le sue ripercussioni tecnologiche, politiche ed economiche è uno degli argomenti di questo interessante saggio che racconta la corsa allo Spazio a partire dai primi voli umani. Il futuro di un settore resiliente quale lo Spazio è sicuramente pieno di interrogativi e pieno di incertezze, ma che merita attenzione che per le sue ripercussioni sulla nostra società. La conclusione più importante riguarda la comprensione che lo spazio è un nuovo ambiente geopolitico, che si sta sviluppando sotto i nostri occhi. Le modalità d’occupazione ed uso stanno seguendo le medesime forme presenti sulla Terra. Gli Stati stanno trasformando un ambiente che seppur sviluppatosi durante della Guerra fredda aveva di fatto ottenuto la condizione di “Bene comune dell’Umanità” in un dominio economico e militare sotto tutti i punti di vista. Un ambiente che diviene sempre più congestionato e competitivo, con meno spazio verso l’esplorazione pacifica, ma con un focus sull’implementazione di modalità di sfruttamento economico e di leadership. Gli outsider di questo modello rimangono i soggetti privati che sono per il momento esclusi da un confronto diretto, ma si muovono nel settore per ottenere una larga parte dei profitti e crescere oltre il loro ruolo di semplici produttori, arrivando ad essere i protagonisti delle missioni di lancio. Per queste ragioni, saper comprendere le azioni degli Stati e dei privati nello spazio è una necessità chiave nel prossimo futuro. Un saggio ben scritto e coinvolgente che consiglio a tutti coloro che vogliono approfondire come lo Spazio cosmico sia un ambiente che l'attenzione delle maggiori potenze mondiali. Alcune note su Emilio Cozzi Emilio Cozzi è nato a Magenta nel 1974, è giornalista, autore e divulgatore specializzato in Spazio e gaming, argomenti di cui scrive per diverse testate nazionali. Collabora regolarmente con l’ISPI – Istituto per gli studi di politica internazionale –, con Wired Italia, Forbes, Il Sole 24 Ore e FinanciaLounge.com . È coautore e conduttore di programmi di approfondimento come Countdown – Dallo Spazio alla Terra (Sky Tg24) e Space Walks (Rai 4). TAG: #saggi, #astronomia, #spazio, #emilio_cozzi, #voto_cinque
RECENSIONE: La penitenza (Eliza Clark)
Autore: Eliza Clark Traduttore: Francesca Manfredi Editore: Bollati Boringhieri, 2024 Pagine: 384 Genere: Narrativa straniera, Thriller Prezzo: € 19.00 (cartaceo), € 12.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.bollatiboringhieri.it/libri/eliza-clark-la-penitenza-9788833942834/ Trama Sono passati quasi dieci anni da quando il brutale omicidio della sedicenne Joan Wilson – uccisa per vendetta da tre compagne di scuola – ha sconvolto la cittadina di Crow-on-Sea, e il giornalista Alec Z. Carelli pubblica ora il resoconto completo ed esaustivo di quanto è accaduto quella notte terribile, e di quali avvenimenti hanno portato all'atroce scomparsa di una ragazzina. Straordinaria, magistrale impresa di investigazione e ricerca, il libro di Carelli si basa su ore e ore di interviste a testimoni e familiari delle persone coinvolte, su una meticolosa ricerca storica e, soprattutto, sulla corrispondenza tra le responsabili dell'assassinio, inserendo a contrappunto alcuni stralci di podcast true crime che parlano della vicenda con tutt'altro piglio e approccio. Il risultato è un'avvincente fotografia di esistenze violate dalla tragedia e di una città incapace di venire a patti con l'accaduto. La domanda è: quanto di ciò che ci viene raccontato è accaduto davvero? Recensione Negli ultimi anni, il genere true crime è diventato onnipresente, attraverso podcast, televisione e libri. Anche questo volume rientra in questo genere. Esso si ispira ad un crudele crimine avvenuto in una notte del 2016 in cui tre adolescenti danno fuoco al bungalow dove hanno rinchiuso la compagna di scuola Joan Wilson che riesce a liberarsi e, nonostante le gravi ustioni, riesce a fare i nomi dei colpevoli. Purtroppo, la sedicenne muore di sepsi. Questo libro non mira a capire chi ha svolto l’omicidio in quanto già si sanno i colpevoli, ma cerca di comprenderne il movente. A dar voce a questa terribile notizia, che ha sconvolto la cittadina di Crow-on-Sea, ci pensa anni dopo il giornalista Alec Z. Carelli pubblicando un libro in cui ricostruisce gli eventi drammatici di quella notte e ripercorrendo i mesi, le settimane e i giorni precedenti, per provare a capire ciò che è accaduto. Carelli, però, viene accusato di aver manipolato la verità, cambiando stralci di conversazioni e dando in pasto alla stampa documenti privati con la conseguenza che, il libro, uscito nel 2022, viene poco dopo ritirato. Il lettore può finalmente stringere fra le proprie mani il testo incriminato cercando di capire se esso sia reale o meno. Bastano poche pagine per comprendere che questo dilemma passa in secondo piano. Questo volume, a prescindere dalla sua veridicità, mette in luce una storia estremamente potente, che ragiona su tantissimi nodi problematici della nostra società. Esso porta a riflettere su temi caldi quali gli effetti che l'emarginazione e il bullismo a scuola possano provocare. Dopo la potenza delle prime pagine, rappresentata dal crimine efferato che il lettore più sensibile fatica a togliersi dalla mente, questo libro si trasforma in una raccolta di documenti di vario genere: pagine più narrative si alternano a post su internet, pagine di diario, battute di un podcast sul true crime, confessioni delle colpevoli, testimonianze della gente del posto, ecc… Si osserva la ricerca disperata di approvazione e di un seguito, che sia online oppure offline, e si lascia che a parlare siano pagine scritte su blog, stralci di chat, nonché testimonianze lasciate dalle protagoniste. Il web risulta onnipresente, ma anche fenomeni come il recente successo di podcast di true crime finiscono sotto gli occhi dei lettori. Gusto per il macabro, per il doppiofondo dell'animo umano, ricerca di particolari morbosi sono molto frequenti tra gli adolescenti. Questi quanto possono influenzare il modo di pensare o di agire? A parlarci anche di ciò e di molto altro sono proprio le colpevoli, su cui si indaga una alla volta. La suspense sta tutta nel voler capire quali ragioni le hanno spinte a gesti tanto estremi, quale odio verso Joan o quale altra motivazione ha portato a un omicidio. Ciò che emerge chiaramente è la solitudine; l'incomunicabilità non sono con gli adulti, ma anche tra amiche; l'incertezza del proprio orientamento sessuale; la ricerca spasmodica di approvazione e di ammirazione. Una lettura avvincente ambientata in un fittizio paese di mare del nord dell’Inghilterra in cui non ci si può fidare di niente e di nessuno e dove persino le mani della ragazza uccisa non sono pulite. Un romanzo che consiglio a tutti gli appassionati di true crime che vogliono leggere una storia che mette in luce le tante ombre che caratterizzano le protagoniste. Una lettura che non offre risposte confortanti. Alcune note su Eliza Clark Eliza Clark, nata a Newcastle, vive a Londra. Il suo romanzo d’esordio, Boy Parts (2020), è stato romanzo dell’anno per la catena di librerie Blackwell’s, ed è stato adattato per il teatro e portato in scena al Soho Theatre di Londra. Nel 2022 è stata finalista del Women’s Prize Future Awards e nel 2023 nominata dalla rivista «Granta» tra i Best of Young British Novelists. La rivista «Forbes» l’ha inclusa tra i «30 under 30», i trenta più influenti profili della «nuova frontiera dello storytelling» sotto i trent’anni. TAG: #narrativa_straniera, #thrille, #francesca_manfredi, #eliza_clark, #voto_quattro
RECENSIONE: La strega di Triora. Storia di Franchetta Borrelli (Antonella Forte)
Autore: Antonella Forte Editore: Piemme, 2023 Pagine: 400 Genere: Narrativa italiana, Narrativa storica Prezzo: € 18.90 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.edizpiemme.it/libri/la-strega-di-triora/ Trama Ottobre, 1587. A Triora, fiorente cittadina dell'entroterra di Imperia, si apre il processo dell'Inquisizione, uno dei più conosciuti della storia italiana. La città, da sempre granaio della Repubblica di Genova, è stata schiacciata negli ultimi due anni da una terribile carestia, che ha provocato miseria e fame in tutta la Valle Argentina. I potenti sono in cerca dei colpevoli e la drammatica situazione viene attribuita alle streghe. Dopo la cacciata del vicario Del Pozzo, giunge in città il commissario Giulio De Scribani, inviato da Genova per estirpare la stregoneria. È un tempo di terrore, di persecuzioni e sofferenze: molte donne sono denunciate, arrestate e torturate, alcune uccise, altre costrette a vivere braccate e nascoste. Quelle stesse donne, alle quali erano stati offerti doni e gratitudine per la loro attività di guaritrici, ora sono oggetto di delazioni e di crudeltà mai viste. Ma chi sono le streghe di Triora? Donne di ogni estrazione e provenienza, unite da un antico patto di fiducia, aiuto e solidarietà reciproca: tra loro si chiamano Sorelle e conoscono a fondo gli utilizzi medicinali delle erbe, percepiscono lo spirito della Natura e s'incontrano di notte, nel bosco, intorno al grande noce. Tra le loro fila si staglia, carismatica e intensa, la figura di Franchetta Borrelli, nota guaritrice e Sorella Anziana. Salva inizialmente grazie alla sua ricchezza, viene catturata e torturata dal De Scribani. Nei tragici giorni della sua reclusione, Franchetta ripercorre la propria vita e prende decisioni che segnano il suo destino per sempre. Recensione Se si lascia l’autostrada Genova-Ventimiglia e ci si avventura nell'interno verso le alte montagne liguri, si scopre un mondo incantevole, popolato di antichi borghi arroccati su alte rupi, profondi canyon attraversati da impetuosi torrenti e foreste impenetrabili. Sono tante le località che da sole meriterebbero il viaggio: Badalucco, Montalto Ligure, Agaggio, Molini, per citarne qualcuna. C’è, tuttavia, un piccolo e remoto borgo che da sempre attira molti curiosi e amanti del brivido, Triora. Triora è un comune di meno di 400 abitanti, posizionato su un'altura a 800 metri sul livello del mare Il borgo ha una storia molto antica e prestigiosa, poiché è stato sotto il controllo diretto della Repubblica di Genova dal 1267. Nonostante l’indiscusso fascino del borgo e svariati luoghi di elevato interesse storico e culturale, è ben altro ad attirare qui molta gente, qualcosa di sinistro che arriva da un lontano passato. Triora è anche detta la “Salem italiana" infatti tra il 1587 e il 1589 si svolse il processo alle streghe. Questo romanzo è un omaggio alle vittime di Triora e, per estensione, a tutte le vittime passate di simili processi, con un occhio di riguardo per quelle donne da sempre individuate come capri espiatori, sacrificabili in nome del rigore e della diffidenza per il diverso. La congrega di guaritrici di Triora, quelle donne che detengono antichi saperi sulle erbe e i medicamenti, sono le prime a cadere vittima di accuse, sospetti e violenze, seguite a ruota proprio dalle loro accusatrici, in un macabro monito che in circostanze avverse alimentate dalla rabbia e la paura nessuno è al sicuro. Con un linguaggio semplice e diretto, questo libro storico vuole mettere in evidenza la storia dimenticata di Franchetta Borrelli, nota guaritrice e donna carismatica, che decise di non piegarsi al sistema e lottò per difendere le sue compagne e la propria integrità. Una storia che si legge d’un fiato, emotivamente carica e intensa, ma a cui non manca qualche difetto, primo tra tutti una certa propensione all’espediente dell’esposizione usato, in certi momenti, in modo poco credibile, con personaggi informati sugli eventi a livelli che rasentano l’onniscienza. Per quanto riguarda i personaggi, sembra prevalere un certo “appiattimento” caratteriale, con gli antagonisti che sono esseri spregevoli senza alcuna possibilità di redenzione, con tratti quasi macchiettistici, mentre la maggior parte delle guaritrici, in primis la protagonista, sono pressoché prive di qualsivoglia difetto, trascurabile o comunque fuori dal comune quando presente, ergendosi come bussole morali della narrazione. In ogni caso, nel complesso si ha davanti una lettura godibile e avvincente, testamento di figure femminili la cui forza ha attraversato il tempo e la storia. Consiglio questo romanzo a chi vuole conoscere un pezzo di storia italiana e scoprire che i processi alle streghe fanno parte anche del nostro passato. Alcune note su Antonella Forte Antonella Forte è laureata in Lingue e Letterature straniere all'Università Statale di Milano, ha lavorato per tanti anni in pubblicità. Un'improvvisa svolta personale le ha fatto cambiare strada e abbandonare la professione per dedicarsi a nuovi interessi e antiche passioni. Ora pratica e insegna yoga, legge e scrive. La strega di Triora è il suo primo romanzo e racconta una storia vera che proviene dai luoghi di origine della famiglia di suo marito, la Valle Argentina, e, forse, anche direttamente da Franchetta Borrelli. TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_storica, #antonella_forte, #voto_quattro
RECENSIONE: L'importanza di chiamarsi Oscar Wilde (Tommaso Vitiello, Licia Cascione)
Autore: Tommaso Vitiello, Licia Cascione Editore: Becco Giallo, 2024 Pagine: 136 Genere: Graphic novels, Biografie Prezzo: € 18.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.beccogiallo.it/negozio/biografie/limportanza-di-chiamarsi-oscar-wilde/ Anteprima: https://www.beccogiallo.it/negozio/biografie/limportanza-di-chiamarsi-oscar-wilde/ Trama Poeta, drammaturgo, saggista, giornalista, aforista: sono innumerevoli le vesti letterarie indossate da Oscar Wilde, destreggiandosi tra considerazioni politiche, paradossi e vette estetiche sublimi. Una produzione artistica spesso legata alla vita privata che l’ha portato a essere considerato il dandy per antonomasia, celebre per la sua dissolutezza e la dedizione estrema al “bello” e costantemente oggetto di gossip nella Londra vittoriana. In questa biografia rivivono le passioni dell’autore di capolavori come Il Ritratto di Dorian Gray e L’importanza di chiamarsi Ernesto, mostrate tramite le varie anime di Oscar Wilde e gli altrettanti amori cruciali, nel bene e nel male, per il suo destino. Recensione Oscar Wilde nasce a Dublino nel 1854. Frequenta il Trinity College dove si distingue immediatamente vincendo una borsa di studio per il Magdalen College di Oxford. Qui conosce l’estetismo, da cui fu subito attratto. Anche a Oxford, Wilde vince diversi premi e si distingue come conversatore brillante, esteta e dandy. Il suo stile, il portamento e l’abbigliamento sono importanti tanto quanto la sua arte. Dopo la laurea si trasferisce a Londra e nel 1881 e pubblica la sua prima raccolta di poesie. È però 1890 che arriva il suo primo vero successo letterario con la pubblicazione de Il ritratto di Dorian Gray , suo primo e unico romanzo, che gli permette di iniziare la carriera di commediografo. Il 1895 fu un anno cruciale poiché insieme al grande successo teatrale arriva l’arresto per omosessualità. Wilde muore povero e solo, in una stanza d’hotel nel 1900. Il titolo di questa graphic novel rimanda ad una commedia scritta da Wilde nel 1894 dal titolo L’importanza di chiamarsi Ernesto in cui il grande scrittore riesce a fare una satira contro la falsa morale dell’epoca vittoriana durante la quale molte persone rispettabili conducevano una doppia vita nascosta. L’umorismo di Wilde è pieno di nonsense, equivoci, ironia, giochi di parole. Il titolo stesso è un gioco di parole: il nome Earnest in lingua inglese ha il significato di onesto, sincero, ed è proprio questo che rende interessante la commedia, basata fin dal titolo su un controsenso che vede i protagonisti, due bugiardi abitudinari, conosciuti col nome di Earnest. La storia raccontata in questo fumetto si caratterizza per la fluidità di lettura, ma anche per le citazioni dei testi dell’autore che vengono indicati nelle note finali. Tutto ciò rende la lettura molto interessante e istruttiva. Gli autori riescono pienamente a cogliere le varie peculiarità dello scrittore anche se bisogna affermare che essi si concentrano principalmente sui punti salienti della sua vita. Alla fine della lettura emerge un personaggio fragile che teme l’oblio e l’irrilevanza, nonostante i successi, di quanto prodotto. Tema che sicuramente affiora in questa graphic novel è l’ omosessualità e l’incapacità dell’allora società vittoriana di accettare tutto ciò che era considerato come deviante rispetto alla buona morale. Il dolore poi per l’ingiusta carcerazione descritto nella lunga lettera De Profundis . Per ciò che riguarda i disegni questi sono caratterizzati da un tratto delicato e molto espressivo nei momenti più drammatici del racconto. La colorazione acquarellata ben si sposa con uno stile che privilegia i protagonisti, i primi piani, lasciando più abbozzati gli sfondi. Un’ottima lettura che consiglio sicuramente a tutti coloro che amano il genio di Oscar Wilde, ma anche a tutti quelli che vogliono conoscere meglio uno dei più importanti scrittori del XIX secolo e un simbolo dell’estetismo . Alcune note su Tommaso Vitiello Tommaso Vitiello nasce a Torre del Greco (Napoli), esordisce nel campo dei fumetti con La casa delle meraviglie , finalista al Lucca Project Contest del 2008. L’anno successivo si iscrive alla Scuola Italiana di Comix e inizia la lunga collaborazione con il quotidiano Terra , che si conclude con l’assegnazione della menzione speciale al premio giornalistico Giancarlo Siani per la storia a fumetti sull’omicidio di Angelo Vassallo. Pubblica all’estero alcuni racconti a fumetti per bambini e scrive per il settore videoludico. Entra a far parte del collettivo Artsteady e nel 2017 pubblica per Hazard Sarò quello che sono , fumetto sulla giovinezza di Rodolfo Valentino. Inizia a lavorare per la neonata Mac Edizioni nel ruolo di editor e firma il primo numero di Tales from Gomorraland , mentre per Giochi Uniti pubblica Deadland . Alcune note su Licia Cascione Licia Cascione è nata nel 1995, è laureata con la triennale e biennale in Scenografia Cinematografica all’Accademia di Belle Arti di Bari. Ha frequentato la scuola di fumetto, disegno e illustrazione Grafite. Fantasmi di famiglia è il suo fumetto d’esordio. TAG: #graphic_novels, #biografie, #tommaso_vitiello, #licia_cascione, #voto_cinque
RECENSIONE: La casa sulla scogliera (Riley Sager)
Autore: Riley Sager Traduttore: Raffaella Cesarini Editore: Time Crime, 2024 Pagine: 384 Genere: Narrativa straniera, Thriller Prezzo: € 16.90 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://timecrime.it/products/la-casa-sulla-scogliera Trama Gli omicidi della famiglia Hope sconvolsero la costa del Maine in una notte del 1929. Sebbene la maggior parte delle persone ritenesse responsabile la diciassettenne Lenora Hope, la polizia non è mai riuscita a dimostrarlo. A parte la sua smentita dopo gli omicidi, non ne ha mai più parlato pubblicamente, né è mai più uscita da Hope’s End, la casa sulla scogliera dove avvenne il massacro. È il 1983 e l’assistente domiciliare Kit McDeere arriva alla villa per occuparsi di Lenora, sulla settantina e costretta su una sedia a rotelle. Negli anni, è diventata muta in seguito a una serie di ictus e può comunicare solo attraverso una vecchia macchina da scrivere. Una notte, le fa una proposta: raccontarle ciò che è successo veramente. Mentre Kit l’aiuta a scrivere gli eventi che hanno portato al massacro della sua famiglia, diventa chiaro che c’è molto di più di quanto si sia mai scoperto. Quando vengono alla luce nuovi dettagli sulla precedente infermiera, Kit inizia a sospettare che Lenora non stia dicendo tutta la verità e che la donna, apparentemente innocua, possa essere molto più pericolosa di quanto pensasse. Recensione Quinto titolo che leggo di questo autore; potete trovare la recensione degli altri libri nel blog e quella del suo penultimo titolo qui . Questo ultima fatica è un thriller che svela il mistero attraverso molteplici strade e prospettive. La prima è sicuramente quella di Kit, una badante che ha il compito di prendersi cura di Lenora Hope, una presunta assassina che si ritiene abbia ucciso l'intera famiglia nel 1929 (non è mai stata accusata per mancanza di prove) e che ora è costretta su una sedia a rotelle, paralizzata e incapace di parlare a causa di una serie di ictus. Di fronte a poche possibilità di impiego, Kit va a vivere nella tenuta Hope che si trova isolata su alcune scogliere sopra l'Oceano Atlantico. Mentre Kit si prende cura di Lenora, conosce lo staff e apprende la storia della famiglia e si chiede se la donna è l’assassina che tutti pensano che sia.....o se è molto peggio. La seconda prospettiva sono gli scritti di Lenora, che riporta cosa le è successo nei mesi precedenti gli omicidi. La storia è piena di tanti piccoli misteri che si intrecciano con quello principale: cosa sono gli strani rumori che Kit sente di notte? Perché il personale è rimasto per cinquant’anni vicino ad una persona sospettata di aver sterminato la propria famiglia? Cosa è successo all’ex badante? L’autore è abile nel distrarre il lettore e portarlo nella direzione a lui più congeniale che permette così un sicuro colpo di scena. La suspense si accumula in modo coerente e ben ritmato. La trama risulta ben costruita, con colpi di scena continui che non risultano mai forzati. Ogni volta che si pensa di aver compreso la direzione che prende la trama, l’autore riesce a spiazzare inserendo nuove rivelazioni che tengono alta la suspense. L’atmosfera cupa e misteriosa della casa isolata sulla costa, dove la protagonista Kit deve fare da caregiver alla famosa assassina Lenora Hope, si intreccia perfettamente con i personaggi che la popolano, avvolti da un costante alone di mistero che ci induce a dubitare delle loro parole, creando una tensione palpabile che pervade tutta la storia. Consiglio questo romanzo a tutti coloro che cercate un thriller psicologico con una buona dose di tensione e mistero e dove nulla è come sembra. Alcune note su Riley Sager Riley Sager è nato in Pennsylvania, Riley Sager vive a Princeton, nel New Jersey. Ex giornalista, editor e graphic designer, è oggi uno scrittore a tempo pieno. Il suo primo thriller, Final Girls – Le sopravvissute , di prossima pubblicazione in una nuova edizione per Timecrime, è diventato un bestseller internazionale. Di suo, abbiamo già pubblicato A casa prima di sera (da cui sarà tratto un film prodotto da Sony Pictures in collaborazione con 21 Laps), Chiuditi dentro (in lavorazione un adattamento per una serie tv), Survive the Night – Sopravvivi alla notte , La casa oltre il lago (di cui Netflix ha acquisito i diritti cinematografici) e quest’ultimo La casa sulla scogliera . Nel tempo libero, ama leggere, cucinare e andare al cinema. Prossimamente, il suo nuovo thriller: Middle of the Night . TAG: #narrativa_straniera, #thriller, #raffaella_cesarini, #riley_sager, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Paradiso terrestre (Laura Van den Berg)
Autore: Laura Van den Berg Traduttore: Marta Olivi Editore: Mercurio Books, 2024 Pagine: 208 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 18.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://mercuriobooks.com/prodotto/paradiso-terrestre/ Trama In Florida il cielo ha cambiato colore. Non più un lenzuolo immacolato, ma una cupola di striature violacee. Gli uragani si moltiplicano, piogge torrenziali investono la costa. Dopo le tempeste, le lucertole riempiono i cortili, fanno ondeggiare l’erba come un mare inquieto; le cavallette, a migliaia, sono gioielli preistorici incastonati nel legno delle case. La foresta circostante trabocca di umida oscurità, pronta a inghiottire tutto. In questo ambiente inospitale, la ghostwriter di un misterioso autore di thriller torna ad abitare nella casa in cui è cresciuta. L’accoglie un’umanità grottesca e meschina: sua madre è a capo di una setta che trama contro gli esseri umani; sua sorella è persa nei mondi virtuali generati da un visore per la meditazione, in cui il padre, morto tempo prima, non smette di farle visita; gli abitanti del posto si riversano in strada impauriti, alcuni di loro scompaiono per sempre. Di fronte a tutto questo, la protagonista sente il suo corpo cambiare, e i tormenti del passato premere sulla carne. Con una scrittura dal nitore cristallino, Laura van den Berg racconta un mondo pericoloso e magico in egual misura, un mondo che continua a bruciare nonostante la pioggia incessante. Un mondo in cui scrivere storie, ora più di prima, significa essere chiamati a ricoprire un vuoto, e a riportare in vita i morti. Recensione L’autrice scrive un romanzo enigmatico capace di fondere abilmente il banale con lo straordinario. Ambientato all'indomani di una pandemia, la storia segue una donna e la sua vita da ghostwriter mentre affronta le ripercussioni di una tempesta devastante nella sua nativa Florida. Il romanzo trascende la narrazione convenzionale e mescola elementi di mistero, fantascienza e una esplorazione surreale della memoria e del trauma. Dopo il lockdown e la pandemia, che ha portato devastazione e perdita, la protagonista torna a vivere in Florida, con il marito, professore, in una casa vicina a quella della sorella e della madre. Solo che per Laura le crepe lasciate dalle ferite irrisolte di abbandono e tradimento del padre e dalla mancanza di comunicazione della madre sono ancora presenti, intatte, pronte a risorgere in tutta la loro violenza. Le sue giornate sono scandite da un lavoro di ghostwriter per uno scrittore molto famoso, che comunica con lei tramite un gruppo di assistenti attivissime e intenzionate a portare a termine ogni bozza, ogni idea, in modo non dissimile da una missione. Le assistenti le chiedono di utilizzare un linguaggio semplice, che scivoli via senza difficoltà, perché è ciò che i lettori vogliono. La sorella più giovane è consumata da un rancore così forte che preferisce vivere dentro la realtà virtuale creata dal visore MIND'S EYE dove è possibile ritrovare le persone perdute. In realtà il visore è una sorta di portale che collega diversi mondi e che sembra assorbire la vita, mente e corpo, di chi lo usa. Proprio il corpo subisce delle metamorfosi in modi del tutto inaspettati. La Florida in cui Laura torna a vivere non è esattamente il luogo paradisiaco immaginato ma, diventa un luogo inospitale, attraversato da piogge apocalittiche ed eventi di turbolenza estrema, strani insetti e forme di flora nuova che sbocciano. Mentre la protagonista tenta di mettere ordine nella sua storia passata che si riflette sul presente, la madre prende atto che i cambiamenti climatici sono responsabilità del genere umano e quindi per riavere equilibrio bisogna restituire il pianeta alle altre specie e decidere di estinguersi, rifiutando la natalità. A un certo punto il testo imbocca la strada dello sdoppiamento dei piani temporali dove si trovano diversi mondi in cui abitare e dove esistono altri noi. Un romanzo complesso e bizzarro che supera la somma delle sue parti. La scrittrice americana guida abilmente i lettori attraverso una narrazione tanto disorientante quanto coinvolgente. L'imprevedibilità della storia, in cui anche i momenti più banali possono annunciare qualcosa di inaspettato, ne aumenta il fascino. Una trama che sfuma magistralmente i confini tra i generi che arricchisce la narrazione, rendendola immersiva ed intrigante. Consiglio questo libro a tutti quelli che cercano una storia avvincente e agghiacciante di fantasmi, sparizioni e intrighi tecnologici. Alcune note su Laura Van den Berg Laura Van den Berg è nata e cresciuta in Florida. Ha ricevuto una Guggenheim Fellowship e ha vinto lo Strauss Living Award, il Bard Fiction Prize e il pen/O. È senior lecturer in Fiction alla Haward University. Paradiso Terrestre è la sua prima opera tradotta in italiano. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #marta_olivi, #laura_van_den_berg, #voto_quattro
RECENSIONE: Il tempio dei sogni dimenticati (Viola Marchesi)
Autore: Viola Marchesi Editore: Einaudi Ragazzi, 2024 Pagine: 280 Genere: Narrativa per ragazzi, Avventura Prezzo: € 13.90 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.edizioniel.com/prodotto/il-tempio-dei-sogni-dimenticati-9788866568421/ Trama Il Tempio della Nebbia Perenne è infestato dai demoni. Chi lo visita scompare, e non torna più. Ma quando a sparire è il fratello di Nami, lei decide di andare a cercarlo, mettendo in gioco la propria vita e la propria anima. Nel Giappone magico e segreto degli yōkai e dei kami, una ragazza che vuole diventare samurai lotterà per salvare i suoi sogni e quelli di chi ama. Un libro di narrativa per ragazze e ragazzi dagli 11 anni, per gli amanti del Giappone e del suo folklore, e per chi è appassionato di misteri e avventura. Una storia di formazione che parla di fiducia in se stessi e della capacità di credere nei propri sogni, per ispirare chi cerca la propria strada. Recensione Questa storia è ambientata in un Giappone pieno di magia e tradizione che vede protagonista una giovane ragazza di nome Nami che coltiva il sogno di diventare un samurai. La trama prende avvio con la misteriosa scomparsa del fratello della giovane nel Tempio della Nebbia Perenne, un luogo leggendario e temuto, noto per far sparire chiunque osi avventurarsi al suo interno. Nami non si fa sconfiggere dalla paura e, armata solo della sua determinazione, intraprende un viaggio pericoloso alla ricerca del suo familiare, mettendo in gioco la sua vita e la sua anima. Il Tempio diventa così il simbolo degli ostacoli insormontabili che ciascuno di noi si trova ad affrontare, quelle prove che mettono alla prova la nostra forza interiore e la nostra capacità di non arrenderci. Attraverso queste pagine, l’autrice dipinge un ritratto vivido della crescita personale, di come la scoperta e l'accettazione di sé stessi siano fondamentali per affrontare le sfide della vita. Nami, come molti della sua età, si trova intrappolata tra il desiderio di seguire i propri sogni e la paura di non essere all'altezza. La sua avventura non è solo una ricerca fisica del fratello, ma anche un viaggio interiore alla scoperta della propria forza e del proprio potenziale. L’autrice, con una scrittura evocativa e poetica, accompagna il lettore in un mondo dove la magia e la realtà si intrecciano e dove la natura stessa diventa un rifugio e un maestro. Koan, una figura saggia che Nami incontra lungo il suo percorso, crede fermamente che dedicarsi alla natura sia un modo per ritrovare l'equilibrio perduto. La sua filosofia, che ricorda che tutto ciò che è rotto può essere aggiustato o trasformato, offre una prospettiva preziosa per Nami, ma anche per tutti noi. Una tematica ricorrente nella narrazione è la capacità di Nami di concentrarsi e rispondere con determinazione alle sfide, piuttosto che lasciarsi paralizzare dalla paura. Questo caratteristica, propria anche dei samurai, diventa un elemento centrale del suo percorso di crescita. Qualunque cosa accada, la ragazza impara a trovare la forza per reagire, affrontando le difficoltà con la calma e la prontezza tipiche dei guerrieri. Un romanzo che non è solo una storia di avventura, ma anche una profonda riflessione sulla crescita, sul coraggio di affrontare le paure e sulla forza che risiede dentro di noi quando siamo si è spinti dalla determinazione. Consiglio questo libro ai ragazzi che devono ancora trovare la propria strada, ma anche a tutti coloro che vogliono essere trasportati in un mondo magico capace di trasmettere molti insegnamenti. Alcune note su Viola Marchesi Viola Marchesi è lo pseudonimo di Susanna Ciucci e Ilenia Provenzi. Susanna Ciucci è nata a Milano, dove vive e lavora come editor per la saggistica Mondadori. Con una laurea in Lettere e un master in Sceneggiatura, ha pubblicato saggi e racconti. Sul fronte audiovisivo, ha lavorato alla scrittura di una serie animata ed è tra gli autori del film Solo cose belle . Ilenia Provenzi, cresciuta a Bergamo, si è laureata in Lettere, per poi specializzarsi in cinema. Dopo un periodo trascorso a Roma e all’estero, ha iniziato a scrivere per l’animazione e a lavorare come traduttrice. È tra gli sceneggiatori di due serie tv per Disney Channel e coautrice di un libro per ragazzi. TAG: #narrativa_per_ragazzi, #avventura, #viola_marchesi, #voto_cinque
RECENSIONE: La fatale alleanza. Un secolo di guerre al cinema (David Thomson)
Autore: David Thomson Traduttore: Ludovica Marani Editore: Jimenez, 2024 Pagine: 448 Genere: Saggi, Cinema Prezzo: € 24.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.jimenezedizioni.it/david-thomson-la-fatale-alleanza-un-secolo-di-guerre-al-cinema/ Trama Da uno dei più grandi critici cinematografici viventi, uno sguardo lucido e magistrale su un secolo di battaglie rappresentate sullo schermo e una meditazione sul rapporto spinoso tra guerra e cinema. "La fatale alleanza" non è una semplice cronologia o un’indagine standard sui film di guerra, anche se David Thomson rivolge il suo tipico sguardo penetrante a molti classici del genere e ad alcuni dei suoi film preferiti, da Niente di nuovo sul fronte occidentale a Il ponte sul fiume Kwai fino a Salvate il soldato Ryan. "La fatale alleanza" fa molto di più, esplorando come la guerra e il cinema nel XX secolo siano inestricabilmente legati. I film avevano cominciato a esistere solo all’inizio della Prima guerra mondiale, eppure in meno di un secolo hanno trasformato l’esperienza civile della guerra – e la storia stessa – per milioni di persone in tutto il mondo. Questa realtà è l’enigma morale al centro del libro di Thomson. I film di guerra danno prestigio e sono spesso campioni di incassi; ma c’è qualcosa di problematico nel fatto che gli spettatori apprezzino le rappresentazioni di violenza su larga scala, come Apocalypse Now, Black Hawk Down o persino Star Wars. E cosa dice questa verità su di noi, sulla nostra cultura e sul nostro mutevole senso della guerra e del passato? Recensione I nuovi media, e soprattutto la comunicazione via social, hanno modificato radicalmente, in parte rendendolo forse più consapevole e in parte sicuramente anestetizzandolo, il nostro rapporto con la violenza delle immagini provenienti dai teatri di guerra, ormai così numerose, sovrabbondanti e non filtrate né mediate da costituire un veicolo di rimozione collettiva . In questo contesto assume particolare rilevanza questo saggio dello stesso autore de La formula perfetta. Una storia di Hollywood (recensito qui ) che si caratterizza come una voluminosa riflessione sulla seduzione e al tempo stesso sull’effetto di repulsione provocato da cento anni di film a sfondo bellico. Questo volume parla tanto di guerra quanto degli atteggiamenti dei “non combattenti” nei suoi confronti. Secondo il critico cinematografico vi è una tensione in tutti i film di guerra tra il pericolo vivido sullo schermo e la nostra pudica sicurezza dell’oscurità della sala cinematografica. Quando si entra in un cinema si abbandona il senso di responsabilità . Durante la seconda guerra mondiale il cinema tedesco e americano sfornano propaganda pellicole di propaganda e storie d'amore sdolcinate. Nel nuovo continente i registi si sono messi a mostrare come è realmente la battaglia solamente quando l’ondata di vittoria si è affievolita. Basti pensare a Salvate il soldato Ryan di Steven Spielberg e la sua sequenza sulla spiaggia di Omaha. Vi è pero anche da dire che l’attrazione esercitata da immagini che, a forza di calcare la mano sull’eccitazione, finiscono per descrivere la guerra come una specie di esercizio videoludico hanno un effetto collaterale: il regista avrebbe voluto esprimere tutto il proprio e definitivo orrore per la mai giustificabile atrocità della guerra, invece il suo lavoro è diventato uno sponsor per l’arruolamento di giovani matricole desensibilizzate da schermi che li inducono a confondere realtà e videogiochi. Altre pellicole come 1917 di Sam Mendes o Dunkirk di Christopher Nolan propongono una realtà artificiosa senza restituire la natura feroce della guerra e per questo sono fonti di esaltazione e incoraggiamento. Un film, invece, che l’autore apprezza per lo spirito pacifista e per la capacità di far percepire la sadica crudezza del conflitto pur non mostrandolo è La vita e niente altro di Bertrand Tavernier. In questo libro l’autore parla anche del suo passato di quando, da bambino, ha assistito ai bombardamenti di Londra durante la Seconda Guerra Mondiale. La casa di dello scrittore si trovava vicina a un obiettivo, una stazione ferroviaria, e le bombe caddero lì accanto, rendendo la sua sua casa inagibile. Allo stesso tempo il noto critico cinematografico è cresciuto con i sopravvissuti alla guerra, da uno zio il cui corpo è rimasto distrutto ad un altro parente che è stato al fronte durante La Grande Guerra. Ciò che forse manca in questo saggio è la sezione dedicata a chi è tornato dal conflitto e cerca di sopravvivere anche se, se ci si riflette bene, non è una pecca del volume in quanto esso si concentra sulla relazione tra cinema e guerra, sullo spettacolo di quest’ultima e non sulle ripercussioni durature o transitorie, spesso di natura psicologica, da cui è affetto chi vi abbia preso parte. Nonostante ciò, il tema viene comunque sfiorato. Un testo consigliato agli studenti e agli amanti del cinema e a tutte quelle persone che vogliono approfondire il rapporto tra la settima arte il conflitto bellico. Alcune note su David Thomson David Thomson è autore di oltre venticinque libri, tra cui The Biographical Dictionary of Film , le biografie di Orson Welles e David O. Selznick, e il pionieristico romanzo Suspects , popolato da personaggi del cinema. Vive a San Francisco. TAG: #saggi, #cinema, #ludovica_marani, #david_thomson, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: La bambola di porcellana (Kristen Loesch)
Autore: Kristen Loesch Traduttore: Valeria Raimondi Editore: Marsilio, 2024 Pagine: 400 Genere: Narrativa straniera, Narrativa storica Prezzo: € 19.90 (cartaceo), € 11.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2971560/la-bambola-di-porcellana Trama Rosie studia all’Università di Oxford e una volta al mese va a Londra a trovare la madre, una donna cupa, intristita, che si rifiuta di parlare del passato. Alla sua morte, Rosie si ritrova in possesso di una collezione di bambole e di un vecchio quaderno di fiabe scritte in un alfabeto di cui ha solo un vago ricordo; storie che l’accompagnano nella Russia del 1915, in un tempo lontano in cui già si respira il vento della rivoluzione. Un mondo avventuroso e romantico, colmo di violenza e tradimenti, che custodisce un grande amore, profondo e proibito, tra una nobildonna e un bolscevico. Rosie decide di accettare un lavoro di ricerca proprio a Mosca, sua città d’origine, dove intende scavare nei segreti della sua famiglia per scoprire cosa è realmente accaduto prima che lasciasse la Russia. Armata del quaderno come di una bussola che le indica la strada, ritroverà il filo di una matassa complessa e letteralmente costellata di colpi di scena. Quando ogni mistero sarà svelato e le memorie che si volevano seppellire verranno alla luce, allora la vita potrà riprendere il suo corso, con la consapevolezza che il nostro innato desiderio di appartenenza, se può condurre a verità dolorose, può anche aiutarci a perdonare. In fondo, se una storia è bella, se è capace di coinvolgere ed emozionare, noi vogliamo crederci. Recensione Questo che vado a recensire è un romanzo storico ambientato in Russia che si sviluppa attraverso due piani temporali differenti, la storia di Rosie ambientata nel 1991 si intreccia con quella di Tonja vissuta all’epoca della Rivoluzione d’Ottobre nel 1917. Rosie, giovane donna, accetta l’incarico di diventare l’assistente di uno storico e decide di seguirlo a Mosca dove indaga sulla misteriosa uccisione di suo padre e di sua sorella avvenuta quando era bambina. La trama del romanzo si sviluppa proprio come le Matrioske, una storia ne contiene un’altra. Attraverso uno stile di scrittura magnetico, l'autrice riesce a coinvolgere completamente il lettore che si ritrova coinvolto nelle indagini di Rose, nel passato della sua famiglia che è legato ad un misterioso quaderno di favole alla passione della madre della protagonista di collezionare bambole di porcellana. Si comprende fin dalle prime pagine che Rosie e Tonja sono legate, ma non si comprende il come e il perché. Merito della scrittrice che crea una storia intricata e coinvolgente. Nel libro sono presenti diversi riferimenti alla letteratura russa e in particolare a Puškin e alla sua opera Evgenij Onedin , ma anche a Le Notti Bianche di Dostoevskij. L’autrice, nello scrivere queta storia, ha condotto un’attenta ricostruzione storica della Russia nel periodo della Rivoluzione d’Ottobre e dell'assedio di Leningrado da parte dei tedeschi che durò due anni e cinque mesi mettendo in ginocchio la popolazione locale ridotta alla fame e alla disperazione. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura avvincente capace di mescolare sapientemente romanticismo, Storia e suspence caratterizzata da uno stile narrativo a metà strada tra favola russa e romanzo storico. Alcune note su Kristen Loesch Kristen Loesch è cresciuta a San Francisco. Laureata in Storia, ha poi conseguito un master in Studi slavistici all’Università di Cambridge. La bambola di porcellana è il suo romanzo d’esordio, da cui verrà anche tratta una serie tv. Vive sulla costa ovest degli Stati Uniti con il marito e i tre figli. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_storica, #valeria_raimondi, #kristen_loesch, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Piantare patate su Marte. Il lungo viaggio dell'agricoltura (Stefania De Pascale)
Autore: Stefania De Pascale Editore: Aboca Edizioni, 2024 Pagine: 160 Genere: Saggi, Scienze Prezzo: € 19.50 (cartaceo), € 12.99 (e-book) Acquista: Libro , E-book Acquista sito editore: https://abocaedizioni.it/libri/piantare-patate-su-marte/ Trama Scopriamo perché i futuri coloni di Marte saranno astronauti-agricoltori, principalmente vegetariani. Di fronte all’immensità dello spazio, l’uomo ha sempre cercato modi per avventurarsi nell’ignoto e conquistare nuove frontiere. Le nostre ambizioni non conoscono limiti, ma adesso, mentre ci avventuriamo in una nuova corsa allo spazio, con obiettivi scientifici e romantici insieme come il ritorno dell’uomo sulla Luna e il primo viaggio su Marte, una domanda si fa pressante: come possiamo sostentarci nell’ambiente ostile dello spazio? Nutrirci, dissetarci, tenerci in salute a livello fisico e mentale? Come sarebbe il mondo senza piante? Semplicemente non esisterebbe… La nostra vita dipende dal regno vegetale, a cui siamo legati da una relazione simbiotica, anche se spesso lo ignoriamo. Le piante hanno colonizzato il pianeta molto prima di noi, sono i polmoni verdi della Terra, sottraggono anidride carbonica all’atmosfera e producono ossigeno, svolgono un ruolo importantissimo nel ciclo dell’acqua e, attraverso la simbiosi con alcuni batteri, sono in grado di fissare l’azoto rendendolo disponibile per gli esseri viventi. La Terra è definita il Pianeta Verde proprio perché è ricoperta di piante al contrario di altri pianeti del sistema solare come Marte, il Pianeta Rosso, in cui non è ancora stata individuata alcuna forma di vita. Ma se l’uomo desidera davvero superare i limiti terrestri e provare a vivere “là fuori”, dovrà trovare degli stratagemmi per ricreare le condizioni di vita necessarie alla sopravvivenza. La possibilità di realizzare missioni spaziali estese, con lunghi periodi di permanenza a bordo di piattaforme spaziali orbitanti o in colonie spaziali sulla Luna o su Marte, è legata alla capacità di creare un sistema biorigenerativo di supporto alla vita e, tra tutti gli organismi studiati per questa funzione, a oggi le piante rappresentano i rigeneratori più promettenti. È qui che entra in gioco l’agricoltura spaziale, la pratica di coltivare piante per sostenere la vita in un ambiente extraterrestre. Stefania De Pascale, pioniera assoluta a livello internazionale in questo campo, ci spiega quali sono le sfide biologiche e tecnologiche che abbiamo di fronte e come potremmo fare per superarle, attribuendo all’agricoltura spaziale un ruolo cruciale nel promuovere pratiche responsabili e sostenibili verso il nostro pianeta e il cosmo. Un’inedita lezione per un futuro migliore che parte dallo spazio per tornare sulla Terra. Recensione Quasi dieci anni fa è uscito nelle sale cinematografiche il film “The Martian” di Ridley Scott dove l’astronauta, interpretato da Matt Damon, disperso su Marte, fa crescere un raccolto di tuberi con un sistema di irrigazione fai-da-te. Tutto ciò potrebbe diventare realtà grazie all’agricoltura spaziale. Le esplorazioni spaziali sono sempre più frequenti e di lunga durata e per questo richiedono un diverso approccio nell’approvvigionamento delle risorse vitali e del cibo per gli astronauti. La possibilità di realizzare missioni spaziali a lunga permanenza dell’uomo a bordo di piattaforme spaziali orbitanti o in colonie spaziali su Luna o su Marte è, infatti, legata alla possibilità di creare un ecosistema artificiale, ovvero un sistema di controllo ambientale biorigenerativo di supporto alla vita e, tra tutti gli organismi studiati per questa funzione, a oggi le piante rappresentano i rigeneratori più promettenti. È qui che entra in gioco l’agricoltura spaziale, la pratica di coltivare piante per sostenere la vita in un ambiente extraterrestre. Inoltre, la ricerca di possibili soluzioni per il supporto alla vita dell’uomo nell’esplorazione spaziale produce conoscenze e tecnologie che possono essere utilizzate per la coltivazione delle piante in ambienti estremi sulla Terra quali i deserti, i Poli o le moderne megalopoli e per la messa a punto di soluzioni più sostenibili per l’agricoltura terrestre e per combattere la fame nel mondo. L’autrice, professoressa ordinaria di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” di Napoli e pioniera a livello internazionale in questo campo, ci spiega quali sono le sfide biologiche e tecnologiche che si hanno di fronte e come di può fare per superarle, attribuendo all’agricoltura spaziale un ruolo cruciale nel promuovere pratiche responsabili e sostenibili verso il nostro pianeta e il cosmo. Un’inedita lezione per un futuro migliore che parte dallo spazio per tornare sulla Terra. Questo ottimo saggio è anche un racconto della storia delle esplorazioni spaziali, dell’agricoltura e del cibo spaziale, che mostra come i progetti di ricerca in questo campo siano fatti di collaborazioni internazionali, sinergie e giovani ricercatori coraggiosi. Un libro che consiglio a tutti coloro che cercano una inedita lezione per un futuro migliore che parte dallo Spazio per poi avere conseguenze importanti anche sulla Terra. Alcune note su Stefania De Pascale Stefania De Pascale è professoressa ordinaria di Orticoltura e Floricoltura presso il Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” di Napoli. Da oltre 25 anni si interessa della coltivazione di piante per il supporto all’esplorazione umana dello spazio nell’ambito di progetti di ricerca finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA). Nel 2019 ha fondato il Laboratory of Crop Research for Space , un laboratorio dedicato alla caratterizzazione delle piante per i sistemi rigenerativi di supporto alla vita nello spazio, nato dalla collaborazione con il programma MELiSSA dell’ESA che studia, dal 1987, i sistemi di supporto vitale a ciclo chiuso con un approccio di tipo ecosistemico. TAG: #saggi, #scienze, #stefania_de_pascale, #voto_cinque
RECENSIONE: 24 volte la verità (Raphaël Meltz)
Autore: Raphaël Meltz Traduttore: Alice Laverda Editore: Prehistorica Editore, 2024 Pagine: 260 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 18.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.prehistoricaeditore.it/libro/9788831234269 Trama C'è Gabriel, un cineoperatore che ha percorso tutto il Novecento con l'occhio incollato dietro la sua macchina da presa: dal funerale di Sarah Bernhardt all'11 settembre 2001 passando per la Pace di Parigi, nel 1919, sarà stato il testimone muto di un mondo caotico e vertiginoso. C'è Adrien, suo nipote, un giornalista specializzato in quelle cose digitali che ormai invadono le nostre vite. E c'è il romanzo che Adien ha deciso di scrivere attorno alla figura del nonno. In ventiquattro capitoli, raccontare una vita. Ventiquattro capitoli come le ventiquattro immagini che costituiscono ogni secondo di un film. Ventiquattro capitoli per tentare di cogliere la verità. Cosa resta di chi non è più tra noi? Cosa si può dire di conoscere di ciò che si è visto ma non vissuto? Cosa fare, al giorno d'oggi, di tutte queste immagini? Recensione Ventiquattro è un numero dalle molte corrispondenze. Viene utilizzato per evocare il numero di ore in un giorno, il numero di cicli dell'anno solare cinese o anche per indicare i carati dell'oro puro. In questo romanzo, invece, il ventiquattro si riferisce al numero di immagini al secondo proiettate nelle sale cinematografiche dal 1926, abbandonando i sedici fotogrammi al secondo precedentemente utilizzate per la proiezione dei film muti. Ventiquattro, però, sono anche i capitoli che caratterizzano il libro e che riguardano la vita di due uomini: Gabriel che filma nel ventesimo secolo e Adrien, suo nipote, che scrive nel ventunesimo. Dopo diversi anni come freelance scrivendo articoli sui prodotti hi-tech su vari quotidiani e riviste, Adrien decide di fare il grande passo, iniziare a scrivere il suo primo romanzo. L’argomento è già stato individuato: rendere omaggio a Gabriel, il nonno centenario recentemente scomparso che ha lavorato nel cinema per tutta la vita. Dalla tastiera del suo computer, Adrien riporta in vita il parente attraverso ventiquattro capitoli che strizzano l'occhio alla settima arte. Nato nel 1908 e il più giovane della famiglia, Gabriel è un bambino felice che ama condividere momenti di complicità con la sorella maggiore Hélène. A cinque anni è con lei che vive la sua prima esperienza cinematografica grazie all'acquisto, da parte del padre, di una delle prime cineprese di famiglia, la Pathé Kok. Questo momento magico seguito da un evento tragico segna per sempre il ragazzo. Nonostante ciò, nasce una passione. Interessato anche ai progressi cinematografici e all'evoluzione dei proiettori sviluppati dai giganti di questo settore, Gabriel presto riesce a diventare operatore. Macchina fotografica in spalla, l’uomo si ritrova in prima fila, nel corso di diversi decenni, a filmare i grandi momenti della Storia che rimangono fissati su metri di pellicola, oltre ad essere scolpiti nella memoria collettiva. Adrien decide di rendere omaggio e far luce su quest’uomo che è sempre rimasto nell’ombra. Gabriel, personaggio dalle mille vite che è riuscito ad immortalare eventi importanti con il suo obiettivo, riesce a catturare anche l’attenzione del lettore per tutta la durata del romanzo. Leggere i ventiquattro capitoli dedicati a quest’uomo è sicuramente un piacere. Capitoli “verità” che permettono di ripercorrere il XX secolo in modo molto originale e di conoscere meglio l’evoluzione e la crescita dell’industria cinematografica francese. L’autore riesce nell'impresa di rendere la storia di Gabriel viva e molto realistica. Un libro che permette anche di ripercorrere la storia del cinema: dagli inizi incerti fino al suo apice. Il parente di Adrien ha vissuto questa ascesa fulminea e ha lavorato fianco a fianco con le più grandi celebrità. Ciò che però è maggiormente rappresentato nel romanzo è l'evoluzione tecnica e il vocabolario molto specifico legato alla macchina da presa e all'evoluzione delle tecniche cinematografiche. Un bagaglio peculiare del tutto coerente e interessante che richiama l'importanza del cinema nella Storia. Un libro, questo, che rappresenta uno sguardo su Storia e società. A volte risulta un po' tecnico, spesso nostalgico e serio. Rimane comunque un volume molto accessibile che ricorda quanto sia importante mantenere traccia attraverso un testo, una immagine o una fotografia degli eventi che, in seguito, si trasformano in ricordi. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che amano il cinema, ma anche a tutti quelli che vogliono ricordare e perdersi in un tempo passato in cui si utilizzavano le telecamere a manovella Alcune note su Raphaël Meltz Raphaël Meltz è nato nel 1975 ed è uno scrittore raro, estremamente eclettico. È autore di svariati racconti, saggi e romanzi; per un fumetto, è stato recentemente premiato al Festival ’Angoulême. Ha cofondato e codiretto la rivista “R deréel” e il magazine “Le Tigre”. Dal 2013 al 2017 ha prestato servizio come addetto culturale presso l’Ambasciata di Francia in Messico. Significative le parole di Frédéric Martin, il suo editore francese (Le Tripode): “Meltz è un Don Chisciotte, una persona dal bagaglio intellettuale molto vasto, che ora potrebbe trovarsi negli uffici ministeriali o seduto a una cattedra universitaria, ma che ha scelto una forma di resistenza.” TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #alice_laverda, # raphaël_ meltz , #voto_cinque
RECENSIONE: Stelle per pianeti (Alessio Parmigiani)
Autore: Alessio Parmigiani Editore: NN Editore, 2024 Pagine: 224 Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 17.00 (cartaceo), € 7.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.nneditore.it/libro/9791280284822 Trama A Lavagna, paese ligure in cui si alternano carrugi, porticati e viadotti autostradali, la vita scorre apparentemente placida e immutabile come la corrente del fiume Entella. Leonardo e Gabriele detto Gabs sono amici da sempre, amici come si può essere in una piccola città di provincia: pianeti che orbitano e si attraggono fino a diventare inseparabili. Leonardo non si è mai sentito all’altezza di Gabriele, però pensa di essere l’unico capace di curare le fragilità che si nascondono dietro l’immagine del ragazzo perfetto. E così non può credere alle voci che piombano sull’amico, all’atto di violenza di cui viene accusato, neppure quando vede travolta la vita degli altri ragazzi della compagnia e lo stesso Gabriele fuggire altrove. Leonardo rimane, tentando di rimettere insieme i pezzi ma, quando Gabriele anni dopo tornerà a Lavagna, si troverà costretto ad affrontare le proprie colpe e omissioni. "Stelle per pianeti" è una storia di provincia, e di un’amicizia che nel tempo si impasta di contraddizioni, di adorazione e fiducia, ma anche di bugie, silenzi e segreti. Alessio Parmigiani concentra il suo sguardo intimo e pieno di compassione su questo cambiamento, sulla forza d’animo che permette di accettare la verità e sulla pace che si conquista nel perdonare, e perdonarsi. Recensione Questo romanzo, esordio dell’autore, è ambientato a Lavagna in Liguria i primi anni del nuovo millennio. In questo luogo, più precisamente in un quartiere diviso in due da una via, nasce l’amicizia fra Leonardo Nervi, il protagonista, un bambino molto taciturno e Sarim Hamar, un bambino marocchino saggio e coraggioso. Il rapporto subisce una svolta quando nella coppia entra Gabriele, detto Gabs, un bravo bambino dai capelli rossicci e arruffati. Si origina così un viaggio ventennale di amicizia in cui entrano nel gruppo anche altri amici come Alberto, succube di Gabriele e Francesca molto legata a Leo. Con l’improvvisa morte del padre di Gabriele il rapporto con Leonardo si intensifica. L’abbraccio di Leo a Gabs al funerale significa tutto e ne segna il comportamento per tutto il romanzo. Da questo episodio, Leo sente una strana responsabilità nei confronti dell’amico. Una responsabilità che prova, ma mai richiesta. Essa non viene meno neanche quando Gabriele alcune volte scompare. Vi è pero un momento in cui si varca un limite non solo fisico. Ciò avviene a inizio estate della terza superiore. Qui Gabriele si trasforma. Leo però, che vive un concetto distorto di amicizia, giustifica sempre l’amico; anche quando commette una grave azione. Leonardo prende erroneamente l’altro per una stella anche se, in realtà, è più un pianeta. Si, perché Gabriele è un corpo etimologicamente errante. In risposta a tutto ciò, Leonardo riceve un pugno. Nonostante Leo inizi a dubitare dell’amico, in lui vi è comunque un forte senso di colpevolezza che lo porta alla solitudine proprio mentre le altre amicizie si consolidano: Sarim rinuncia alla carriera universitaria per badare a Tommaso, Alberto costruisce una famiglia con Chiara. L’autore scrive un romanzo che conquista, emoziona, sconvolge e coinvolge, che fa immergere nel buio della debolezza e del desiderio. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che cercano una lettura in cui è centrale l’amicizia, ma in cui vi sono anche incomprensioni, segreti e cambiamenti. Alcune note su Alessio Parmigiani Alessio Parmigiani è nato nel 1996 ed è cresciuto in Liguria, frequenta la facoltà di Culture e Letterature del Mondo Moderno a Torino e lavora nel settore della cybersicurezza. Diplomato alla Scuola Holden, nel 2021 riceve una menzione al Premio InediTO Narrativa-racconti e arriva finalista nella sezione speciale Routes Méditerranéennes. Da undici anni volontario in Croce Verde, ha partecipato a diversi interventi di protezione civile, tra cui l’accoglienza dei profughi ucraini sul confine italiano. Stelle per pianeti è il suo esordio consapevole. TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_moderna_contemporanea, #alessio_parmigiani, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Tutti i mondi possibili. Un'avventura nella grande biblioteca dell'evoluzione (Telmo Pievani)
Autore: Telmo Pievani Editore: Raffaello Cortina Editore, 2024 Pagine: 192 Genere: Saggi, Scienze Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/telmo-pievani/tutti-i-mondi-possibili-9788832856873-4269.html Trama Nel 1976, una giovane studentessa di ingegneria di Princeton è a Madrid in vacanza. Legge "La biblioteca di Babele" di Jorge Luis Borges e ha un’illuminazione. Immagina quegli scaffali sterminati e si immedesima nel destino del bibliotecario che si aggira disperato alla ricerca del libro dei libri, quello che contiene le risposte ai misteri fondamentali della vita. Prima di lei, John Maynard Smith aveva fantasticato sull’esistenza di un’analoga libreria: piena non di libri, ma di proteine. Più di recente, alcuni biologi hanno ricostruito lo spazio combinatorio ideale – il morfospazio – di tutti gli animali e di tutte le piante possibili. Ma qual è il senso, per la scienza, di immaginare mondi che non esistono per spiegare la realtà? Perché il morfospazio degli animali è pieno di zone vuote? Dopo più di 40 anni di tenaci ricerche e di disavventure, quella giovane lettrice, Frances Arnold, svelerà l’enigma e scoprirà forme e combinazioni che l’evoluzione non aveva ancora esplorato. Recensione Nel 1941 lo scrittore Jorges Louis Borges dona alla luce un racconto fantastico intitolato La biblioteca di Babele dove si descrive un allucinante universo che essenzialmente è una biblioteca spazialmente infinita composta di sale esagonali, in cui cinque pareti sono occupate da cinque scaffali. In ogni scaffale vi sono 32 libri da 410 pagine ciascuno. Ogni pagina ha 40 righe da 80 simboli, che sono 22 lettere dell'alfabeto più lo spazio, il punto e la virgola. Per farla breve, si tratta di un infinito “biblioverso”. Nell’estate del 1976 quel testo capita fra le mani di Frances H. Arnold, studentessa americana in trasferta in Spagna che ha una illuminazione e che quattro decenni più tardi, grazie ad essa, vince il Premio Nobel per la Chimica. Arnold riesce a tenere insieme la visione di Borges e quella dell’ evoluzionista John Maynard Smith che fantasticava su una biblioteca di tutte le proteine possibili. Le proteine sono come parole. Sono date da una sequenza di “lettere” di un alfabeto, ovvero gli aminoacidi. La selezione fa viaggiare ed evolvere le proteine, i loro geni, gli organismi, le specie, dentro vari paesaggi o ecosistemi adattativi. Eppure, il morfospazio degli animali è pieno di zone vuote; perché? Qual è il senso, per la scienza, di immaginare mondi che non esistono per spiegare la realtà? Dopo più di 40 anni, Frances H. Arnold, riesce a svelare qualche enigma e scopre forme e combinazioni che l’evoluzione non aveva ancora esplorato. L’autore di questo saggio, docente di Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova, intrecciando scienza, filosofia e letteratura, tra Lucrezio e Calvino, guida il lettore attraverso Babele per mostrare quanto è vasto e sconosciuto il mondo del possibile che non si è ancora realizzato. L’evoluzione ha esplorato sin qui soltanto un piccolo sottoinsieme del possibile, in barba a tutte le nostre idee di progresso. Se poi ci si accorge che anche tra le forme plausibili di vita ci sono vastissime lacune, allora è sensato pensare che vi sia un elemento di contingenza pure nel modo in cui la realtà si dissemina nello spazio delle possibilità. Così, sperimentando dal basso, con l’evoluzione direzionata degli enzimi, Arnold ha scoperto che le proteine possono fare molte cose che la natura non ha mai chiesto loro di fare, incluse alcune dalle quali gli esseri umani potrebbero trarre notevole giovamento. Gli enzimi possiedono un potenziale latente, per esempio la scienziata ha realizzato enzimi che creano legami carbonio-silicio per prodotti organo-siliconici. I sette capitoli che compongono il libro, intrecciano mirabilmente Borges e Arnold, contesti culturali e vicende biografiche, antiche intuizioni e polemiche contemporanee, ipotesi studiate e domande future. Il lettore comprende così meglio la storia sociale delle ricerche scientifiche e le intenzionalità logicamente determinate, l’importanza delle domande del ricercatore e delle menti preparate, il peso possibile di errori e dimenticanze, le eventuali anomalie degli accidenti e dei sogni, insomma l’ecologia della serendipità. L’ignoto è e sempre sarà sterminato, ma la vera ignoranza non è l’assenza di conoscenza, ma il rifiuto di acquisirla, di usare il metodo sperimentale e la razionalità del possibile. Un ottimo saggio per comprendere che certe intuizioni dei letterati non sono poi così lontane da quelle degli scienziati. Un libro in cui scienza e letteratura si tengono per mano. Alcune note su Telmo Pievani Telmo Pievani insegna Filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova. È direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione, e collabora con il Corriere della Sera , le Scienze e Micromega . Nelle nostre edizioni ha curato Le trame dell'evoluzione (2002) e pubblicato La vita inaspettata (2011), Imperfezione (2019), Finitudine (2020), Serendipità (2021), Il giro del mondo nell'Antropocene (2022), e Tutti i mondi possibili (2024). TAG: #saggi, #scienze, #telmo_pievani, #voto_quattro
RECENSIONE: Le stelle dei druidi. Archeoastronomia dai megaliti ai Celti (Guido Cossard)
Autore: Guido Cossard Editore: L'Età dell'Acquario, 2024 Pagine: 320 Genere: Saggi, Archeoastronomia Prezzo: € 22.00 (cartaceo), € 14.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.etadellacquario.it/Libri/Le-stelle-dei-druidi Trama L'archeoastronomia studia le conoscenze di astronomia delle popolazioni antiche e i loro rapporti con la loro vita sociale e religiosa, permettendoci così di comprenderne il pensiero più profondo. Ciò è particolarmente vero per i Celti, che non hanno lasciato strutture imponenti né scritti in grado di tramandare le loro credenze. La strada delle stelle ci rivela alcuni elementi sorprendenti della loro cultura, come la raffinata misura del tempo, l’ossessione per la parte chiara e la parte scura dell’anno, l’originale struttura calendariale e la ricca simbologia. Il volume si sofferma in particolare su diverse questioni ancora aperte, quali l’interpretazione del calendario di Coligny, l’importanza del pianeta-dio Mercurio (Lug per i Celti) e il rinascimento celtico che ha caratterizzato i primi due secoli dopo la nascita di Gesù. Lo scenario che si viene delineando suggerisce che, dopo due millenni, vi siano oggi le condizioni perché l’umanità possa assistere a un risveglio di questa lontana civiltà. Recensione Con questo libro, l’autore, fisico e presidente dell’Associazione di Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana, presenta un quadro molto completo delle conoscenze dei Celti, nonostante essi non abbiano lasciato strutture grandiose né scritti in grado di tramandare le loro conoscenze e credenze. Il libro si compone di quattro parti. La prima si concentra sui megaliti e sui Celti, al cui vertice sacerdotale si trovavano i druidi. Lo studioso spiega che le funzioni principali dei druidi erano tre: occuparsi della religione, dell’insegnamento e dell’amministrazione della giustizia. Secondo però i testi più classici che ci sono pervenuti, la funzione più importante era quella sacerdotale. La seconda parte del volume affronta il tema dell’astronomia presso i Celti. Qui si apprende come Mercurio fosse per loro il dio-pianeta più importante; un fatto interessante se si pensa che questo è il pianta meno visibile tra quelli conosciuti a quell’epoca. La parte finale riguarda il calendario nell’antichità, il divulgatore informa che allora, a differenza di oggi, ogni mese, ogni giorno e ogni ora erano caratterizzati da un aspetto simbolico religioso o divinatorio. I primi calendari erano legati a previsioni di natura astrologica. Nella terza parte, l’autore, affronta il calendario di Coligny e le feste celtiche. Questo calendario consiste in una tavola in bronzo rinvenuta a frammenti alla fine del XIX secolo. Purtroppo però non è stato possibile rinvenire tutti i pezzi. Quelli di cui si dispone hanno comunque permesso ai ricercatori di capire che in essa sono riportati i nomi di dodici mesi lunari di 29 e 30 giorni, più due mesi intercalari. Ciò suggerisce che questa popolazione conosceva bene la volta celeste, in modo particolare il movimento del Sole e della Luna. L’ultima parte è dedicata ad alcuni siti della nostra penisola. Tra questi spiccano il cromlech del Piccolo San Bernardo e l’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta la cui individuazione risale al 1969 in seguito a scavi edilizi. Un libro molto chiaro e di lettura assai gradevole che consiglio a tutti gli appassionati di archeoastronomia, ma anche a tutti coloro che vogliono scoprire una interessante civiltà del passato. Alcune note su Guido Cossard Guido Cossard, fisico, è presidente dell’Associazione di Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana. Attivo conferenziere, è autore di numerose pubblicazioni: Storia e riti di Capodanno (Rizzoli 1999), Il lungo racconto dell’Origine (con Margherita Hack e Walter Ferreri, Baldini+Castoldi 2013), Cieli perduti (Utet 2018). Ha collaborato all’ Atlante dell’Universo (Utet 1998). In considerazione del contributo allo studio dei siti megalitici della Valle d’Aosta, nel 2005 la International Astronomical Union (IAU) gli ha dedicato il pianetino (4993) 1983 GR, che da allora si chiama Cossard. TAG: #saggi, #archeoastronomia, #guido_cossard, #voto_quattro
RECENSIONE: The perfect couple. La coppia perfetta (Elin Hilderbrand)
Autore: Elin Hilderbrand Traduttore: Stefania Vaccaro Editore: Time Crime, 2024 Pagine: 416 Genere: Narrativa straniera, Gialli Prezzo: € 16.90 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://timecrime.it/products/la-coppia-perfetta Trama L’estate è la stagione dei matrimoni a Nantucket: la vista di una sposa che corre lungo Main Street è comune come il sole che tramonta a Madaket Beach. Il matrimonio Otis-Winbury si annuncia come un evento da ricordare, definito memorabile: i ricchi genitori dello sposo non hanno badato a spese per ospitare una cerimonia sontuosa nella loro tenuta sull’oceano. Ma quando un cadavere viene ritrovato nel porto di Nantucket poche ore prima del matrimonio, tutti i partecipanti diventano improvvisamente dei sospettati. Il capo della polizia, Ed Kapenash, interroga gli sposi, una famosa scrittrice di gialli e persino un membro della sua famiglia, e più indaga più porta alla luce segreti inconfessabili. Scopre così che ogni matrimonio è un campo minato e che nessuna coppia è perfetta. Recensione In questo romanzo tutto si svolge in un weekend, quello dopo il 4 luglio, il weekend più affollato e caotico dell’anno sull’isola dove si sposano Benji, rampollo di una ricca famiglia americana e Celeste, tipica ragazza della porta accanto. Le famiglie degli sposi, qualche amico e i testimoni sono ospitati a Summerland, la meravigliosa villa a Nantucket della famiglia dello sposo. La mattina in cui si sarebbe dovuta tenere la cerimonia, però, il corpo della damigella d’onore, Merritt, la migliore amica di Celeste, viene ritrovato senza vita dalla sposa. Iniziano così gli interrogatori degli inquirenti, che porteranno a galla una serie infinita di segreti ed intrighi in un perfetto stile soap opera. Nei capitoli si alternano i punti di vista dei protagonisti: Celeste; Karen, la madre della sposa; Greer, la madre dello sposo; Tag, il padre dello sposo; il capo della polizia. Ad essi si alterna anche il punto di vista più ampio di Nantucket, la scintillante isola in cui la vicenda è ambientata. L’ambientazione è a tutti gli effetti una delle protagoniste del romanzo; Nantucket con i suoi cibi lussuosi, le meravigliose atmosfere, le ricchezze e gli abiti ostentati, è testimone silenziosa dei segreti di chiunque la abiti. Il fulcro del romanzo sono comunque i personaggi che trasmettono la conoscenza approfondita dell’autrice sulla natura umana. Greer, scrittrice di gialli e Karen, malata terminale, ripropongono, ad esempio, due personaggi le cui esperienze sono state vissute in prima persona dall’autrice, essendo stata essa stessa malata di cancro. I personaggi sono caratterizzati in modo impeccabili. Nel raccontarne le emozioni, passate e presenti, la scrittrice riesce a farli uscire dalle pagine, a descriverli in maniera realistica e credibile, intrecciandone alla perfezione le vite, seppure con qualche cliché. La trama risulta semplice e a volte prevedibile, ma ben costruita; non ci sono lacune né grossi colpi di scena. Nonostante le limitazioni, l’attenzione del lettore viene mantenuta alta grazie ai cambi temporali e alle ricostruzioni a ritroso dei fatti che avvengono durante gli interrogatori. La scrittura di è fluida, spesso descrittiva. I dialoghi aumentano il ritmo ma, in alcuni momenti, i protagonisti si perdono in ricordi e memorie che tendono a rallentarlo. Il risultato è un giallo accattivante, con un finale senza fuochi d’artificio, ma per il cui intreccio vale la pena di essere letto. Un romanzo che consiglio a chi ama le vicende di famiglie ricche e piene di segreti e soprattutto a chi piacciono i personaggi ben approfonditi. Alcune note su Elin Hilderbrand Elin Hilderbrand è un’autrice bestseller secondo il New York Times di ben trenta romanzi, una madre orgogliosa dei suoi tre figli, un’appassionata ciclista Peloton, un’aspirante influencer di libri e un’entusiasta cuoca casalinga: seguitela su Instagram @elinhilderbrand per vedere il suo Cringe Cooking Show. È anche una sopravvissuta al cancro al seno da sette anni. Con oltre 900.000 copie vendute di The Perfect Couple – La coppia perfetta , una serie Netflix con Nicole Kidman, Liev Schreiber, Dakota Fanning ed Eve Hewson, esordisce nel catalogo Timecrime. TAG: #narrativa_straniera, #gialli, #stefania_vaccaro, #elin_hilderbrand, #voto_quattro
RECENSIONE: I molti sguardi di Vivian Maier (Andrea Tridico, Sergio Cabella)
Autore: Andrea Tridico, Sergio Cabella Editore: Colber Edizioni, 2024 Pagine: 72 Genere: Graphic novels, Biografie Prezzo: € 13.90 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.colber-edizioni.com/ Trama In "I molti sguardi di Vivian Maier”, Andrea Tridico e Sergio Cabella tornano indietro nel tempo per cercare di capire perché il soggiorno torinese della giovane Vivian nel 1959 risulti "inesistente" per 4 mesi, senza infatti che venisse scattata una sola foto... una parentesi su cui gli autori sollevano un velo discreto ma intransigente, immaginando una storia degna del mistero che caratterizza tutta l'opera di Vivian Maier. Recensione Questa breve opera a fumetti permette di immergersi nella breve, ma avvincente narrazione che segue i passi enigmatici di Vivian Maier, fotografa del panorama artistico del Novecento che ottenne fama postuma poiché non espose mai le sue opere mentre era in vita, durante il periodo "misterioso" tra il 1959 e il 1960, un’epoca in cui la celebre fotografa scomparve dai radar, viaggiando in giro per il mondo senza lasciare tracce o testimoni delle sue avventure. Questa storia prende spunto dalle pagine del libro di Ann Marks, l’unica fonte che osa esplorare quei mesi oscuri della vita della donna. In questo racconto, il tempo scorre fluido tra presente e passato, con frequenti flashback che tentano di ricostruire un passato nebuloso e quasi dimenticato. Ogni episodio, ogni immagine, ci avvicina di più alla verità, o quanto meno, a quella che potrebbe essere stata la sua verità, cercando di intuire i motivi, le speranze e le paure che potrebbero aver spinto una delle più grandi misteriose talenti della fotografia a lasciarsi tutto alle spalle. Oltre ai viaggi e alle esperienze personali, la storia arricchisce il mosaico della vita di Vivian con intricati riferimenti alla realtà torinese di quegli anni. Torino, con il suo fervore industriale e culturale, fa da sfondo a episodi che si intrecciano sapientemente con la trama principale, dipingendo un quadro vivido dell’Italia di fine anni ’50. Per caratterizzare le diverse ambientazioni vengono adoperate diverse tecniche di colorazione. Durante tutto il racconto si comprende pienamente quale sia il compito degli autori, ossia stilare un profilo psicologico ed artistico di Vivian Maier, sia per celebrarla che per farla conoscere ad un potenziale pubblico che ignora le sue opere. Il racconto offre al lettore non solo un’avventura visiva attraverso le descrizioni dettagliate dei luoghi visitati, ma anche un viaggio introspettivo nei meandri più reconditi del cuore di Vivian. Questa storia, benché immaginaria, tenta di tessere i fili di una narrativa che potrebbe benissimo appartenere alla vita segreta di una figura tanto influente quanto misteriosa. Si tratta di un invito a guardare oltre la superficie delle fotografie e a cercare, tra le pieghe del tempo e dello spazio, l’essenza di una donna che lasciato divere opere, ma poche certezze sulla sua vita. Un opera breve, ma non per questo ricercata, che consiglio sicuramente agli appassionati di fotografia, ma anche a tutti coloro che vogliono conoscere una artista troppo spesso dimenticata. Alcune note su Andrea Tridico Andrea Tridico è nato a Torino nel 1986. Dopo aver frequentato il liceo classico, si laurea in Ingegneria al Politecnico di Torino realizzando parallelamente le sue prime opere grafiche amatoriali. Nel 2013 si iscrive al corso triennale di Fumetto presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino diplomandosi a pieni voti, inaugurando così il suo percorso fumettistico professionale. Nel 2018 esordisce come autore presentando, al Salone Internazionale del Libro di Torino, la graphic novel: MeCha Guevara (edizioni Shockdom – collana ManFont). Nel 2024 illustra per Colber I molti volti di Vivian Maier . Alcune note su Sergio Cabella Sergio Cabella è nato a Genova nel 1965 tra i quadri di suo padre, grandissimo pittore dilettante. Masticando fumetti, disegni e lunghi ghirigori di vita nel 1993 è approdato a Milano, in Accademia Disney, incredulo e felice. Dall'anno successivo ha iniziato a lavorare da professionista arrivando a macinare all'oggi circa 150 storie disegnate e più di una settantina scritte, sempre marchiate Disney: dalle mitiche GM a PK , da Paperino Paperotto a XMickey , e naturalmente Topolino . Nel mezzo collaborazioni con Piemme per Geronimo Stilton versione a fumetti e libri, con Rainbow per le Winx e Huntik , con Ferrero per la progettazione delle sorprese Kinder, poi tanta docenza per l'Italia compresa le sedi di Genova e di Torino della Scuola Internazionale di Comics. Dopo una pausa tra i libri e lo studio ha ripreso con un libro a fumetti intitolato Dea Bianca edito da Astro comics e uno per ragazzi: si intitola BEO , per ManFont. Ho collaborato brevemente con un'agenzia pubblicitaria come creatore di storie e di storyboard. Nel 2024 per Colber scrive I molti volti di Vivian Maier . TAG: #graphic_novels, #biografie, #andrea_tridico, #sergio_cabella, #voto_quattro
RECENSIONE: La materia del mondo. Una storia della civiltà in sei elementi (Ed Conway)
Autore: Ed Conway Traduttore: Anita Taroni, Stefano Travagli Editore: Marsilio, 2023 Pagine: 448 Genere: Scienza Prezzo: € 28.00 (cartaceo), € 11.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2972017/la-materia-del-mondo Trama Per quanto ci raccontino che viviamo una realtà sempre più virtuale e dematerializzata, in cui il valore risiede in cose intangibili, il mondo fisico continua a costituire l’impalcatura di tutto il resto. Senza calcestruzzo, rame e fibra ottica non ci sarebbero centri di elaborazione dati, elettricità, internet. Ed Conway punta i riflettori sui sei materiali su cui si reggono le nostre vite e che per migliaia di anni hanno creato imperi, distrutto civiltà, alimentato il nostro ingegno, raccontandone con spirito critico e maestria divulgativa le peripezie, tra innovazioni tecnologiche e cambiamento climatico, ambizioni economiche e lotte per il controllo dei giacimenti più importanti. Viaggiando avanti e indietro nel tempo, attraversa le quattro grandi transizioni energetiche dell’epoca moderna e immagina la quinta, trainata dalle rinnovabili. Si mette sulle tracce degli atomi di silicio e di litio nel loro giro intorno alla Terra prima di diventare semiconduttori e batterie. Si insinua nelle tubature di una raffineria di petrolio, nelle fornaci in cui la sabbia fonde per diventare vetro e lungo i cavi di rame che portano l’elettricità in ogni angolo del globo. Recensione Da alcuni anni si ha la profonda convinzione di vivere in un mondo dematerializzato, dominato dall’economia dei servizi, pervaso da una finanza sempre più invasiva, guidato dagli "0" e gli "1" dell’informatica, e, ultimamente, in balia di un’intelligenza artificiale sempre più pervasiva. Eppure, basta leggere questo saggio per rendersi conto che, come canta Madonna in Material Girl , il mondo è materiale. Gli ospedali, le strade, le scuole, le case, ma anche Internet e le astronavi non sono fatti di idee, ma di cose materiali e, a loro volta, le cose materiali sono fatte di materie prime. Quindi, anche l’informatica è molto, molto materiale, e vale la pena rendersene conto. L'autore, redattore economico di SkyNews , ha scritto un libro illuminante sull’argomento che dimostra quanto la tecnologia sia ancora (e lo sarà ancora per moltissimo tempo, forse per sempre) basata sulle materie prime. Un saggio scritto con gli occhi di un reporter, che racconta la storia e l’impatto sulla civiltà, passata e presente, di sei materie, alcune in apparenza banali: sabbia, sale, ferro, rame, petrolio e litio. Sostanze che hanno costruito il nostro mondo. Il volume è una miniera (e di miniere e del loro impatto sull’ecosistema e sui rapporti fra nazioni nel libro se ne parla molto) di informazioni e di racconti, ma è anche una profonda riflessione dei rapporti fra stati e nazioni. Donald Trump e Mao Zedong hanno in comune la convinzione che non vi è paese senza acciaio e il testo, accanto ad una illustrazione tecnica ma accessibile della produzione e della trasformazione delle materie prime, dà anche una visione molto politica. Il mondo occidentale si ritiene indipendente dal sud del mondo, non solo in termini materiali ma anche ideologici. A prima vista, il fatto che la maggior parte dei marchi più grandi siano tutti situati negli Stati Uniti e che la nazione produca più petrolio di quanto ne utilizzi, dona l’impressione che sia almeno materialmente indipendente dai paesi più poveri e meno sviluppati. Ma cosa spiega il fatto che questa nazione, apparentemente indipendente dal punto di vista energetico, veda comunque i suoi presidenti, da Roosevelt a Biden, fare il giro del mondo discutendo di petrolio? La spiegazione è che il petrolio prodotto in patria non è adatto alla lavorazione nelle raffinerie nazionali e il petrolio necessario per mantenere in funzione le raffinerie e soddisfare la domanda energetica locale deve provenire da Arabia Saudita, Iraq, Canada, Messico, Colombia e Venezuela. Questa situazione di dipendenza per materie prime cruciali da partner commerciali situati in paesi conflittuali non è un fenomeno esclusivo degli Stati Uniti. Gli shock sull’offerta di beni essenziali riescono a indebolire le sanzioni e le restrizioni alle importazioni e forse anche ad attenuare i disaccordi ideologici tra qualsiasi paese e i suoi partner commerciali. L'autore ricorda il 1915, in piena guerra, quando, a seguito della carenza di sabbia necessaria per l’industria del vetro, la Gran Bretagna dovette importare lenti tedesche per produrre binocoli destinati al personale dell’esercito che combatteva contro i crucchi e la Germania, a sua volta, fornì la sabbia in cambio della gomma necessaria per produrre pneumatici, tubi e cinghie di ventilazione nei motori. E se si pensa che il petrolio sia un’eccezione e che la transizione verso un mondo alimentato dall’elettricità rimuove l’unico ostacolo sostanziale all’indipendenza energetica dell’occidente, l'autore convince che le cose non sono così semplici. Argentina, Australia, Cile e Cina, che detengono grandi riserve di rame e litio, elementi essenziali per le batterie elettriche, stanno emergendo come "elettrostati" che fanno da contraltare ai "petrolstati" come Arabia Saudita e Russia. La transizione da un’economia alimentata dai combustibili fossili richiede negoziati e scambi tra le nazioni che dispongono delle materie prime necessarie e quelle che hanno il know-how per sviluppare le infrastrutture per la transizione energetica. Un numero sempre crescente di noi vive e lavora in ambienti che non hanno alcun rapporto diretto con l’agricoltura, l’edilizia o la produzione, ma la vita di ogni giorno dipende in modo indissolubile dalle infrastrutture create da questi settori. Se da un lato si va verso una concezione del mondo sempre più ideologicamente "smaterializzato" e delle idee, il nostro senso di sé, individuale e collettivo, viene sostenuto da stili di vita sempre più materiali. Per farci un’idea del mondo materiale ecco alcune citazioni tratte dal libro: " Oggi il polietilene è indubbiamente la plastica più utilizzata al mondo. Ogni sei secondi – ogni sei secondi! – in Europa ne fabbrichiamo una quantità sufficiente ad avvolgere l’intera Torre Eiffel." "Il primo congegno del 1947 era grande più o meno quanto la mano di un neonato, ma l’elemento davvero essenziale, il transistor vero e proprio, arrivava a circa un centimetro. Pensate ai progressi compiuti nei successivi settantacinque anni. Quando comparve il primo microprocessore per i moderni computer, l’Intel 4004, nel 1971, in quello stesso spazio di un centimetro erano stipati poco più di duemila transistor, ognuno delle dimensioni all’incirca di un globulo rosso. Arrivate al 2020 e scoprirete che i processori per smartphone ospitano circa dodici miliardi di transistor in un’area di poco inferiore a un centimetro quadrato." "Ogni anno nel migliaio di altiforni sparsi per il mondo vengono versate quantità esorbitanti di carbone: più di un miliardo di tonnellate, una cifra di gran lunga superiore al peso complessivo degli esseri umani sul pianeta." Un saggio ben scritto e illuminante che consiglio a tutti coloro che le sostanze prese in considerazione dall'autore sono più importanti che mai e come la battaglia nascosta per controllarle plasmerà il nostro futuro geopolitico. Alcune note su Ed Conway Ed Conway, scrittore e conduttore televisivo, vive a Londra. Lavora a Sky News dove si occupa di economia. Editorialista del Times e del Sunday Times , ha scritto due bestseller acclamati dalla critica, 50 Economics Ideas You Really Need to Know (2009), tradotto in tutto il mondo, e The Summit (2014). Per la sua attività di giornalista ha vinto numerosi premi. TAG: #scienza, #anita_taroni, # stefano_travagli, #ed_conway, #voto_cinque
RECENSIONE: Vita di montagna (Fabio Ruotolo)
Autore: Fabio Ruotolo Editore: Colber Edizioni, 2016 Pagine: 82 Genere: Graphic novels, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 12.90 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.colber-edizioni.com/ Trama Ispirato liberamente alla vita dell'autore, "Vita di montagna" è un fumetto umoristico completamente muto, adatto a tutti, dal Polo Nord al Polo Sud, perché non richiede altra traduzione se non quella del linguaggio visivo del lettore. Ecco il libro ideale da regalare a coloro che non amano né le chiacchiere né la giungla delle grandi città, e che sognano solo una cosa: una vita in montagna! Recensione Questo fumetto rappresenta una sorta autobiografia dell'autore. Esso ci illustra le giornate trascorse nella sua casa di montagna in compagnia dell’inseparabile cane Luther, a cui questo libro è dedicato. Brevi e delicati episodi che raccontano, a volte in modo comico, a volte in modo malinconico e surreale, i piccoli rituali della vita montana, come il taglio della legna, la raccolta di funghi oppure l’incontro/scontro con un cinghiale. L’autore decide di narrare gli eventi attraverso la sola forza dei disegni, senza ricorrere all’aiuto di nessun tipo di dialogo. Questa singolare scelta riesce a dare ancor maggior enfasi al lavoro, facendo innamorare dei protagonisti e dei paesaggi, delineati con un tratteggio di una bellezza assoluta. L’autore dimostra una completa padronanza del mezzo, passando con disinvoltura dalle tavole in bianco e nero alle mezze tinte, dai colori allo stile pittorico, ma sempre creando tavole di grandissimo impatto visivo. Consiglio questo piccolo, ma interessante libro a tutti coloro che cercano un fumetto di grande impatto visivo. Alcune note su Fabio Ruotolo Fabio Ruotolo è nato a Torino nel 1976 e insegna fumetto presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino. Ha esordito sulla rivista Strane Storie e in seguito è diventato collaboratore di Massimiliano Frezzato nella realizzazione dei tomi n. 4 e 5 della saga de I Custodi del Maser di cui disegnerà anche il n. 7 e il n. 8. Tra i suoi lavori il volume Vita di montagna , Vita di montagna. Secondo… natura , Jack e il fagiolo magico e Petipò . TAG: #graphic_novels, #narrativa_per_ragazzi, #fabio_ruotolo, #voto_quattro
RECENSIONE: Guardate meglio. Perché l'abitudine ci rende ciechi (Tali Sharot, Cass R. Sunstein)
Autore: Tali Sharot, Cass R. Sunstein Traduttore: Virginio B. Sala Editore: Raffaello Cortina Editore, 2024 Pagine: 252 Genere: Saggi, Psicologia Prezzo: € 20.00 (cartaceo), € 13.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.raffaellocortina.it/scheda-libro/tali-sharot-cass-r-sunstein/guardate-meglio-9788832856552-4254.html Trama Avete mai notato che quello che vi entusiasma il lunedì, il venerdì vi sembra noioso? Relazioni, lavori, persino i capolavori dell’arte dopo un po' perdono il loro fascino. A un certo punto, non facciamo più caso a ciò che c’è di buono nelle nostre vite, e non notiamo più nemmeno ciò che non va. Ci abituiamo all’aria inquinata, tolleriamo relazioni tossiche, giustifichiamo qualsiasi deriva autoritaria e corriamo rischi inutili. Ma è possibile iniziare a vedere tutto in modo nuovo? Tornare ad apprezzare ciò che funziona e provare a cambiare quello che invece non ci rende felici? Recensione Il cervello umano, per sopravvivere, deve evitare l’abitudine e dare la priorità a ciò che è nuovo e diverso. Quando succede qualcosa di sorprendente o di inatteso quest’organo risponde con grande intensità. Quando, invece, tutto è prevedibile risponde di meno e qualche volta non risponde affatto. Questo saggio mette in evidenza, con numerosi esempi, come l’abitudine, che i due autori chiamano abituazione, comporti l’inibizione attiva fra neuroni diversi e quindi la mancanza di risposte alle cose che non cambiano. L'abitudine toglie il piacere a esperienze che la prima volta appaiono eccitanti. E’ possibile evitare l’abituazione? Le pause, consigliano i ricercatori, riducono la tendenza ad adattarsi, ed anche una breve vacanza può innescare la disabituazione evitando, nei casi più critici, di entrare in depressione. Alcuni cercano la varietà, e sono elettrizzati dalla prospettiva del nuovo; altri temono invece gli orrori di un cambiamento disastroso che, soprattutto se improvviso o non programmato, può generare tensione o disagio. Eppure la maggior parte delle persone si adatta alla nuova situazione, alla nuova città come al nuovo lavoro o alla nuova casa e, in molti casi, finisce per essere riluttante a tornare indietro. E’ difficile valutare a priori cosa succede nella nostra mente, ma le statistiche dimostrano che, dopo breve tempo, le persone che temono di soffrire sono in realtà felici come quelle che accettano o desideravano il cambiamento Una ricerca svolta tra studenti sottoposti a un periodo di prova difficile e indesiderato ha messo in evidenza che la temuta esperienza, già dopo una settimana, si dimostra meno dolorosa, e alla quarta o quinta settimana non viene più percepito alcun disagio. Saper prevedere l’abituazione, scrivono gli autori, è dunque molto importante, per non lasciarsi spaventare e non rinunciare per questo a possibili cambiamenti. Trovarsi in un ambiente del tutto nuovo, per esempio, invita a trovare nuove soluzioni possibili e aumenta la flessibilità del pensiero, mentre l’abituazione la riduce. In ogni caso, dalle indagini dei due scienziati, risulta l’importanza per tutti di perseguire uno scopo per la vita, e spesso la gioia di dare agli altri provoca meno abituazione della ricerca della felicità per se stessi. Tra i diversi esempi presentati, gli scienziati esplorano le tante situazioni in cui il cambiamento provoca benessere documentando l’incredibile resilienza dello spirito umano. La creatività rappresenta una risorsa fondamentale e la fantasia è un ingrediente utile. Ma quando questa porta ad alterare completamente la realtà e ad entrare nel regno della menzogna ecco che devono scattare sistemi di allarme. Ci si può abituare a mentire, ed è molto importante intervenire in tempo per disabituare i bambini alla menzogna. Infatti la cosiddetta "erosione etica" che inizia gradualmente con una serie di trasgressioni minori si può poi stabilizzare in modo definitivo. Ci si può abituare anche al rischio, proseguono gli autori, e questo porta il cervello a stimare il pericolo in misura sempre minore, e ad allontanarsi sempre più da elementari norme di sicurezza. Avendo sempre meno paura si prendono sempre meno precauzioni, ed anche in questi casi il cambiamento, il rimescolare le carte può attivare una utile disabituazione. L’ultima parte del libro analizza i casi in cui l’abituazione impedisce di rilevare antichi pregiudizi e di accorgersi di quanto e come certe situazioni sociali siano cambiate. Per esempio, si continua ad usare con indifferenza un certo tipo di linguaggio senza notare che, al giorno d’oggi, questo è veramente discriminante o offensivo, razzista o maschilista. Se ne accorgono invece le persone che non sono completamente abituate, quelle che gli autori chiamano "imprenditrici della disabituazione" e che sono pronte ad agire nella direzione che ritengono giusta. Gli autori concludono ricordando quanto la percezione di una situazione e la capacità di valutarla dipendono da cosa è prevalente in quel momento. Dando socialmente importanza a cose diverse cambia di conseguenza anche il modo di percepirli. Incontri con persone, tradizioni e modi di vita nuovi cambiano il genere di realtà di cui siamo abituati e le moderne tecnologie, che fanno sempre più parte del nostro quotidiano, possono diventare "macchine di disabituazione" capaci di offrirci nuove prospettive sul mondo. Consiglio questo libro a tutti coloro che cercano un saggio capace di fornire al lettore strumenti per raggiungere la "disabituazione" e cosi mantenere sempre uno stato di progressione. Alcune note su Tali Sharot Tali Sharot, neuroscienziata di fama mondiale, insegna Neuroscienze cognitive presso lo University College di Londra, dove ha fondato e dirige l’Affective Brain Lab. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Guardate meglio (con Cass R. Sunstein, 2024). Alcune note su Cass R. Sunstein Cass R. Sunstein è Robert Walmsley University Professor presso la Harvard Law School, dove è fondatore e direttore del programma di studi in Economia comportamentale e politiche pubbliche. Nudge. La spinta gentile (Feltrinelli, 2014) è un manuale cardine dell’economia comportamentale. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Guardate meglio (con T. Sharot, 2024). TAG: #saggi, #psicologia, #tali_sharot, #cass_r_sunstein, #virginio_b_sala #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Il rabbino e il commissario. Non desiderare (Michel Bergmann)
Autore: Michel Bergmann Traduttore: Monica Pesetti Editore: Emons Edizioni, 2023 Pagine: 250 Genere: Narrativa straniera, Gialli Prezzo: € 15.00 (cartaceo), € 8.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://emonsaudiolibri.it/libri/il-rabbino-e-il-commissario-non-desiderare Trama Henry Silberbaum non è un rabbino qualunque. Ama i romanzi gialli, il buon caffè e la sua bicicletta da corsa , ed è afflitto da una madre impicciona. Quando un’anziana signora muore inaspettatamente, il rabbino sente puzza di bruciato. Ma non ha prove e nessuno gli crede, tanto meno il commissario Berking, che si diverte a smontargli un’ipotesi dopo l’altra. Deciso a inseguire la verità, si muoverà su strade sempre più pericolose, fino a trovarsi nel bel mezzo di un complotto omicida. Un giallo brioso e accattivante, il ritratto vivace di una comunità ebraica contemporanea. Recensione A Francoforte, Henry Silberbaum è un rabbino molto schietto e responsabile, sempre disposto a dare una mano. Tuttavia, ha la tendenza a ficcare il naso dove non dovrebbe, soprattutto se riguardano le persone della sua comunità. Non fa eccezione la scomparsa improvvisa della giovane e bella Galina Gurevitz, promettente stella del nuoto e moglie ventiquattrenne di Semjon Gurevitz, un energumeno russo dall’atteggiamento sgarbato, e molto incline alle maniere forti. Gurevitz non si preoccupa della scomparsa della moglie, asserendo che non è la prima volta che succede, pertanto non dà peso alla situazione, né viene sensibilizzato dall’apprensione del rabbino. Quest’ultimo però non si dà pace, soprattutto quando, parlando con la madre di lei, non trova la collaborazione che si aspetta, cosa che ritiene alquanto strana. Pertanto, decide di contattare l’amico commissario Robert Berking per andare più a fondo nella faccenda, perché qualcosa non gli torna proprio. Il rabbino e il commissario, pur essendo agli antipodi come carattere, preferenze culinarie, posizione sociale, sono una squadra formidabile, soprattutto dopo essersi "scoperti" nel caso precedente che li ha fatti incontrare per la prima volta, e che ha reso Henry una fonte di intuito molto attendibile per l’amico. Anche questa volta, dietro alla storia della scomparsa sembra celarsi molto altro e a poco a poco, con più o meno riverenza, il rabbino si trova coinvolto in un caso piuttosto pericoloso. Questo romanzo è il secondo libro dell'autore che vede protagonisti Henry Silberbaum e Robert Berking. Anche questa volta, così come nel precedente ( qui la recensione), le aspettative sono soddisfatte. Lo stile dell’autore è riconoscibile, impregnato di un’ironia arguta e pungente. La figura di Henry è esilarante e carica di altruismo, intelligenza e prontezza di riflessi. Con lui il lettore entra anche più a fondo nelle tradizioni e usanze della religione ebraica, e anche nella lingua stessa. Nel libro sono presenti diverse parole e frasi in ebraico, spiegate in modo esauriente o dagli stessi personaggi in corso d’opera, oppure nel prezioso glossario situato in coda al romanzo. La cura e la dedizione di Henry verso la sua comunità si sente in modo profondo e sincero, così come anche trapelano i suoi dubbi e debolezze dietro alla sua facciata decisa e sicura. Un romanzo che consiglio a tutti coloro che cercano un giallo che ricordano le mirabolanti avventure di Don Matteo. Alcune note su Michel Bergmann Michel Bergmann è nato a Basilea, ha trascorso l’infanzia a Parigi, l’adolescenza a Francoforte sul Meno e ora vive a Berlino. Dopo la laurea e un periodo alla “Frankfurter Rundschau”, ha lavorato nel cinema come produttore, regista e sceneggiatore. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo e nel 2021 è uscito il suo primo romanzo di genere poliziesco, Il rabbino e il commissario. Non uccidere , a cui è seguito Der Rabbi und der Kommissar: Du sollst nicht begehren (in corso di traduzione presso Emons). Nel 2023 ha dato alle stampe Mameleben. TAG: #narrativa_straniera, #gialli, #monica_pesetti, #michel_bergmann, #voto_quattro
RECENSIONE: A ruota libera. La gara di torte (Jamie Sumner)
Autore: Jamie Sumner Traduttore: Andrea Massone Editore: Ancora, 2024 Pagine: 176 Genere: Narrativa straniera, Narrativa per ragazzi Prezzo: € 15.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.ancoralibri.it/scheda-libro/jamie-sumner/a-ruota-libera-9788851428501-10150.html Trama Ellie deve trasferirsi con la sua mamma per aiutare il nonno che ha un inizio di Alzheimer; dovrà ricominciare tutto da capo, in una nuova città e in una nuova scuola, in cui lei non sarà semplicemente l’alunna-nuova, ma l’alunna-nuova-in-sedia-a-rotelle… Ma ciò che può sembrare una sfida insormontabile diventa poi più lieve, quando si trovano veri amici e quando si ha una profonda passione per l’arte pasticcera… Un romanzo che colpisce per i suoi contenuti e per lo stile ricco di humour. E anche per l’acquolina in bocca che vi lascerà. Età di lettura: da 9 anni. Recensione Questo è un libro in cui la protagonista, con molta testardaggine e determinazione, combatte per ciò che veramente desidera. Ellie è una ragazza molto determinata dal cuore enorme affetta da paralisi cerebrale. La ragazza ha una infinta passione per la cucina che fa venire voglia di buoni dessert anche mentre si legge. La vita di Ellie viene stravolta quando lei e sua madre si trasferiscono per prendersi cura del nonno affetta da l'Alzheimer. Ellie deve adattarsi ad una nuova scuola, ed essere la nuova bambina su una sedia a rotelle non è divertente. La ragazza non è sicura di potercela fare, finché non inizia a farsi dei buoni amici. Alla fine la ragazzina si ritrova a dover convincere la mamma a restare nella loro nuova città, a prescindere da tutto. E, naturalmente, continua a cucinare lungo il cammino, tenendosi stretta il sogno di diventare, un giorno, una fornaia professionista. Sicuramente il lettore, leggendo questo romanzo, non può fare a meno di riflettere sui suoi sogni e su cosa fa o si è fatto per cercare di raggiungerli. Due domande sorgono spontanee leggendo il libro. Quanto spesso rinunciamo ai nostri sogni con il passare del tempo perché non ci sembrano più pratici? Quanto spesso lasciamo che siano gli altri a dettarci cosa possiamo e cosa non possiamo fare? L'autrice, ispirandosi alla sua esperienza, scrive una grande storia che è fonte di ispirazione e, attraverso Ellie, ci mostra che vi è bellezza nella determinazione. Un ottimo libro che consiglio a tutti coloro che cercano una storia che tocca le corde del cuore. Alcune note su Jamie Sumner Jamie Sumner è scrittrice e mamma. Vive con la sua famiglia a Nashville, nel Tennessee, e ama le storie che celebrano il coraggio e la bellezza in tutti i ragazzi. La puoi seguire cliccando jamie-sumner.com TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_per_ragazzi, #andrea_massone, #jamie_sumner, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Quando le montagne ballano (Olivier Remaud)
Autore: Olivier Remaud Traduttore: Lara Cavalli Editore: Wudz Edizioni, 2024 Pagine: 224 Genere: Saggi, Geografia Prezzo: € 17.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://www.wudzedizioni.com/prodotto/quando-le-montagne-ballano/ Trama Alcuni posti si comportano come sogni: le montagne, in particolare, nascondono moltissime storie, ci bisbigliano segreti millenari, rivelano connessioni inaspettate tra tutti i viventi. Rocce, licheni, camosci, lumache e piante rampicanti narrano il nostro passato, testimoniano il nostro presente, illuminano il nostro futuro. Mentre le montagne che li ospitano nascono, crescono, poi si rimpiccioliscono e muoiono. Proprio come noi. Perché non mettersi in ascolto, allora, di ciò che dicono le pietre, gli strati e i sedimenti che conservano la memoria dell'acqua? Perché non tornare a vivere "come selvaggi"? Quando le montagne ballano è una passeggiata filosofica e scientifica insieme a imprevedibili compagni di viaggio (tra i quali un cane sciamano e un fedele ippocampo), in cui il filosofo e naturalista Olivier Remaud ci guida alla ricerca del legame perduto tra umani e non umani, per riscoprire quel bambino selvatico e mai annoiato che abita ancora dentro di noi. Recensione L'autore, filosofo, scrive un saggio che parla di di rocce, crosta terrestre, tettonica a placche, ma anche licheni, camosci, balene e ancora torrenti, oceani, ghiacciai; tutto ciò che pensiamo di sapere, ma di cui non immaginiamo la storia e gli innumerevoli collegamenti che si hanno fra di loro. L'autore proietta il lettore in una dinamica geologica che va oltre la sua immaginazione. Il tutto è supportato da abbondanti e rilevanti riferimenti scientifici che contraddicono le classificazioni scientifiche ed epistemologiche che ordinano, separano ed erigono confini tra il mondo vivente e il mondo minerale. Il saggio rende obsolete tutte le classificazioni richiamando non solo le dinamiche che esistono tra gli esseri viventi e gli elementi costitutivi del pianeta, ma anche la dinamica che anima il mantello terrestre fin dai dalle origini e che esclude ogni concezione inanimata della materia. L'autore mette in discussione l'approccio tassonomico che di fatto risponde solo agli imperativi del linguaggio umano che non permette di comprendere la realtà in tutte le sue dimensioni. Questo lavoro è un tentativo di dimostrare l'esistenza di un linguaggio universale condiviso da tutte le componenti terrestri. Una lettura intenso e densa che risveglia numerose immagini sull'ambiente terrestre e sui suoi abitanti. Il lettore, nell'affrontare questa lettura, non fatica a far viaggiare l'immaginazione a pieno regime. Un saggio che si legge come un romanzo, il che lo rende speciale e toccante. La dimostrazione della tesi dell'autore, ovvero di un linguaggio universale, si basa su numerosi riferimenti (si veda la lunga bibliografia a fine libro). Tuttavia, in questo lavoro, a mio avviso, mancano alcune foto che permettono di avere più stimoli. Si tratta di un testo difficilmente qualificabile, misto a filosofia, dove l'uomo non è più trascendentale; una sorta di epica ispirata alla montagna in cui l'autore rende percepibile l'interdipendenza che lega tutti gli elementi qualunque sia la loro natura, la loro composizione, la loro forza. Un libro che consiglio a tutti coloro che vogliono una lettura che cerca di abbattere le barriere tra le discipline e che lo fa in modo molto coinvolgente. Alcune note su Olivier Renaud Olivier Remaud è filosofo e direttore degli studi presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Quando le montagne ballano è la sua prima opera tradotta in Italia. TAG: #saggi, #geografia, #lara_cavalli, #olivier_renaud, #voto_quattro_mezzo
RECENSIONE: Romanzo tascio-erotico siciliano (Giankarim De Caro)
Autore: Giankarim De Caro Editore: Navarra Editore , 2024 Pagine: 192 Genere: Narrativa italiana, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 15.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://navarraeshop.it/products/romanzo-tascio-erotico-siciliano-giankarim-de-caro Trama I personaggi si muovono in una Palermo pregna di contraddizioni, contrasti e chiaroscuri, dove protagonisti e comprimari non conoscono sfumature: buonissimi o cattivissimi, magrissimi o ciccioni, ricchi strafottenti o poveri altruisti. Gli ospiti di "Villa degli Incontri", sono poveracci e derelitti che gravitano intorno a Mariella, lavoratrice in nero della casa di riposo. Intorno a lei tutto è estremo; non c'è pace nel suo piccolo mondo, e tuttavia una inaspettata comicità si annida dietro le tragedie, alcune delle quali paradossali, che si ritrova ad affrontare. Sarà la chiusura della casa di riposo e la tragedia che sconvolge il precario equilibrio della sua famiglia, a darle la possibilità di un nuovo inizio. Recensione L’autore, di origine palermitana, ha esordito e trovato successo con il romanzo Malavita dove sono centrali le figure di donne che vengono prontamente ostacolate da figure maschili prepotenti e incapaci di guadagnarsi da vivere con le proprie capacità. Anche in questo nuovo libro dal titolo bizzarro la protagonista è una donna. Prima di parlare della trama si precisa che “tascio” è un termine noto ai palermitani per indicare una persona rozza, al pari del “burino” romano o del “tamarro” italiano. Questo romanzo, come introdotto sopra, ha una donna come figura centrale. Mariella, lavoratrice in nero della casa di riposo “Villa degli Incontri”, circondata da poveracci che, a stento, riescono a sbarcare il lunario. Sono personaggi dalle vite al limite che raccontano l’ambiente in cui Mariella vive: tutto intorno a lei è estremo, nel suo piccolo mondo non sembra esservi spazio per la pace. La storia è drammatica, ma non mancano i siparietti divertenti e un’inconsueta verve ironica e comica . Con un linguaggio ruvido che colpisce come un pugno nello stomaco, lo scrittore, crea una storia dove in realtà i veri protagonisti sono gli ultimi. A partire dalle donne che nel meridione vengono considerate inferiori da molti uomini. In questo romanzo non esistono sfumature, tutti risultano buoni o cattivi, magri o obesi, ricchi egocentrici o poveri solidali tra loro. La scrittura dell’autore è molto rispettosa della figura femminile, a prova di ciò, la storia prende una piega imprevista che spazza via il precario equilibrio familiare di Mariella, per la quale si aprono nuovi orizzonti portatori di speranza. Una lettura che consiglio a tutti coloro che vogliono emozionarsi e che fa scendere anche qualche lacrima. Alcune note su Giankarim De Caro Giankarim De Caro è nato a Palermo nel 1971. Innamorato della sua città, che non è solo uno sfondo, ma una vera e propria protagonista delle storie che racconta, è al suo quinto romanzo con Navarra Editore, dopo il successo di Malavita (2018), Fiori mai nati (2019), Chianchieri (2020) e Agatina senza pensieri (2022). TAG: #narrativa_italiana, #narrativa_moderna_contemporanea, #giankarim_de_caro, #voto_quattro
RECENSIONE: Conversazioni sull'origine dell'uomo. 150 anni dopo Darwin (Flavia Salomone, Fabio Di Vincenzo)
Autore: Flavia Salomone, Fabio Di Vincenzo Editore: Edizioni Espera, 2021 Pagine: 292 Genere: Scienze, Biologia, Antropologia Prezzo: € 45.00 Acquista: Libro Acquista sito editore: https://edizioniespera.com/fuori-collana/94-conversazioni-sull-origine-dell-uomo-150-anni-dopo-darwin.html Trama Darwin pubblicava a Londra nel 1871 L’origine dell’uomo e la selezione in relazione al sesso, completando quella rivoluzione iniziata più di dieci anni prima con L’origine delle specie, che ha definito il modo in cui gli uomini di oggi guardano se stessi e la natura. Per celebrare questo anniversario i curatori si sono spinti in un viaggio a ritroso nella riscoperta delle origini dell’essere umano, accompagnati dalle opere di Pablo Echaurren. In totale sintonia con lo spirito dell’arte dell'artista, gli autori hanno sostituito agli oggetti alcune parole chiave per comporre un lessico essenziale capace di legare l’opera di Darwin all’attualità della ricerca scientifica e filosofica sull’uomo e la sua origine. Attraverso le riflessioni scaturite da brevi conversazioni con diciannove importanti studiosi, si è cercato di restituire la complessità dell’essere umano e del suo rapporto con il mondo, dando voce al dibattito ancora vivo intorno al nostro divenire e al nostro essere umani. Recensione Questo saggio si concentra sulla centralità che l’opera di Darwin ha avuto e ha, non solo nella biologia, ma più in generale nella storia del pensiero. Bisogna prendere atto che dopo Darwin esiste un modo scientificamente fondato di concepire l’uomo quale frutto di un processo interamente naturale che coinvolge non solamente la sua origine e la sua collocazione all’interno del mondo biologico, tra gli altri esseri viventi, ma anche il suo sviluppo intellettivo, sociale e morale. Si potrebbe affermare che non esista campo del sapere umano che non sia stato in qualche modo interessato dallo sviluppo del pensiero evoluzionistico. Questa rivoluzione nel modo di concepire l’esistenza umana trova una delle sue tappe fondamentali nella pubblicazione de L’Origine dell’uomo e la selezione sessuale avvenuta a Londra nel 1871 e la pubblicazione di questo libro, avvenuta nel 2021, ne celebra proprio i 150 anni. L’opera di Darwin, comparsa dopo L’Origine delle Specie , concentra la sua riflessione sull’essere umano in quanto essere vivente e pertanto soggetto a processi ed eventi simili a quelli che coinvolgono gli altri organismi. In particolare, il saggio risulta suddiviso in due parti. Inizialmente Charles Darwin elenca i numerosi casi di caratteri sessuali secondari presenti nelle diverse classi di vertebrati, tra cui l’uomo. Questi caratteri non favoriscono la sopravvivenza, ma la riproduzione dell’organismo, essendo favoriti durante la scelta riproduttiva compiuta dal sesso opposto. Per questo sono diventati caratteristici della specie. Nella seconda parte, invece, lo studioso espone tutte le prove della evoluzione dell’uomo. Si giunge così a completare un pensiero che diviene il pilastro fondamentale di ogni riflessione successiva riguardo il concetto di umanità, in ogni campo. Ritornando al libro appena letto e che vado a recensire, esso può essere visto come un viaggio a ritroso alla riscoperta delle origini dell’essere umano, attraverso diciannove brevi conversazioni con importanti studiosi. Dalle riflessioni scaturite, si è cercato di restituire la complessità dell’essere umano e del suo rapporto con il mondo. Sono diversi gli argomenti trattati (l’origine, la diversità, l’adattamento, la cultura, il linguaggio, ecc…). Tra gli studiosi italiani e internazionali che sono intervenuti vi sono l’antropologo Giovanni Destro Bisol e l’antropologo culturale Marco Aime, la primatologa Francesca De Petrillo, i paleoantropologi Fabio Di Vincenzo e Giorgio Manzi, il genetista Guido Barbujani e l’archeologa preistorica Enza Spinapolice. Inoltre, sono stati intervistati diversi esponenti dell’ambito della filosofia come Elena Gagliasso, Mariagrazia Portera, Eleonora Severini, Leonardo Ursillo e il filosofo della biologia Telmo Pievani. Infine, hanno contribuito al dibattito i neurofisiologi Maddalena Fabbri Destro e Giacomo Rizzolatti, lo storico della scienza e della medicina Bernardino Fantini, il linguista Matteo Greco, il musicologo e critico musicale Michelangelo Iossa, gli zoologi Alessandro Minelli e Andrea Pilastro, e il biologo evoluzionista Pasquale Raia. Volume molto istruttivo e mai noioso corredato da una interessante iconografia ad opera del pittore Pablo Echaurren. Un saggio che consiglio sicuramente agli studenti, ma anche a tutti coloro che vogliono riscoprire la centralità di un grande studioso della nostra specie. Alcune note su Flavia Salomone Flavia Salomone vive e lavora a Roma. Biologa e antropologa fisica, dopo la laurea presso la Sapienza Università di Roma, per alcuni anni ha condotto ricerche sulla biologia delle popolazioni umane del passato analizzando campioni scheletrici di epoca romana (I-III sec. d.C.) presso il laboratorio di antropologia della Sapienza e del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini di Roma. Si occupa di divulgazione scientifica, anche attraverso le nuove tecnologie multimediali e dal 2014 propone attività educativo-didattiche presso le scuole elementari e le librerie specializzate per bambini. Autrice di varie pubblicazioni scientifiche, per Edizioni Espera ha pubblicato C'era una volta... HOMO , Sulle tracce dei nostri antenati in Italia. Cronache dal Lazio preistorico per giovani antropologi itineranti e Darwin, 150 anni dopo in Conversazioni sull'origine dell'Uomo. 150 anni dopo Darwin. Alcune note su Fabio Di Vincenzo Fabio Di Vincenzo è nato a Roma nel 1973. Naturalista e paleontologo si è laureato in Scienze Naturali presso l'Università Sapienza di Roma dove ha conseguito il dottorato in Biologia Animale con indirizzo antropologico. Ha collaborato per molti anni con il Museo "G. Sergi" della Sapienza e attualmente è curatore presso il Museo di Antropologia ed Etnologia del Sistema Museale dell'Ateneo di Firenze. Ha scritto numerosi articoli sull'evoluzione umana che sono comparsi su riviste scientifiche nazionali e internazionali. TAG: #scienze, #biologia, #antropologia, #flavia_salomone, #fabio_di_vincenzo, #voto_cinque
RECENSIONE: Il Bird Hotel (Joyce Maynard)
Autore: Joyce Maynard Traduttore: Silvia Castoldi Editore: NN Editore, 2024 Pagine: 464 Genere: Narrativa straniera, Narrativa moderna e contemporanea Prezzo: € 21.00 (cartaceo), € 9.99 (ebook) Acquista: Libro , Ebook Acquista sito editore: https://www.nneditore.it/libro/9791255750376 Trama Irene è un'artista newyorchese affermata, ma ha perso tutto: sua madre è morta tragicamente quando era piccola, e ora suo marito e suo figlio restano vittime di un incidente. Irene decide allora di mettersi in viaggio verso il Sud America, e si ferma al Bird Hotel, un albergo decadente in un piccolo villaggio ai piedi di un vulcano e affacciato su un lago. Giorno dopo giorno, Irene torna a vivere, dedicandosi al restauro dell'hotel, e incontrando gli altri personaggi di questo libro. Saranno le loro storie a liberare i ricordi di Irene della solitudine. Recensione Questo romanzo ha come protagonista Irene, una donna che ha conosciuto molte tragedie e perdite fin da piccola. Esausta, decide di lasciare la sua vita a San Francisco e trasferirsi a La Esperanza in America Centrale dove, un po’ per volta, la sua anima trova pace. Ad essere precisi, la donna si ritrova ospite in un fatiscente hotel sul lungolago chiamato La Llorona alla base di un vulcano. Qui viene accolta dalla deliziosa proprietaria dello stabile. Qui trova un posto dove guarire, riconnettersi con la natura, dormire un po' e creare legami. Presto Irene si ritrova a gestire l'hotel e nello stesso tempo fa nuova amicizie e trova una nuova famiglia. Irene incontra persone che la incoraggiano ad aprirsi a tutto ciò che la vita ha da offrire. Non tutte le sue esperienze che fa la donna sono piacevoli e non tutte le persone che incontra sono affidabili, ma ogni esperienza è significativa e le consente di crescere come persona e le dà un senso di valore dopo una vita in cui si è sentita disconnessa e diffidente nei confronti degli attaccamenti. A prima vista la storia risulta semplice: una donna fugge da un tragico passato e inizia una nuova vita in un paese straniero. La trama però risulta molto più articolata e queste poche righe non le rendono giustizia. Un romanzo incredibilmente bello che tocca temi importanti come il dolore, la sopravvivenza, la gentilezza e la famiglia. Prosa elegante, narrazione magistrale e descrizioni vivide della terra e della sue bellezze naturali non faticano a trasportare il lettore in questo posto magico. Le descrizioni dei personaggi e dei loro pensieri e reazioni sono realistiche e mai esagerate. L'autrice è abile nel catturare la bellezza del luogo sia nella sua tranquillità (la vegetazione, la flora, gli uccelli e il lago turchese) sia nella sua turbolenza e ferocia (i disastri naturali, gli uragani e le eruzioni vulcaniche che devastano le vite della comunità di La Esperanza). Si incontrano ospiti da tutto il mondo che vengono a La Llorona spinti da missioni personali o semplicemente bisognosi di tregua dal mondo esterno. La scrittrice intreccia abilmente le storie di stranieri che si stabiliscono nella zona e le descrizioni delle usanze e delle tradizioni Maya praticate dalla comunità indigena del villaggio. La scrittura splendidamente descrittiva, le caratterizzazioni realistiche e la narrazione fluida rendono l'esperienza di lettura immersiva. Consiglio questo titolo a tutti coloro che cercano una lettura c ommovente, stimolante e capace di suscitare emozioni. Alcune note su Joyce Maynard Joyce Maynard è una scrittrice e sceneggiatrice americana, giornalista per il New York Times, Vogue, O, The Oprah Magazine, e The New York Times Magazine. Ha pubblicato diciassette libri, tra cui At Home in the World, che racconta la sua relazione da giovanissima con J.D. Salinger. Il suo romanzo To Die For è diventato il celebre film Da morire, così come Labor Day, di prossima pubblicazione per NNE, è stato portato sul grande schermo da Jason Reitman. TAG: #narrativa_straniera, #narrativa_moderna_contemporanea, #silvia_castoldi, #joyce_maynard, #voto_quattro_mezzo